9. Je veux tes yeux

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nb: "Planet Green Eyes attack you"

***

Un jour peut-être, on se verra

[...]

Je ne pourrais que m'enfuir

Devant toi ne saurais que rougir

Et je serais, t'comment dire, folle des toi, des nos premiers soupirs

[Angèle]

***

Se la collera e la gelosia che ardevano dentro di lei fossero state un fuoco tangibile e non solo metaforico, probabilmente Lucía Vives avrebbe lasciato un solco fumante a ogni passo. Ella nutriva il vago presentimento che qualcuno di ignoto stesse disfacendo le maglie delle catene con cui aveva avvolto Lauren. Intendeva solo intervenire a saldare le crepe per assicurarsi che i pensieri della corvina avessero un destinatario univoco.

Il sole batteva con ardore sia la sabbia che il cemento di Miami, e non v'era verso di estinguere quel supplizio quotato novanta gradi Fahrenheit; una temperatura leggermente sopra la media per un mese come giugno.

Lucía raggiunse a grandi falcate lo spiazzo asfaltato dell'ottima azienda che era MechMike and sons. Ma non appena Normani la scorse nella calca di lavoratori, si frappose tempestivamente tra lei e la strada che conduceva al box di Lauren.

- Dove credi di andare, puertorriqueña? – l'apostrofò. - Qui non sei la benvenuta senza un motore agonizzante -.

- Togliti di mezzo, Hamilton. Devo scambiare due parole con la mia donna -.

- Non credo proprio – confutò Normani, arpionandola per un braccio, intenzionata a scortarla di peso oltre il confine dell'officina.

La bruna, sorprendentemente, non oppose resistenza; anzi, sorrise con piglio sarcastico e alzò ambo le sopracciglia a mo' di scherno. – Buongiorno, mi amor – proferì, sbattendo le ciglia all'indirizzo di Lauren, che, quando per caso l'aveva notata, aveva deciso di raggiungerla prima che la situazione degenerasse in una qualche sceneggiata nonsenso.

- Ti avevo detto di levarti dal cazzo – esordì, senza badare ai fronzoli imposti dalla cortesia, intascando lo straccio con cui si era nettata le mani alla bell'e meglio. Incrociò le braccia al petto, rendendosi più minacciosa di quanto già non fosse. – Sto aspettando – incalzò, accennando all'uscita dell'officina con i suoi smeraldi fulgidi per la seccatura.

- Sì, dunque... -. Lucía si liberò con uno strattone dalla presa di Normani e gettò morbidamente le braccia al collo madido della sua ex fidanzata. – Sono venuta per... - abbozzò, ma non poté terminare la frase perché la corvina se la caricò in spalla, burbera, per nulla incline a un confronto pacifico. Avanzò, nonostante le lamentele e i dimenamenti dell'altra, fino al bordo della strada dove, con un fischio, fermò uno yellow cab.

- Ascolta, amigo – esordì, consegnando al tassista messicano cinquanta dollari, comprensivi di una pingue mancia. - Porta la bambolina al 3629 di Grand Avenue in Coconut Grove. In fretta, grazie – ingiunse, richiudendo la portiera sotto lo sguardo orgogliosamente compiaciuto di Normani.

***

Boston, Massachusetts


- La lista dei prestiti che mi hai chiesto – proclamò Oliver, spalancando la porta dell'ufficio del commissario Hernandez. – E il anche il tuo caffè con panna, sweetie -.

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