Piacere

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-esplicito-

Quando arrivai in camera la mia bambina era ancora seduta sul letto, composta, così composta come lei non era mai, in parte mi ricordava Lucia, quando stava seduta alle cene in cui non sapeva cosa aspettarsi, e stava con le gambe vicine, appena inclinate da un lato. Lucia mi affiancava.
"Celeste... ora è il momento che ti lasci andare... sei stata brava e meriti un premio..." le labbra di Lucia accarezzarono piano quelle di Celeste. Non era un bacio, non era un sussurro.
"Non deve importarti chi di noi te lo darà, devi prendere solo tutto... il piacere..." Celeste rabbrividì e vedevo come avrebbe voluto baciarla e non lo faceva, vedevo come il suo mento era sollevato e cercava di seguire quelle parole
"Non puoi toccare chi è con te, puoi parlare ma non ti aspettare una risposta..."
celeste sospirò e si allungò a cercare la sua bocca ma rimase ferma con le braccia. Lucia le passò con la lingua sulle labbra e poi le soffiò sopra facendola, di nuovo, rabbrividire.
"Ora spogliati bambina"
Si allontanò da lei e mi sorrise, era così... soddisfatta. Si mosse piano, in silenzio ma chiuse la porta rumorosamente. Poi si sedette a un lato della stanza, sulla sedia che di solito riempivo di vestiti. Rimasi di fronte alla ragazzina nuda, ma sentivo lo sguardo di Lucia puntato sulla mia schiena. Mi raccolsi i capelli e accarezzai quelle cosce così sode e così magre che mi stavano di fronte. Davvero pensava che lei non avrebbe capito? Davvero era così sicura che fossimo intercambiabili? Che non avrebbe riconosciuto il mio tocco, la mia lingua, le mie mani? Davvero Lucia pensava che non trapelasse mai il sentimento dall'atto? Che non si distinguesse quando era fatto... per amore?
Volevo giocare pulito, volevo che non mi si riconoscesse da altro che dal piacere che le avrei dato. Non mi sarei fatta toccare. Non le avrei parlato, niente. Avrebbe saputo che ero io, perché io la conoscevo meglio di Lucia, io c'ero prima di Lucia. E poi perché, in fondo, se era così confusa era per quello che provava per me.
Le baciai le cosce, partii da sopra al ginocchio, lentamente. Le tenevo le mani sui fianchi, la tenevo ferma, salda davanti a me. Più mi avvicinavo al suo centro e più la sentivo tremare, il suo odore mi faceva venire la tachicardia. Mi sentivo stupida. La spinsi appena verso il letto e lei ci si stese sopra. Non volevo che sentisse il mio corpo mi avrebbe riconosciuta troppo facilmente. La feci girare, e inizia a baciarle la schiena scostandole piano i capelli. Mi chinai a succhiarle il lobo dell'orecchio e gemette, scesi sul suo collo la morsi appena e il suo gemito fu più forte. Con la mano la sfiorai tra le natiche, la sentii stringersi imbarazzata ma continuai a baciarla finché non aprì appena le gambe e iniziò a venirmi incontro. Scivolai giù appena a sentire com'era bagnata e col dito bagnato del suo piacere tornai ad accarezzarla dietro.

"Ti prego"
Scesi sul suo clitoride
"Ti prego"
Scivolai dentro di lei, era così bagnata che entrai subito con due dita. Trattenne il respiro. In quel momento mi venne in mente che Lucia mi stava guardando e mi fermai. Incontrai il suo sguardo, aveva un sorrisetto, uno di quelli per me indecifrabili. Uno che poteva voler dire tutto e niente. Uno di quelli che no, non mi piaceva. Ricominciai a muovermi dentro Celeste e mi spostai tra le sue gambe, lei sollevò il bacino ed in un attimo mi ritrovai col suo clitoride in bocca. Mi trattenni dal gemere anche io. Era bagnata e bollente. Cercai di muovermi piano, ma era già al limite e in pochi minuti venne nella mia bocca, stringendomi forte le dita col suo orgasmo. Le accarezzai la schiena e la baciai di nuovo sul collo finché non smise di ansimare. Lucia sbatté la porta e sobbalzammo entrambe. Mi allontanai da lei e affiancai di nuovo Lucia che non smetteva di avere quel sorrisetto.
"Celeste adesso noi usciamo dalla camera, prenditi qualche minuto per riposarti e poi ti aspettiamo per continuare lo studio"



