32. The last of the real ones

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nb: and the universe said "I love you".

***

I was just an only child of the universe and then I found you [...]

You are the sun and I am just the planets spinning arond you [...]

I know this whole damn city thinks it needs you

But not as much as I do [...]

You're the last of a dying breed, write our names in the wet concrete

[Fall Out Boy]

***

Little Havana


Quando le porte dell'ascensore si aprirono e Lauren la cinse con fare preoccupato, geloso e protettivo al contempo, Camila si accigliò. Inforcò gli occhiali da sole, scettica.

- Da quando andare al supermercato è così pericoloso? -.

- È da ieri sera che quei bastardi sono appostati qui davanti. Non so tu, ma io non sono abituata alla celebrità -.

- Oh, nemmeno io -.

- Allora bada di non scollarti un istante -.

Nel breve tragitto che le separava dal portone del palazzo, la corvina meditò se munirsi o meno della spranga di ferro che barricava il locale dedicato alla raccolta dei rifiuti; ma la reputò subito una pessima idea. Digrignò i denti, nervosa per lo scontro imminente.

Quando uscirono a capo chino, lenti scure e un paio di snapbacks a proteggerle, una troupe di voci impertinenti le assaltò, a mo' di covo di vespe imbizzarrite.

- Come ha reagito alla squalifica di Shawn Mendes? -.

- Sono vere le voci riguardo al vostro matrimonio? -.

- Camila, una dichiarazione per la stampa! -.

- Era a conoscenza del giro di scommesse della NHL? -.

Quando, tra la folla, intravide la carrozzeria scintillante della propria Corvette, Camila avvolse con più forza la vita di Lauren, già sopraffatta ed esausta, e le mormorò una parolina supplichevole all'orecchio: - Por favor, guida tu -.

L'auto prevenne il loro naufragio fungendo da porto di mare sicuro. Mentre bloccava le portiere, la corvina mise in moto. Pur di seminare in fretta la folla di paparazzi, rischiò di far spegnere il motore, ingranando con poca precisione la prima marcia. Ma l'esperienza del suo piede sinistro ebbe la meglio, correggendo a memoria l'errore e permettendo una partenza in sicurezza, seppur singhiozzante.

- Potevamo raggiungere a piedi il supermercato dietro l'angolo e invece mi tocca guidare fino alla ventitreesima strada – borbottò, crollando la nuca contro il poggiatesta; l'ennesimo seme di odio verso il mondo del pettegolezzo metteva radici nel suo animo burbero.

Camila non sembrava averla udita, e persisteva nel fissare il vuoto innanzi a sé, come se vi fosse, anziché una strada trafficata, una landa desertica e statica. Temeva di veder nascere la luce tra la polvere, di percepire le ante spalancarsi, finalmente, e lasciare entrare l'aria di primavera a sostituire quella satura di una soffitta in estate.

Abbandonare il noto per l'ignoto, o meglio, per l'incomodo.

- Camila? -.

- Puoi fermarti un attimo? -.

Lauren obbedì, smarrita ma internamente consapevole. Parcheggiò di fronte a un anonimo fast-food, sulla strada costiera, il cui ingresso era incorniciato da un paio di palme svettanti e un sacco di sabbia portata dal vento.

Camila sganciò la cintura e le si gettò tra le braccia. Che mi vedano per chi sono. Affondò il viso nella sua spalla, tra la bretella della canotta e la base del collo, lì dove meglio poteva abbandonarsi al suo sentore floreale e rassicurante.

- Ho paura – mugolò, mescendo l'epidermide delle proprie labbra alla sua, che invece faticava a contenere le palpitazioni.

- La prossima volta li tirerò sotto e tapperò loro quelle fogne che hanno al posto della bocca -.

- Non è per quelle gazze, Lo -.

- Dimmi per cosa, allora -.

Lauren sganciò anche la propria cintura, permettendo ai loro corpi di intrecciarsi meglio nell'abitacolo. Carezzò la schiena della cubana con una mano, mentre l'altra le vellicava la nuca, tentando di rilassarla.

- Intravedo la riva, ormai, ma non ho idea di come mi sentirò, approdandoci. Potrei sprofondare, potrei deluderti, potrei perdermi di nuovo -.

***

Taylor Jauregui abitava in un bilocale in affitto, dietro l'ospedale presso cui lavorava. Quando Lauren pigiò il suo nome sul citofono, dopo aver assicurato la spesa nel bagagliaio dell'auto, sapeva bene di avere un'unica possibilità su sette di trovarla in casa a oziare sui libri, per così dire.

- Chi è? -.

- Spero che tu sia presentabile, Tay: devi conoscere una persona importante -.

- Faccio quel che posso – replicò la minore, sbloccando la serratura del portone d'ingresso.

Una volta che esso si richiuse alle sue spalle, Camila gettò fuori l'aria che aveva trattenuto nei polmoni, in un evidente moto di nervosismo.

- Dovrei considerarla una presentazione ufficiale? - domandò, mentre la frequenza dei battiti cardiaci saliva vertiginosamente.

- Non è mica mia madre, Camz: è solo mia sorella. Vi passate quattro anni di differenza. Sarà lei a essere intimorita da te, se proprio -.

- Come no: intimorita da un umano della mia bassezza -.

Lauren sembrò riflettere su cosa ribattere, ma infine – In effetti supera anche me in altezza – ammise. – Ma ciò non la rende certo una tigre pronta a sbranarti -.

- Se ti assomiglia almeno un po'... -.

- Niente affatto. Se io sono un demonio, come ha detto la tua amica, allora Tay è la vera santa della famiglia -.

Camila arrossì violentemente a quel commento, sentendosi presa in castagna.

- Non dirmi che hai origliato – abbozzò, alludendo alla telefonata avuta con Dinah.

- Ogni singola parola -.

- Sei scorretta; profondamente scorretta -.

- Tsk, casa mia, regole mie -.

- Oh mio Dio! -.

- Tranquilla, il tuo segreto è al sicuro con me - tagliò corto Lauren, strizzandole l'occhio.

Taylor le attendeva sulla soglia aperta, gioviale e serena come una volta senza nubi. Da brava padrona di casa, fece loro strada fino al soggiorno, modesto per le dimensioni ma luminoso.

- Piacere – disse, stendendo la mano in avanti. – Taylor, la sorella minore della scavezzacollo che esce con te – si presentò, con un tono scherzoso che ebbe il potere di sciogliere fin da subito la lieve tensione che aleggiava.

- Piacere mio, Taylor. Io sono Camila, ... -.

- Mi novia – intervenne Lauren, marcando ogni lettera, annichilendo ogni dubbio sulla serietà delle proprie intenzioni relazionali. Non era più una scavezzacollo, nossignore!

Camila schiuse le labbra, meravigliata. Aveva ben inteso? Vagheggiò la corvina con sguardo ardente, incapace di proferire verbo. Non credeva avrebbe fatto la figura della maleducata, non con un'espressione così idiota in volto!

- Bueno, tortolitas – si schiarì la voce Taylor, pestando il piede alla sorella, che sorrideva, sorniona, e con gli occhi divorava la compagna. – Vi va un buon succo? -.

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