34. Angels like you

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nb: la fine che non è la fine.

***

I brought you down to your knees 'cause they say that misery loves company

It's not your fault I ruin everything

And it's not your fault I can't be what you need

[...] I'm everything they say I would be

[Miley Cyrus]

***

Little Havana


- Se non cambi idea, spero solo che quella ramazza azzurrognola ti serva con Lauren -.


Dinah non aveva avuto proprio tutti i torti.

Era ciò che pensava Camila, che, approfittando della pausa pranzo, aveva indossato l'abito color fiordaliso acquistato per un matrimonio mai risolto. Non era dell'esatta sfumatura che Lauren predicava come preferita, ma ci si avvicinava molto. Si piaceva, addobbata in quel modo; senza ombra di dubbio. Le donava un che di donna-angelo che, se riconosciuto da un occhio esperto, avrebbe richiamato alle labbra una cascata di versi lavorati con la lima.

Mentre si vestiva di lucente raso, sciolse la crocchia in cui aveva costretto i capelli. Scosse la testa, tentando di riportare il mare nel loro aspetto. Si vagheggiò ancora allo specchio a figura intera, con sguardo critico, alzando e calando la gonna oltre le caviglie, rigirandosi sugli avampiedi.

Che cosa provoca nei cuori altrui lo sfoggio di una simile mercanzia celebrativa? si domandò, ignorando totalmente la risposta, ammesso che ve ne fosse una sola.

A quali patti con se stesso sarebbe sceso Alejandro, all'idea di dover riporre la propria fiducia in un amore sconosciuto, difficile a perdurare sotto i colpi dell'incuria?

- Vorrei potessi conoscerla – ruppe la quiete Camila. Esporsi ad alta voce, quando godeva di sufficiente solitudine, la aiutava a indagarsi; come scrivere aiuta lo scrittore a non impazzire. – Sembra sempre scorbutica, ma in realtà è un pezzo di pane – soggiunse, sorridendo ai suoi stessi tentativi metafisici.

Può davvero sentirmi? Vedermi? Comunicare?

Piroettò su se stessa, lasciando che le pieghe della gonna levitassero a poco da terra. Un pezzo di cuore, meditò, pensando a Lauren. Se non il cuore tutto, l'anima e il corpo.

***

- Se lei dice che è cosi, allora non può che essere così... La ringrazio, arrivederci -.

Lauren intascò il cellulare mentre scalzava le scarpe da lavoro sullo stuoino d'ingresso. Sospirò, stringendo forte i manici della borsa di carta fumante, appena ritirata da La Carreta. Dovere e potere si azzuffavano furiosamente tra le sue tempie. Amare; scegli sempre amare e mai volere. Diede un'occhiata all'orologio da polso, mordendosi l'interno guancia per impedire alla saturazione dell'anima di sgretolare le ultime briciole di confidenza che le erano rimaste in bisaccia. Posò la palma sulla maniglia della porta, vagheggiando con una sottile patina di lucore davanti alle iridi i cognomi sul campanello. Non è colpa tua, si disse. E non è nemmeno colpa sua. Le circostanze non sono mai state buone.


E stavo pensando a noi

Una coppia svampita e sbandata

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