Il resto del pomeriggio proseguì tranquillo, Celeste era brava davvero, era concentrata e non guardava mai il cellulare. Io cercavo di lavorare ma ero distratta. Lucia aveva un sorrisino fastidioso. Non era felice, non era soddisfatta e non era serena. Era fredda come sempre e risoluta ma c'era qualcosa che non mi convinceva. La seconda volta interrogò lei Celeste e la ragazzina fece bene. Mi lasciò scoparla ancora. Mi lasciò baciarla di nuovo e prenderla con lo strap on. Seduta all'angolo della stanza mi guardava e sentivo il suo sguardo sulla schiena mentre con ancora la camicia addosso cercavo di non ansimare sulla ragazzina. Sentivo il sudore colarmi tra i capelli, lungo le braccia tese e dove la camicia si infilava nei pantaloni. Ma Celeste era giovane e non sapeva ancora prendere i suoi orgasmi e dovevo essere io a darglieli e ci voleva tempo e un po' di fatica. Era così difficile stare su di lei vestita, senza poterla toccare troppo. Volevo non mi riconoscesse per l abbigliamento o per il profumo o per i capelli o il fisico, no volevo che mi riconoscesse per come facevamo l'amore io e lei.



Cenammo con una pizza, Celeste era sollevata, visibilmente. Aveva studiato tutto e ripetuto tutto, l avevo interrogata io e l'aveva interrogata Lucia. Si aspettava l'ultimo premio, tanto quanto io avrei voluto non premiarla mai. Toccava a Lucia e non c'erano dubbi. Non sembrava che la ragazzina avesse deciso chi aveva fatto cosa. Era solo sollevata e affettuosa, più del solito, vedevo come la sua mano si avvicinava a quella di Lucia per qualsiasi cosa, come mi stava più vicina e come cercasse un contatto ogni volta.
"Vuoi vedere un film o preferisci il premio?"
Celeste sobbalzò
"Premio!" Poi si rese conto di averlo detto con troppo entusiasmo ed arrossì. A me veniva da ridere ma poi ricordavo che l avrebbe scopata Lucia e mi sentivo lacerata.
Lucia fece finta di alzare gli occhi al cielo, come se ne fosse infastidita.
"Vai a prepararti e aspetta a letto" aveva un tono freddo, seducente, ma freddo. Immaginai che le avrebbe fatto male. Quando Celeste se ne fu andata i suoi occhi verdi si fissarono nei miei. Si versò mezzo calice di bianco, accarezzò lo stelo con le dita e lo sollevò a mezz'aria guardandomi attraverso il vetro.
"Sei soddisfatta di come l'hai fatta godere? Ti senti appagata?"
Io svuotai il mio in un sorso
"Pensi di aver fatto il tuo massimo? L'hai fatta sentire -amata- più di quanto farebbe un diciottenne?"
Me ne versai un altro. Lei finì il suo e si mise una ciocca dietro l'orecchio. Inclinò appena il viso.
"Non pensavo che questa fosse una gara Lucia"
Lei mi sorrise e si alzò da tavola. Buttò i nostri cartoni e mise in lavastoviglie il suo piatto. Io non riuscivo a stare lì a guardarla, non capivo quale fosse il problema, non capivo cosa aspettarmi. Aprii io freezer e mi versai un bicchiere di vodka. Lei sollevò il sopracciglio mentre riponeva posate e calici.
"Non è una gara tra di noi e nemmeno una gara tra te e qualche ragazzino"
"E allora cosa volevi dire? Non ti capisco oggi"
Si avvicinò a me sinuosa. I capelli castani in piega perfetta, la camicetta appena sbottonata con la collana di perle che si intravedeva, i pantaloni che sembravano fatti su misura e forse lo erano. Bon ton, come era Lucia, e mi eccitava per questo. Mise una gamba tra le mie e premette appena. Le sue mani furono sui miei fianchi, sulla zip dei miei pantaloni sulle mie mutande. Senza scomporsi infilò un dito dentro di me e mi baciò spingendomi contro al frigorifero. Barcollai appena. E sospirai.
"Non possiamo adesso"
"Potremmo farlo tutte e tre, insieme"
Lucia si staccò di colpo e mi rise in faccia, poi si girò e andammo in camera.



