"Dottoressa può venire un attimo nel mio studio?"
Pensai a cosa potevo aver combinato, non che non lo sapessi, ma ero piuttosto sicura che lui non lo sapesse. Mi avviai molto riluttante e lo trovai seduto alla scrivania.
"Mi dica professore" non mi fece cenno di sedermi e rimasi in piedi
"Celeste non ha più preso una insufficienza da quando...c'è lei... e nemmeno una nota"
"Mi fa piacere"
Lo vidi contrarsi in una smorfia
"Tra una settimana ci saranno le udienze... se tutto va bene esporrà lei al mio posto al congresso"
Deglutii, era di parola, non volevo sembrare troppo interessata però, la noncuranza era davvero l'arma vincente in quella famiglia.
"Benissimo, grazie, mi terrò preparata"
Feci per andarmene ma la sua voce mi bloccò
"Dottoressa... Celeste vuole venire al congresso. Lei ne sa qualcosa?"
Mi girai
"Io?"
"Sì lei"
"No, non ne so nulla, non me l'ha mai detto"
"Devo acconsentire?"
"Perché no? Magari si sta rendendo conto di quello che vuole fare da grande"
"E lei non centra nulla?"
"Non ne sapevo niente professore, glielo avrei detto"
Annuì e non disse più nulla. Uscii in fretta. Merda.
-Quindi ti interessano i congressi adesso? Sono piacevolmente stupita-
-immaginavo saresti stata contenta-
-lo sono infatti. Potevi dirmelo però-
-sorpresa!-
-sorpresa :) ti va se ti passo a prendere dopo allenamento? Mangiamo qualcosa da me-
-ok-
Lucia era tranquilla, ci scrivevamo tutti i giorni per un saluto. Nessuna delle due aveva riparlato delle vacanze e nemmeno tentato di fare un punto della situazione, ma sentirla così spesso era sicuramente un chiaro indizio di coinvolgimento. Non mi sentivo poi troppo in colpa, alla fine non stavo facendo quasi niente che lei non sapesse.
La aspettai fuori in moto con la tuta integrale, come sempre le sue amiche un po' oche non si resero nemmeno conto che fossi una donna e lei mi si accoccolò dietro abbracciandomi. Avrei potuto portarla in capo al mondo se solo me lo avesse chiesto, invece mi limitai a parcheggiare sotto casa e a farla salire.
Non avevamo più parlato della sua punizione e lei si era comportata bene.
Averla in salotto però riportò alla mente ricordi molto nitidi, probabilmente anche a lei perché rimase in silenzio finchè non suonarono alla porta.
"Ho ordinato la pizza, ti ho preso una quattro stagioni"
Mi guardò perplessa annuendo debolmente
"Scherzavo... ti ho preso würstel e patatine anche se non andrebbe bene"
Rise "oh Madonna avevo una fame!"
Pagai le pizze e ci sedemmo al bancone della cucina. Tirai fuori due birre e gliene offrii una.
"Non dirlo in giro però minorenne"
Mi sorrise e prese la sua birra bevendola dalla bottiglia. Mantenni il mio contegno e me la versai nel bicchiere ma non le dissi niente.
Era bellissima e anche se non era passata più di una settimana mi era mancata terribilmente.
"Allora come va con... Francesco? Valerio?"
Arrossì
"Acqua passata"
"Di già?"
"Mhh sì... te lo avevo detto comunque... "
"Me lo ricordo" e lei avvampò sistemandosi meglio sulla sedia
"Dov'è il congresso?"
"Roma, classicone, l'hai vista vero?"
"Sì... non sai quante volte"
Allungai la mano sul tavolo e la misi sulla sua, il contatto pietrificò entrambe ma non riuscii a toglierla, cercai di dire quello che dovevo dire
"È importante per tuo padre, e per me... è una cosa seria... con lezioni, cene noiose ecc, mi fa piacere se vieni ma... dovrai comportarti bene"
Girò la mano e prese la mia, eravamo palmo su palmo
"Avrò un premio?"
Deglutii
"Che cosa vuoi?"
Tolse la mano rapidamente abbassando lo sguardo
"Lo sai dai"
"No, non lo so"
"Finisci quello che hai interrotto"
Finii la birra in un sorso solo, la guardai.
"Voglio un comportamento esemplare da qui alla fine del congresso"
Lei arrossì, non disse niente, ma annuii. Calò un silenzio imbarazzato. Quando finimmo la pizza parlammo di altro, mi raccontò della scuola, dei compagni, poi si accoccolò sul divano e scelse un film senza ascoltare la mia storiella sul tornare a casa.
Quando la vidi addormentarsi mi decisi a scrivere ai suoi che era da me e l'avrei accompagnata a scuola. Ricevetti un ok che di ok aveva davvero poco. La portai a dormire nella camera degli ospiti ma non so perché quando tornai a darle la buonanotte le mie labbra si posarono leggere sulle sue. Vidi il sorriso che le si formava sul viso e mi sentii morire dentro, dormii davvero poco quella notte.
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Tornando dalla sala operatoria mi fermai un attimo al bar per un caffè e intravidi una sagoma familiare seduta ad un tavolino. Mi fermai a guardarla da lontano, la camicia di seta appena sbottonata che le finiva dentro ai pantaloni, gli occhiali a tenerle indietro i capelli perfettamente lisci e il telefono in mano. Mi resi conto che vibrò il mio ma nel momento in cui lo presi lei alzò gli occhi e ci guardammo. Mi sorrise e la raggiunsi. Mi faceva sempre lo stesso effetto.
