Tu sei una deviazione

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"Potremmo orientarci anche verso qualcosa... non so di benefico..."
Erano già due i negozi di cianfrusaglie che avevamo visto ed era incredibilmente noioso e piuttosto imbarazzante spiegare che volevamo una bomboniera di matrimonio e no, non c'era uno sposo, eravamo noi le spose. Ogni volta che si creava quel silenzio avevo la percezione che Lucia si allontanasse da me, non di molto certo, un passo, mezzo passo, in realtà era come se stesse a significare anni luce di distanza. Non so se non me ne accorgessi ma non ero io il bersaglio di _quello_ sguardo, era sempre lei. Non riuscivo a capire perché, di certo non potevo chiederlo a lei o ai nostri maldestri osservatori, magari era solo una mia idea perché era una cosa che non mi toccava così tanto, non che non mi importasse o non mi mettesse in imbarazzo, ma non era paragonabile al dolore che provocava a Lucia. Quasi come se ogni volta si sentisse schiaffeggiata. Forse era l'abbigliamento, l'atteggiamento, forse era l'immagine perfettamente femminile che lei aveva a scontrarsi con l'idea che potesse essere lesbica. Io non ero mascolina, il mio fisico non me lo aveva mai permesso e io evitavo i travestimenti ma ero sicuramente meno appariscente di Lucia, ero più neutra, meno bella, meno sfacciatamente sensuale.
"Sei una filantropa Bianca? Ti interessano i bambini del Biafra?"
Era nervosa e non poteva dirmelo, non poteva arrabbiarsi con me, non questa volta, e forse le avrebbe fatto bene avermi come capro espiatorio.
"Magari, potrebbe non essere una cattiva idea"
"Potrebbe non essere una cattiva idea? E come viaggio di nozze andiamo a scavare un pozzo?"
"Potremmo devolvere i soldi della lista nozze per ampliare un ospedale? Gli darei il tuo nome"
Spensi la macchina nel parcheggio dell'ennesimo negozio e la guardai.
"Non dire stronzate"
"Potremmo salvare un sacco di bambini"
Mi fissò costernata per un attimo poi capì che stavo scherzando e sorrise
"Bianca... pensavo di star sposando una di quelle..."
"No, ma una filantropa tesoro"
"O una stupida"
"Dovremmo andare a cena stasera"
"Non pensi ai bambini del Biafra?"
"Finirò tutto quello che c'è nel piatto per evitare gli sprechi"
Scosse la testa guardandomi di sottecchi
"Hai davvero paura che cambi idea?"
Chissà come ci riusciva a interpretarmi così bene
"No, tu non cambi idea e non hai imprevisti, ti conosco abbastanza da sapere che la tua programmazione non ammette deviazioni"
Si allungò per prendere la pelliccia dal sedile dietro e aprì lo sportello, poi si girò di scatto
"Tu sei una deviazione"
"Cosa scusa?"
Scese rapidamente e rabbrividì mentre se la appoggiava sulle spalle, scesi anche io e la raggiunsi, ma lei aveva già iniziato a camminare.
"Lucia?"
"Non parlare più di bomboniere equoquelcheè per favore"
"Io sarei una deviazione?"
Mi fece l'occhiolino ed entrò nel negozio. Non sapevo che dire e in un secondo mi venne la strana idea di pensare che Lucia fosse innamorata di me. Era un pensiero così strano che non mi aveva mai neanche sfiorata. Lei pensava che io fossi innamorata? Pensava che fosse quello il motivo per cui le avessi chiesto di sposarmi? L'amore? Oddio io la chiamavo amore ogni tanto, per abitudine, per comodità, come tesoro, cara, non con una particolare differenza. Anche lei lo faceva con me e non ci avevo mai sentito niente di così profondo o così personale. Celeste non l'avrei mai chiamata amore, mai, non lo avrei fatto e non perché contasse meno di Lucia. Era diverso, con lei non l'avrei detto per dire quindi non lo dicevo e basta. Forse Lucia non pensava di sposarmi così presto, forse era questa la deviazione a cui si riferiva. Ci rimuginai tutto il pomeriggio, mentre lei era costretta, ogni volta, a sopportare -quello sguardo- io mi chiedevo se lo stesse facendo per me e non per mettere la sua vita in ordine. La guardavo scartare bomboniera per bomboniera e mi chiedevo se avesse fatto uguale nell'organizzare il suo primo matrimonio, il pensiero mi irritava enormemente. Alla fine scelse la cosa più impersonale e banale a cui riuscissi a pensare, evitai di dirglielo e pagai 100 scatoline bianche di confetti (non esattamente bianche per carità, una sua sfumatura di cui non mi sarei mai potuta ricordare il nome) e un biglietto di ringraziamento che aveva per mittente Lucia e Bianca e il mio cognome. 