Celeste era nuda, seduta sul bordo del letto con la benda sugli occhi. Così. Seduta ad aspettare. Cosa aspettava? Me? Lucia? Un orgasmo? Quale era il desiderio che superava la sua timidezza, che le faceva dimenticare l'imbarazzo? Cosa voleva? Forse sapeva che ero stata io, e mi voleva di nuovo? Sospirai sentendomi davvero una cretina, Lucia se ne accorse e sorrise.
'Celeste sei pronta?' Lei rimase perplessa
'Allora? Sei sicura di essere pronta...di nuovo?' Aggiunsi.
Lei sembro soddisfatta del fatto che ci fossimo entrambe, soddisfatta di non avere la certezza di chi avrebbe fatto cosa. Forse sperava fossi io, di nuovo. Celeste doveva saperlo, lo aveva sentito.
"Si..." era bagnata, lo potevo sentire persino da così, era bagnata e aveva voglia probabilmente le era mancato il contatto, le parole, la tenerezza...
"Celeste tu sei sicura di volerlo fare di nuovo?" Ci provai, ci provai a dissuadere Lucia, a trovare un diversivo, sentii quegli occhi verdi posarsi su di me, non disse niente ma mi bastò la conferma trepidante, l'ennesima conferma, della mia bambina. Mi avviai a chiudere la porta e facendo attenzione a non fare rumore mi sedetti sulla poltrona. Mi maledissi per non essermi portata dietro un bicchiere di Belvedere. Lucia accarezzò il viso di celeste e le fece scivolare in bocca un dito, la ragazzina lo succhiò immediatamente. Lucia era alta e la testa di Celeste seduta le si sarebbe potuta benissimo poggiare sul basso ventre, e senza sforzo avrebbe potuto raggiungere il suo sesso. Ma a Lucia del suo piacere non importava. Le spinse dentro la bocca un altro dito e poi tracciò piano il contorno dei suoi capezzoli con le dita bagnate. Si inturgidirono subito. Li prese tra due dita e strinse appena, Celeste gemette. Lucia strinse di più e poi lasciò di colpo e tornò ad accarezzarle il viso, a farle scivolare due dita dentro la bocca a spargere la sua saliva sui suoi capezzoli e prenderli tra le dita stringendoli appena. Celeste ansimava, il suo petto si protendeva verso Lucia, che, in piedi, la guardava con una tenerezza distaccata che non faceva presagire niente di buono. Quando ormai Celeste ansimava ad ogni tocco Lucia la guidò a letto, poi la prese per i fianchi e le fece capire di girarsi. Celeste assecondò i suoi movimenti. Lucia le fece passare le mani sulla schiena, poi tra i capelli e glieli raccolse in una coda distratta, e poi di nuovo sulla schiena, sul sedere, tra le natiche. Celeste fece appena uno scatto di sorpresa quando sentì la mano di Lucia raggiungere il suo sesso passando da dietro, immaginai che le passasse le dita appena all'ingresso, o sul clitoride perché i suoi fianchi la seguivano, si protendevano verso di lei verso la sua mano e continuava ad ansimare. Ogni tanto Celeste sobbalzava appena, inarcava di più la schiena, si allontanava, ma poi tornava a protendersi sulla mano di Lucia. Io rimpiangevo sempre di più di non avere una bottiglia di fianco, o almeno un bicchiere. Poi Lucia si alzò e andò a recuperare una scatola dal cassetto del comodino, mi dava le spalle, ma immaginai ci fosse uno strap on visto il tempo che ci mise a tornare da Celeste. Teneva in mano una bottiglietta di lubrificante e lì, davvero in quel preciso momento capii cosa voleva fare Lucia, capii quanto -incisiva- sarebbe stata. Il lubrificante faceva luccicare la pelle di Celeste, mentre la mia futura moglie la massaggiava sulla schiena e poi sulle natiche, in mezzo e tra le gambe. Chiusi gli occhi ma mi sentii osservata, il sorrisetto di Lucia mi aspettava, mentre spargeva il lubrificante sulla punta del fallo finto che aveva tra le gambe, almeno era piccolo... Posò le mani sui fianchi della mia bambina e glielo appoggiò sopra, Celeste non si spostò, non si inarcò, non ci provò nemmeno a sottrarsi. Capii che era entrato perchè le scappò un gridolino, non era davvero di dolore, ma il suo accenno in avanti fu fermato subito dalle mani di Lucia saldamente sui sui fianchi. Immaginarmi che quelle mani, che le tenevano immobili i fianchi mentre prendeva l'ultima verginità che aveva da dare Celeste, portavano il mio anello di fidanzamento mi dava la nausea. Rimasi a guardarle. Lucia ci mise parecchio per ricominciare a muoversi, aspettò che la schiena di Celeste si fosse inarcata di nuovo, che il suo bacino si protendesse appena verso lo strap on e poi accennò una spinta leggera. Lo lubrificò di nuovo, vedevo come l'asta era lucida, e come in poco tempo sparì tutta dentro Celeste. La ragazzina gemeva e ogni tanto lanciava un urletto, ma mai, nemmeno in un istante, ebbi l'impressione che se ne volesse andare. Forse era questa la cosa che più di tutti mi faceva male. La mia futura moglie iniziò a spingere davvero, adesso non vedevo quasi più niente dello strap on, solo i fianchi di Lucia che andavano a sbattere ritmicamente sul sedere di Celeste, mentre le sue mani si erano spostate sulle cosce, così da tenerla ancora più vicina. Il busto della ragazzina era appoggiato al letto, solo il sedere era sollevato. Ora gemeva davvero, ad un volume a cui non l'avevo mai sentita, si teneva le mani tra i capelli biondi e ogni tanto temevo che davvero volesse togliersi la benda. Lucia, ormai sicura che non si sarebbe fatta scivolare lo strap on dal sedere, scivolò con la mano davanti e immaginai dalle urla di Celeste che la stesse accarezzando nel punto giusto. I pantaloni della mia futura moglie rimanevano in una piega perfetta, nonostante le cinghie dello strap on, nonostante il lubrificante sparso ormai per tutto il letto, e anche la sua camicetta, con le maniche sollevate fino al gomito, la sua collana di perle. Era così folle immaginare che con quell'abbigliamento sarebbe potuta andare di fronte ad un avvocato o a fare lezione e invece stava inculando la mia ragazzina nella nostra camera da letto. Era agghiacciante. 