"Ciao... che ci fai qui?"
Si sporse verso di me e per un attimo mi dimenticai di dov'eravamo ma lei fu più veloce e le sue labbra finirono sulla mia guancia e così feci anche io. Mi guardò con aria di rimprovero. Avrei voluto sapesse che era colpa sua se perdevo lucidità ma Lucia non era certo amante di queste ammissioni di debolezza.
"Solita visita di controllo, tu hai un momento per un caffè?"
"Era esattamente quello a cui stavo pensando... che visita?"
"Ginecologa, ti aspetto qui?"
Arrossii come una scolaretta e presi un attimo di respiro mentre aspettavo il caffè. La sfortuna volle che mi trovai spalla a spalla con Franceschini proprio mentre mi stavo girando per portare la tazzina al tavolo. Non mi disse niente ma mi seguì con lo sguardo fino al tavolo e fino a Lucia.
Presi il telefono distrattamente ma lei mi posò una mano sul braccio dicendomi che era suo il messaggio di poco prima. Questo gesto sicuramente esaudì la perplessità del mio superiore.
Facemmo due chiacchiere, piacevoli, mi chiese i miei programmi per il weekend e le proposi di andare a vedere una mostra.
"Dovrei andare adesso..."
"Vuoi che ti accompagni?"
Mi guardò, ci pensò su mentre si rimetteva il cappotto e prendeva la borsa.
"Sì accompagnami"
Immaginai quello che le costava dirlo, che cosa in realtà significasse per lei e per noi e non riuscivo proprio a convincermi che il suo fosse un investimento fruttuoso, nonostante mi facesse piacere. Le feci strada e la accompagnai in sala d'attesa, quando uscì l'infermiera e mi vide lì mi venne incontro a chiedere se avessi bisogno di qualcosa, lei mi fulminò con lo sguardo.
"No, ho solo accompagnato una amica" a quell'amica sentii il suo sbuffo e la immaginai alzare gli occhi al cielo.
"Prego prego allora entri subito!"
Mi dileguai prima di venir chiusa in una stanza con Lucia, la sua ginecologa e una infermiera molto solerte.
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-Oggi udienze...-
-ciao Celeste, sei preoccupata?-
-io? No. Pensavo lo fossi tu-
-hahahah spiritosa!-
-ti farò sapere se dovrai cambiare reparto perché sei una pessima precettrice o se contro ogni aspettativa la tua discepola è meritevole-
Risi, stava iniziando a cambiare o forse era sempre stata così. Mi sembrava che accanto a me le cose si stessero stranamente riordinando mentre in fondo io non stavo facendo proprio nulla. Non so se la direzione del 'riordino' però fosse quella che volevo. Ero andata via con Lucia ed eravamo state bene, non che si sbilanciasse ma la sua tranquillità mi disarmava. Celeste filava dritto, studiava, andava a scuola, non so cosa combinasse fuori ma non avevo più avuto lamentele...
prima del messaggio della ragazzina mi arrivò quello di suo padre che per l'occasione aveva addirittura preso un pomeriggio libero.
-ha preparato il discorso?-
-sì-
-Controlli la mail per aggiustare la sua presentazione, le ho fatto delle modifiche. Ci si attenga-
-va bene, grazie-
Neanche mezz'ora dopo mi scrisse lei.
-paparino era contento te l'ha detto?-
-Sì... brava bambina-
-quanto brava?-
-brava brava-
-ho recuperato tutto... dovrei non avere nessuna insufficienza al primo trimestre se resisto fino alle vacanze di natale-
-se? Non mi ricordavo ci fossero altre opzioni-
-comunque vengo al congresso, ho detto a papà di mettermi in camera con te-
-CELESTE!-
-perché?-
-non giocare col fuoco-
-io?-
-lo sai come ti devi vestire?-
-sembri mia madre-
-ecco ricordatelo più spesso-
-me lo ricordo tutti i giorni, comunque ci pensa lei a farmi la valigia dice-
-ottimo-
-la vedi ancora la De Laurentiis? Non hai più messo storie-
-ho avuto da fare, con il lavoro, con TE...-
-ogni tanto ti penso-
-ti penso anche io-
-non dovrei però-
-non dovrei nemmeno io-
-penso a cosa sarebbe successo se non fosse stata una punizione-
-è un bel pensiero?-
-bellissimo...-
-anche per me è un bel pensiero ma adesso dovremmo andare a dormire-
-più bello che con quella?-
-quella chi?-
-la prof-
-sei gelosa davvero quindi?-
-quella è anche stronza-
-lo sono anche io-
-si lo sei anche tu, ma in modo più...-
-più?-
-eccitante-
-ok adesso basta perché stiamo andando oltre-
-oltre a cosa?-
-oltre quello che è giusto-
-hai paura che lo dica?-
-a chi? Comunque non lo faresti-
-no, non lo farei infatti, come non l'ho mai fatto, ma non mi va di sentirmi l'unica in questa cosa-
-l'unica?-
-secondo me anche tu senti quello che sento io... ma mi fai sentire sola-
-non lo sei Celeste, adesso però basta, comportati bene e vestiti adeguata che mercoledì siamo a Roma-
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Educazione
RomanceBianca è un chirurgo in carriera, non ammette distrazioni e farebbe di tutto per prendere il posto del primario del reparto, perciò quando lui le chiederà un favore molto particolare lei non si tirerà certo indietro. Celeste è all'ultimo anno di li...