Rachel Sondberg si svegliò dopo un lungo sonno costellato di sogni strani ed inquietanti. Ricordava tutto, soprattutto il momento in cui la donna che l'aveva rapita le aveva anche fatto capire che era destinata a morire per poter dare i propri organi ai ricchi committenti di Babylon. Era stata fatta addormentare, e in quel sonno prossimo alla morte era rimasta per lunghe ore, danzando nella sua mente con una morte che si palesava appena, minacciosa e sussurrante.
Al suo risveglio, la prima cosa che temette fu di trovarsi in qualche cella. Si alzò lentamente, guardandosi intorno.
Era completamente buio, non riusciva a vedere alcunché. Respirava affannosamente, sentiva un peso gravarle sul petto. Si toccò il collo e la fronte. Era madida di sudore.Si accorse di essere stata disposta su di una stuoia, sul pavimento, e, ancora anchilosata provò a rimettersi in piedi. Durante il processo con le mani andò incontro a delle scope appoggiate in un angolo, che cadendo fecero un rumore secco che la fece trasalire.
La paura che l'aveva assalita al risveglio parve scomparire per un attimo.
"Delle scope?"
Raggiunse presto un muro e si mise a tastarlo alla ricerca di qualche porta o interruttore. Trovò quasi subito una piccola porta chiusa. Afferrò la maglia e l'abbassò. La porta era chiusa a chiave.
Non avendo nessuna chiave all'interno, comprese di essere chiusa.
Una nuova fitta la prese allo stomaco. Possibile che i suoi rapitori l'avessero abbandonata in quello sgabuzzino così come si abbandona una gallina in un recinto in attesa della morte?Tuttavia, in confronto a tutto quello che aveva visto prima uno sgabuzzino appariva ora... poco professionale.
Cercando vicino alla porta trovò infine un interruttore che accendeva una semplice lampadina penzolante a poche spanne dalla sua testa.
Si trovava in un semplice sgabuzzino, in compagnia di qualche scopa, due secchi vuoti, ed uno scaffale pieno di prodotti per la pulizia della casa. C'era stato a malapena posto per la sua stuoia, ed era un miracolo che non si fosse tirata sulla testa lo scaffale quando aveva tentato di rimettersi in piedi.
Lì per lì non seppe cosa pensare. Si era aspettata una sala operatoria, una cella di sicurezza, o qualcosa del genere. Si era aspettata, a dire la verità, di non risvegliarsi mai più. Ed ora, invece...–Ehi, lì dentro, tutto bene?
Rachel trasalì. La voce proveniva da fuori la porta, e sembrava quella di un semplice giovane.
–Io... sì, sto bene. Mi sono appena svegliata. Dove mi trovo?– chiese, incapace di capire se doveva avere o meno paura della voce dall'altra parte.
–Top secret.– risposte il ragazzo. –Prima di tutto, mi serve sapere se sei ancora nel pieno possesso delle tue capacità cognitive, se possiedi ancora una coscienza e se sei eventualmente incorsa in qualche mutazione genetica nelle ultime ore diversa da qualsiasi altra in cui sei incorsa durante le tue esperienze precedenti.
–Cosa?
Dall'altra parte sentì un sospiro di sconforto.
–Come va? Ti sembra di star bene?–No.– risposte Rachel. –Mi sono Manifestata durante quella che era una semplice mattina a casa mia. Ho tentato una fuga disperata verso il quartiere di Latta. Sono stata rapita da una donna che ha minacciato di farmi a pezzi per riutilizzare i miei organi per allungare la vita a qualche magnate di Babylon. Ed ora mi trovo chiusa in uno sgabuzzino, e non ho la minima idea di dove io mi trovi o con chi abbia a che fare. Non sto affatto bene.
Il ragazzo rise brevemente. Dalla voce appariva lievemente in imbarazzo, ma anche sollevato.
–Per favore ora, allontanati dalla porta, faccia al muro e mani bene in vista.
–Cosa?
–Hai capito. Devo seguire una certa procedura. Vuoi che ti apra questa porta sì o no?
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Babylon
Science FictionLa città di Babylon è da secoli governata da una intelligenza artificiale, IRIS, che si assicura che ogni cosa scorra per il meglio. Gli esseri umani vivono la loro vita incasellati in una realtà che li rincuora e li rassicura che la loro esistenza...