'Bianca!' un brivido

'Bianca! oh si Bianca sì Bianca sì!!!!' ero congelata. Incontrai lo sguardo di Lucia, il suo sorriso prenderle tutto il viso mentre i muscoli del suo avambraccio guizzavano veloci, probabilmente veloci quanto le sue dita sul clitoride di Celeste e suoi fianchi continuavano ritmicamente a sbattere sul suo sedere

'Bianca, oh Bianca, ti amo Bianca ti amo!' 

e poi il bacino di Celeste crollò sul letto e sui pantaloni di Lucia si disegnò un alone bagnato mentre la ragazzina tremava forte. Bianca ti amo. Non me lo aveva mai detto, forse potevo anche arrivarci al fatto che lo pensasse ma non avevo osato sperarci e ora lo aveva detto perchè pensava che quella a fare quelle assurdità con lei fossi io. Pensava fossi stata io, fossero le mie mani, i miei modi. E io non ero così. Io non ero incisiva come Lucia, non ero decisa come Lucia e anche sfrontata o sadica, non lo ero, ma chissà poi che cos'era Lucia. Non lo sapevo in fondo, ma di sicuro non ero io. Lucia le rimase dentro, i suoi fianchi la seguirono sul letto, e la benda le fu slacciata e i suoi occhi azzurri si fissarono sui miei, ma non ero io quella ad essere dentro. L'espressione di sorpresa, fu quella, fu quella a spezzare il poco che era rimasto ancora integro di me. Non era dispiaciuta, non era contenta, era solo sorpresa di incontrare i miei occhi ad almeno un metro e mezzo di distanza. Lucia le sorrise incoraggiante e le accarezzò il viso, togliendole i capelli dagli occhi. Le appoggiò un bacio delicato sulla guancia

'Rilassati adesso bambina che lo devo togliere...' Celeste arrossì all'improvviso e mentre Lucia si toglieva da lei iniziò a realizzare anche quello che aveva detto prima. Io ero impietrita. 

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