Ti racconto una storia

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Quando se ne fu andata, Lucia mi propose di fare un bagno e finalmente, mentre riempivo la vasca, mi sentii vagamente sollevata, distratta per lo meno. Smisi di sentirmi rimbombare in testa quella assurda frase sulla motivazione e la richiesta di Celeste. Quando appoggiò le labbra sulle mie provai a lasciarmi andare, moderatamente s'intende, sempre di Lucia si stava parlando.
Ordinammo la cena e non parlammo più della ragazzina anche se il pensiero non riusciva ad abbandonarmi.
"Dovresti chiedermi di andare da qualche parte sai?"
Eravamo sedute sul divano intente a scegliere un film
"Ah... sì...?"
Mi poggiò la mano sul ginocchio
"Non ho nessuna voglia di giocare Bianca"
Il suo sguardo si fece più serio e molto innervosita dal mio silenzio incalzò con un "Non è un obbligo passare del tempo con me" ritraendo la mano come scottata. Sospirai.
"Scusami io... non mi sono nemmeno accorta del tempo che passava..."
"Mi aspettavo volessi mettere le cose in chiaro prima, l'ultima volta eri stata molto pragmatica... ma forse alla fine ti preferisco così"
Io? Pragmatica? Nemmeno mi ricordavo perché avessimo smesso di andare a letto insieme... mi alzai e aprii la porta finestra senza pensare che fosse inverno. La chiusi di scatto.
"Sono diventate chiare le cose no?"
"Devi dirmelo tu questo, io sono qui" e stese le gambe sotto al tavolino
"Dovresti considerarti impegnata..."
"Tu ti consideri impegnata?"
"Sì certo"
"Va bene, volevo saperlo"
"Perché? C'é un altro?"
"Un altro?" Rise "no, non c'è un uomo, non c'è un uomo da anni basta con questa storia"
Serrai i denti "una donna?"
"Neanche una donna se è per questo, ma potrebbe se tu non scegliessi"
Mi spostai verso il frigorifero
"Sei frenata da quella ragazzina?"
Lo aprii e versai due bicchieri di vodka. Non poteva vedermi e non avevo voglia che mi guardasse. Ma sentii lo stesso i suoi passi dietro di me. Si sedette composta sullo sgabello alle mie spalle.
"Sei confusa dottoressa?"
Chiusi il frigo con una manata e mi ci appoggiai contro a guardarla. Le allungai un bicchiere e bevvi il mio. Lei lo guardò perplessa e lo appoggiò sul bancone.
"Sì, se vuoi la verità sì, sono confusa"
"Oh non hai bisogno di rivelarmelo come fosse il segreto di Fatima, lo sapevo anche prima, si vede"
"Mi odi per questo?"
"Per aver cercato di usarmi come chiodo schiaccia chiodo? Per aver tentato pietosamente, lasciatelo dire, di prendermi in giro? Per cosa esattamente?"
Mi allungai a bere anche il suo e scivolai con la schiena lungo il frigo sedendomi a terra. Lei era seria e mi guardava con le gambe accavallate. Notai che non aveva più i tacchi, era strano vederla in ciabatte, ma quando gliele avevo date? Forse dopo il bagno?
"Mi senti?"
Alzai gli occhi percorrendo le sue gambe snelle, la sua vita i suoi seni abbondanti il suo collo sottile la sua bocca... oh la sua bocca.
"Sei ubriaca?"
"No. Sto pensando"
"Non è lo sguardo di qualcuno che pensa, mi sembri una mucca che guarda un treno passare"
"Non è un gran complimento"
"Lo dico sempre ai miei studenti"
"Ah ecco perché hai tutto questo successo"
Rise
"Bianca io ti perdono, me ne sono accorta subito, sarei potuta andare via, togliermi da questa situazione imbarazzante prima che diventasse palese, ma sono rimasta"
"Perché?"
Si sistemò sulla sedia mettendosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Si era rimessa i suoi anelli e braccialetti e la sua mano era una calamita per quello che avevo tra le gambe. Mi alzai.
"Perché sei rimasta?"
"Bianca tu hai tanti difetti ma hai anche alcuni pregi e a me piacciono i tuoi pregi, mi piace il tuo modo di vivere anche se sei troppo esplicita e non ho voglia di aspettare altro tempo per sistemarmi, è già tardi"
"Vuoi sistemarti con me? Ma sono una donna!"
Sorrise e si alzò a prendere del vino. Riempì il suo bicchiere e lo rimise via prima che potessi chiedergliene uno anche io.
"Lo vedo che sei una donna, ma è lo stesso, sono stanca, sono vecchia, le cose stanno cambiando. Voglio essere discreta ma voglio farlo con te"
Mi sedetti sullo sgabello di fronte a lei. I gomiti sul bancone e la faccia tra le mani.
"Non starà con te Bianca, non starà mai con te, lo sai anche tu. Fai una scelta intelligente per una volta nelle tue relazioni"
Finì il vino e andò in bagno. La seguii e la vidi spogliarsi ma prima di potermi fare strane idee mi resi conto che si stava rivestendo.
"No Lucia dove vai?"
"Vado a casa"
"Aspetta siediti stavamo parlando!!"
"Penso che tu sia troppo sbronza per affrontare questa conversazione"
"Non è vero, sono.. frastornata... sono solo frastornata per favore sediamoci un attimo sul divano"
Mi seguì senza fare storie.
"Vuoi una relazione seria con me? Anche se sai di..."
"Se non la smetti di nominarla cambierò idea in trenta secondi"
"Scusa"
"Sì, vorrei una relazione seria" le costava un immenso sforzo pronunciare la parola relazione ma lo fece comunque.