Pensavo fosse un sogno quando mi girai dall'altra parte, ma il campanello non smetteva di suonare. Mi allungai a controllare il cellulare ma non c'erano messaggi o chiamate, era domenica ed erano appena le dieci. Lucia era sicuramente da sua madre e io avrei avuto tutta la mattina per riposare se solo quel dannato campanello avesse smesso di suonare. Provai a girarmi di nuovo ma dopo pochi minuti di pace lo sentii ancora. Mi arresi e andai a vedere. Mia madre mi aspettava sulla soglia, insieme al portiere piuttosto imbarazzato. Non era sicuramente una cosa che 'si faceva' quella di attaccarsi ai campanelli, ma a lei, evidentemente, non importava molto. Cazzo... non sapeva niente. La feci entrare rassicurando il portiere ma non ebbi tempo di inventare nessuna scusa prima che lei iniziasse la ramanzina. Si poteva riassumere nel classico -non mi dici mai niente- e non potevo darle torto. Rinunciai subito a difendermi con qualche scusa e mi sedetti sullo sgabello della cucina mentre la guardavo riempirmi il freezer coi vettovagliamenti che spesso mi preparava. E poi eccolo, con una frecciatina venne fuori esplicitamente il motivo della sua furia mattutina.
"Sempre se non c'è qualcun'altra a cucinarti"
Sospirai
"Mamma... ti siedi un secondo?"
Ripose l'ultima teglia di lasagne nel congelatore e mi guardò di traverso
"Ti sposi e non me lo dici nemmeno? Ti sposi e devo capirlo di straforo dai discorsi di tuoi fratello?!"
"Io... ma'... sì lo so è che sono stata molto impegnata col lavoro, sono sempre in sala lo sai"
"Hai tempo di trovarti una moglie e non hai tempo di fare una telefonata alla tua mamma?!"
Sospirai
"Lo so ma' hai ragione, è che volevo presentartela ma non c'è stata occasione ancora allora"
"Ma chi è questa almeno si può sapere?"
"Si chiama Lucia"
"Oh bhe grazie di avermelo detto! Pensavo di scoprirlo al matrimonio, sempre se poi ti fossi ricordata di invitarmi!"
"Mamma mi dispiace lo sai dai scusami, rimani qui oggi e quando torna te la presento"
"Ah si è già trasferita?! Qui?"
Non potevo sbuffare perché aveva ragione e nemmeno lamentarmi e neanche sottrarmi al suo disappunto così mi armai di pazienza e abbandonai l'idea di una domenica tranquilla. Non si bevve neanche per mezzo secondo la storia che le raccontai ma ebbe la delicatezza di non approfondire se non con qualche domanda di economia domestica. Ma alla fine della giornata sicuramente il quadro le fu più completo visto che Lucia fu molto più pragmatica di me nel dire che si sarebbe occupata di tutto mentre tentavo di diventare primario. Questa spiegazione la tranquillizzò abbastanza. Si sarebbe potuto dire qualsiasi cosa di mia madre ma sicuramente se io ero determinata lei lo era molto più e non avrebbe permesso che la sua bambina perdesse l'occasione di fare carriera. Non seppi mai se a mia madre piacesse sinceramente Lucia o no, ma forse non le importava farmelo sapere, quello che le importava era che io fossi abbastanza custodita da potermi dedicare al mio lavoro e questo era stato messo subito inequivocabilmente in chiaro. A Lucia invece mia madre piaceva e sicuramente vedere un altro modo di gestire una figlia lesbica le fece bene.

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