Quando mi girai Lucia non era di fianco a me. Ebbi tempo di girarmi un altro paio di volte e ancora non la trovai. Mi riappisolai ma non riuscivo a dormire tranquilla, quando mi decisi ad accendere luce mi resi conto che non c'era sul serio. La porta era chiusa e non c'erano i suoi vestiti. Scattai in piedi e presi il cellulare, nessun messaggio ed erano le quattro di notte. Era tutto al suo posto a parte lei, il suo cellulare e i vestiti che aveva lasciato sulla sedia. Mentre stavo per sprofondare nel panico vidi la luce dei fanali di un'auto dalla finestra, mi affacciai riconoscendoli come familiari e la vidi parcheggiare e scendere accennando una corsetta per rientrare in reception. Che cosa ci faceva alle quattro di notte in giro per Cortina? In un attimo me la immaginai tra le braccia di qualcuno degli uomini che mi aveva costretta ad incontrare in quella tremenda settimana, me la immaginai fare qualcosa che mi dava la nausea. Non volevo saperlo. Mi rimisi a letto spensi la luce e finsi di dormire. Se veramente era uscita in piena notte per farmi le corna io non avrei mai mai mai voluto averne la certezza. La sentii aprire la porta molto piano e cercare silenziosamente di spogliarsi e rimettersi a letto. Cercai di convincermi che se davvero aveva fatto qualcosa prima di tornare nel nostro letto si sarebbe fatta almeno una doccia. Appoggiò a schiena sul mio petto e la abbracciai, rimase stretta a me e la sentii sospirare. Mi maledissi per essermi svegliata.
La mattina dopo non mi disse niente e io non le dissi niente, dovevamo tornare a casa, ma evidentemente aveva dormito ancora meno di me perché si addormentò a metà del tragitto. Ogni tanto le lanciavo qualche sguardo e mi sembrava tutto tranne un sonno agitato o colpevole. Decisi che mi sarei presa qualche giorno da sola per dimenticare l'inconveniente con un paio di bottiglie di grey goose.
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In ospedale era un disastro, diventare il braccio destro di Franceschini aveva una infinità di contro e non vedevo ancora nessun pro. Stare fuori dalla sala era come stare in apnea e ogni volta che tornavo a casa mi chiedevo come fosse potuta passare così lentamente e inutilmente una giornata. Sapevo che stavamo entrambi facendo la cosa giusta, avevo troppe cose da imparare sulla burocrazia e sulla gestione del reparto, dovevo imparare persino a confrontarmi con le altre uo per scegliere i fornitori e Franceschini era l'unico che poteva e doveva insegnarmi. Con il tempo avevo imparato a fare io gli ordini del giorno o a sistemare i turni e le sale e lui aveva imparato a non stravolgerli del tutto. Su certe cose eravamo molto d'accordo e la cosa mi stupiva perché avevamo sempre un po' battibeccato negli anni, su altre invece era proprio un disastro. Continuava a mettermi un leggero imbarazzo sedermi alla scrivania a fianco a lui a guardare il computer, fianco a fianco era troppo ma lo sapevamo entrambi e cercavamo di farlo durare il meno possibile. Non che le nostre 'mogli' ci aiutassero. Almeno una volta a settimana cenavamo insieme, per me era dovere, parlavamo di lavoro ad un angolo del tavolo mentre loro parevano divertirsi moltissimo nell'organizzare i dettagli più irrisori della cerimonia. Stefania era così a suo agio con Lucia che non riuscivo a spiegarmelo, era come se fossero sorelle, amiche da sempre. Per me e Franceschini continuava a non essere così e in fondo lo preferivamo entrambi. E per Celeste bhe...non avevo ancora avuto il coraggio di chiederglielo.Quando aprii la porta di casa ero davvero di cattivo umore, mettermi a discutere con gli stessi colleghi coi quali neanche due mesi fa mi lamentavo di Franceschini era difficile. Ed era ancora più difficile spiegare per quale assurdo motivo io ne stessi facendo le veci. Iniziavano a circolare delle tali assurdità per i corridoi che non riuscivo a non sentirmi sporca, e la cosa, inutile a dirlo, mi metteva decisamente di cattivo umore. Lasciai la borsa all'ingresso e andai a versarmi un bicchiere di vodka, a Lucia piaceva il mio vino e l'unica cosa che non toccava mai erano i super alcolici, e io avevo poca voglia di fare la spesa e di costringere i ragazzini dell''Esselunga a portarmi bottiglie di vetro al secondo piano. Quindi mi versai la mia vodka aspettando che il malumore si alleviasse un po'. Alla fine del secondo bicchiere sentii dei passi e ci misi un attimo a realizzare che potevo non essere da sola, in quello stesso momento mi si parò davanti Lucia trascinandosi dietro Celeste. Non avevo la forza di chiedermi per quale diavolo di motivo ci avevano messo così tanto a palesarsi. Mi girai a versarmi il terzo
"Bianca accompagni a casa questa bambina per favore?"
Non mi piaceva il tono di Lucia ma non potevo contraddirla
"Siediti Celeste" sospirai "Che cosa succede?"
E abbandonai la bottiglia di nuovo nel frigorifero.
Lei mi guardava un po' titubante ma si vedeva che aveva pianto. Lucia le appoggiò le mani sulle spalle da dietro. Il gesto mi diede la nausea, era quello che faceva sempre quando voleva che qualcosa andasse in un modo ben specifico.