"Sei innamorata di me Lucia?"
Mi guardò seria, allungò una mano sulla mia guancia e mi fece una carezza
"La tua tenerezza è disarmante"
Sbuffai
"E tu sei innamorata di me?"
La guardai, in un attimo ebbi Celeste davanti agli occhi. Lei rise
"È giovane, è bella e ti pende dalle labbra, e tu sei così ingenua da esserti presa una cotta per lei"
Mi morsi forte una guancia per stare zitta, ma lei aveva appena cominciato.
"Ora ti racconto una storia. Una giovane professoressa, al suo primo impiego di ruolo, fresca di nozze, si imbatte in una ragazzina ribelle che sfacciatamente la corteggia. La giovane professoressa ha sempre vissuto i suoi intimi desideri all'oscuro di tutti, a volte negandoli anche a se stessa, per questo ha trovato un bravo marito e sta cercando di fare dei figli. Sfortunatamente gli eventi le portano ad incontrarsi in una situazione del tutto fuori luogo e la brava e rispettata professoressa cede" io la guardavo a bocca aperta. Facevo fatica a credere che quello che stava dicendo fosse vero.
"Non solo cede, ma si innamora. Oh come la fa sentire speciale quella ragazzina, bruciano insieme un sacco di prime volte, la patente, la discoteca, gli scii, la gita di quinta. A casa i figli non arrivano, il marito lavora molto e la solitudine acuisce quell'errore. Poi la scuola finisce, finisce la maturità, e la amatissima ragazzina va a studiare a Milano. Le loro vite si allontanano, ma quante bugie per andare a trovarla! Finché un giorno la povera ingenua professoressa si rende conto... i suoi insegnamenti sono serviti, lei é passata di moda. Niente più messaggi, chiamate nulla, nemmeno una spiegazione o un saluto. Quando mesi dopo la rivede è abbracciata a un ragazzo e nemmeno la nota. È stata superata come una normale tappa della crescita. Quindi questo ti sto dicendo Bianca, vuoi essere una tappa della crescita o vuoi sistemare la tua vita con l'unica persona che può capirti?"
La sua voce era neutra, fredda, il suo sguardo era rimasto immobile, senza nessuna inclinazione di dolore. Vuoto. Ora capivo che cos'era Lucia, vuota. Era il suo vuoto affettivo
che me l'aveva sempre resa così lontana, lei faceva in modo di rimanere lontana. Sentii in gola formarsi un grumo, provai a tossire ma mi sentii gli occhi bagnarsi. Lucia si alzò, raccolse la sua borsa e si infilò la pelliccia.
"Mi dispiace"
"Lo so, dispiacque molto anche a me"
"Davvero Lucia io non lo sapevo mi dispiace... non me lo sarei mai immaginata..."
"E perché mai avresti dovuto immaginare una bestialità del genere?"
"Non lo so... potevo chiedere"
"Ho apprezzato molto invece che tu non chiedessi, sempre mille domande su come e perché e quando"
"Perché non rimani?"
"Scusa ma ho proprio bisogno di stare un po' da sola"
"Andiamo a Bormio il prossimo weekend, chiedo un cambio"
Aprì la porta e si girò verso di me
"Mi fa piacere tu abbia capito"
"Ho capito benissimo, sei sicura di voler andare?"
"Sì"
"Mi dispiace"
Mi sorrise e sparì sul pianerottolo. Nonostante la voce ferma e l'espressione neutra ero certa di aver visto una lacrima scendere appena prima che si girasse.

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