nb: la presa di consapevolezza è un processo intimo e relativamente lungo, nonché introspettivo. Il ricordo revisionato è sì colmo di sorprese, ma anche fonte di prezioso materiale da costruzione.
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All this feels strange and untrue and I won't waste a minute without you
[...] I want so much to open your eyes 'cause I need you to look into mine
[...] Get away from this liars 'cause they don't get your soul or your fire
Take my hand, knot your fingers through mine and we'll walk from this dark room for the last time
[Snow Patrol]
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Devi solo tirare fuori le palle, Camila. Le palle! Mi capisci o no?
Quella frase di Dinah aveva riecheggiato per tutta la durata dell'incubo. Aveva sognato di essere immersa nella fitta vegetazione di un'isola tropicale, inseguita da un anaconda lungo opprimenti cunicoli umidicci, sottoterra. Così, si era svegliata madida da capo a piedi, in un letto vuoto.
- Ay, Dios – mormorò, tastandosi il torace sudato e palpitante.
Il sole brillava, radioso, oltre gli infissi bianchi del balcone aperto. Le chiome delle palme aprivano la via a un canale visivo privilegiato, che si tuffava direttamente nell'oceano di Miami Beach e scavalcava la ventunesima strada, nascondendola parzialmente.
Alzatasi ancora tremante, Camila trattenne le tende che le impedivano una visione continua di quella tavola azzurra. Vi affogò lo sguardo finché non sentì un prepotente nodo alla gola che l'avrebbe di certo condotta alle lacrime. Retrocesse, chinando la cervice, ora fragile e intimidita. Mentre si avviava al bagno, sfilò gli abiti da notte, appallottolandoli prima di gettarli nel cesto del bucato.
In principio, il getto della doccia la lambì copiosamente, senza che ella accennasse a un movimento. I capelli le si appiccicarono in fretta alla fronte, ma il sibilo dell'anaconda era ancora lì, nelle sue orecchie. La tormentava incessantemente, ripetendole le parole di Dinah come un monito cui non ci si può sottrarre.
Quando non ne poté più, gemette, frustrata, e offrì il viso all'acqua, così da non percepire le lacrime che abbandonavano i suoi occhi.
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Maggio: le prime rose del giardino erano in fiore, rigogliose e scarlatte come il sangue vivo. Lauren si era offerta di aiutare a estirpare le erbacce che minacciavano la loro bellezza. Non che non lo facesse annualmente, ma quel pomeriggio aveva finalmente deciso di sgravarsi del peso che le opprimeva il cuore.
Indossò un paio di guanti spessi. Si inginocchiò sul terreno florido, al cospetto del cespuglio che Clara stava potando con maestria.
- Mamma – esordì, contenendo a malapena i tremolii della voce. Tutto il coraggio che aveva pian piano accumulato durante il Senior year sembrò scivolarle dalle mani come sabbia fine. – Vorrei parlarti di una cosa che mi riguarda -.
- Tesoro, non importa se hai preso un'altra insufficienza in scienze naturali. Miss Henderson sta antipatica anche a me. Dovresti mostrarle la tua serra di piante grasse. Magari cambia idea -.
- Non saprei... però non è di questo che volevo discutere -.
- Coraggio, allora. Parla -.
Lauren abbassò lo sguardo sulle erbacce, mentre percepiva una calda vampa soffonderle le gote. Vacillò tra sé e sé, con un'improvvisa voglia di retrocedere prima di ricordare quel giorno come il più disagevole della propria vita.
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Fresh grease
FanfictionQuando Shawn Mendes, promessa mantenuta dell'hockey su ghiaccio, finalizza insieme a Camila Cabello, sua agente, il passaggio dai campionissimi del Toronto Maple Leafs ai Florida Panthers di Sunrise, la sua vita privata e professionale comincia a su...