"Io ho... ho preso due insufficienze"
Guardai Lucia e se avessi potuto incenerirla lo avrei fatto, ma mi conosceva già così bene che accennò ad un sorrisetto
"Ti abbiamo aspettato per la punizione Bianca"
Sospirai di nuovo
"Perché sei andata male? Non hai studiato?"
Celeste mi guardava
"Io... no... cioè sì ma non sono concentrata... io... non riesco a concentrarmi... non ci riesco"
E di nuovo scoppiò a piangere, le mani di Lucia scesero dalle spalle al busto sulla sua pancia, la face appena sbilanciare indietro dallo sgabello e appoggiarsi a lei. La stava abbracciando? Perché la stava abbracciando? Dovevo fare io la parte della cattiva?
La guardai e accennò ad un no con la testa
"Hai un compito di recupero Celeste? O un'interrogazione?"
"La prossima... settimana... martedì... di storia...latino giovedì"
Annuii
"Va bene, ti vengo a prendere sabato. Non esci coi tuoi amici"
Lei ne sembrò sollevata, molto sollevata, dovevo parlare con Lucia.
"Ti accompagno a casa adesso va bene?"
Vidi quegli occhi verdi crucciarsi parecchio per il mio tono troppo 'gentile' ma non disse niente, Celeste spostò la testa dal suo busto e lei la lasciò alzarsi e mettersi la giacca. Recuperai la mia borsa e scesi anche io. Pensai che quei due bicchieri di vodka non erano l'ideale per mettersi a guidare ma lasciai perdere, volevo parlare con Celeste.
Quando parcheggiai sotto casa sua mi girai.
"Celeste ma mi spieghi cosa succede?"
Lei arrossì molto e abbassò la testa, le presi il mento tra le dita
"Cosa succede?"
"Io... io ho fatto un po' un casino"
La guardai
"Che genere di casino?"
Scoppiò a piangere di nuovo e io non potei far altro che abbracciarla e tenerla stretta a me. Sentivo le sue mani sulla mia schiena e il profumo dei suoi capelli.
"Celeste ascoltami non potrà essere successa una cosa così grave..."
Si accoccolò meglio tra le mie braccia e biasciò qualcosa del tipo -non dovrei parlarne con te-
La tenni stretta ancora un po' poi glielo richiesi.
Lei sospirò
"Con un ragazzo... ho fatto un casino..."
"Oddio Celeste sei incinta?!"
Lei ridacchiò
"Ma sei matta"
Io tirai un vero sospiro di sollievo poi ci ripensai
"Hai preso l'HIV?"
Scosse la testa io le diedi un bacio sulla fronte
"Senti Celeste allora tutto il resto non è niente... si può risolvere..."
Mi guardò con quegli occhioni azzurri e un po' di pippio, mi faceva sorridere quella faccia
"Mi dai un bacio?"
Le posai un bacio sulla fronte
"Bianca baciami... puoi baciarmi?"
Non dovevo, lo sapevo così bene che non dovevo che mi faceva ridere come lo stessi facendo immediatamente. Le presi il viso tra le mani e le asciugai le lacrime poi mi avvicinai alla sua bocca e sentii le sue labbra sulle mie... era così bello... oh era davvero bello e io non riuscivo proprio a spostarmi... la baciai di nuovo e sentii la sua lingua cercare la mia, la sentii gemere nella mia bocca e stringermi le mani. Poi mi staccai
"Cosa hai fatto Celeste? Cosa è successo?"
Sospirò
"Mi piace un ragazzo... mi piaceva non lo so... pensavo mi piacesse! Ma poi lui voleva... cioè ci stava dai baciarci eccetera... io però non ce l'ho fatta"
La guardai
"Non ce l'hai fatta?"
"Sono scappata via, alle quattro di notte a cortina"
"Non ho capito"
Lei si rese conto che aveva detto qualcosa che non doveva dire e sgranò gli occhi
"Hai chiamato Lucia?"
Diventò rossa
"Io.. sì... non... non sapevo che fare... era un ragazzo... non potevo chiamare te"
Avrei voluto dire tante cose ma non dissi niente
"E adesso cosa c'è che ti fa stare male?"
"Non so come dirgli di no"
Sospirai, era un problema. Non il ragazzino, ma lei e quello che stava succedendo e il fatto che avesse così messo in mezzo Lucia. Era un problema.
"Ascoltami Celeste se non te la senti non dire niente e basta, vedrai che capirà da solo"
"Ma lui mi piace"
"Allora datti un po' di tempo... forse ti abbiamo un po' confusa"
La sua mano si strinse alla mia
"A me piace baciare te Bianca, mi piace venire a letto con te"
Provai a sorriderle
"Datti un po' di tempo, io sono qui lo sai... non forzarti a fare cose che non vuoi... verranno col tempo e se non vengono ci sono tante altre persone..."
La feci scendere e me ne andai velocemente da quella stronza della mia futura moglie.
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Educazione
RomanceBianca è un chirurgo in carriera, non ammette distrazioni e farebbe di tutto per prendere il posto del primario del reparto, perciò quando lui le chiederà un favore molto particolare lei non si tirerà certo indietro. Celeste è all'ultimo anno di li...