Mi aggiunse su Instagram. Mi vergognai davvero molto ad accettarla ma lo feci, e la seguii anche io. Alla fine la malizia è negli occhi di guarda... Aveva foto in bellissimi posti, molte in discoteca, piena di ragazzini attorno, ovviamente. Mi mise il like ad un post e io la ricambiai, ma scelsi accuratamente una foto di paesaggio. Quando rividi suo padre non mi disse niente e la cosa mi fece sentire molto sollevata.Faceva storie col gesso allora gliene commentai una:-ciao come va il braccio?--ciao, hai paura di aver fatto un brutto lavoro?--onestamente non credo proprio, ma tengo ai miei pazienti-- tutto bene grazie--mi fa piacere, riguardati-Dio ma si potrà scrivere riguardati, che sfigata! Non mi rispose e io tornai a sentirmi leggermente in colpa per i miei pensieri poco ortodossi.Qualche giorno dopo fu lei a commentare una mia storia-come si mangia?--ciao. Bene, te lo consiglio--dovevo andarci col mio ragazzo ma con questo gesso non riesco più a tenere bene le bacchette ☹️--sono certa che potrai godertelo anche con la forchetta--Mhh... preferirei togliere il gesso--ti mancano dieci giorni e sarai libera--Mhh-Cercai di togliermela dalla testa nella settimana successiva. •••Una mattina la trovai seduta nel mio studio. Di nuovo vestita in modo poco adeguato ma almeno non bagnata. Guardai lei e il suo zaino."Dovresti essere a scuola""Dovrei togliermi il gesso""Non è una buona scusa per saltare le lezioni. Noi siamo qui tutto il giorno""Noi?""Noi in ospedale?""Pensavo fossi tu il mio medico" odorai la mala parata e cercai di concludere in fretta."Benissimo allora adesso facciamo la lastra, togliamo il gesso e per la terza ora sarai in classe""Non credo proprio" mi guardò con aria di sfida."E io credo proprio di sì invece"E la accompagnai alla sala rx sotto lo sguardo molto innervosito dei pazienti che attendevano in sala d'aspetto. Aspettai che il radiologo firmasse il referto e me la riportai di sopra. Il giro visite interruppe il mio proposito di rapidità ma riuscii comunque ad averla pronta per le nove e mezza."Adesso vai a scuola""E come ci vado?""In bus?"Arricciò il naso. "Non passa da qui"Finsi di crederle e per non darle soddisfazione presi il casco che tenevo di riserva e glielo passai."Benissimo, ti accompagno io""Mi serve la giustificazione""Ti accompagnerò dentro""Non voglio!!!""Non importa, adesso sbrigati che ho da fare" e mi avviai molto rapidamente alla moto. •••Fu difficile non pensare alle sue mani su di me, al suo corpo premuto sul mio per tutto il tragitto. Fu difficile ma resistetti. Quando tornai in ospedale nel mio studio trovai seduto proprio suo padre. La giornata non faceva che migliorare."Dottoressa dov'era?""Ho portato sua figlia a scuola""Ha portato mia figlia a scuola... ah...Lo sa che tra dieci minuti deve essere in sala?"Guardai l'orologio, pensavo sinceramente di fare prima. "Si lo so, ero passata da qui solo per lasciare due cose, se mi vuole scusare... "si alzò in piedi"Non la scuso, si sieda"Con un sospiro appoggiai il casco, feci il giro della scrivania e mi sedetti. Lui rimase in piedi. "Dottoressa mi pare di capire che va d'accordo con mia figlia"Avvampai, la situazione stava prendendo una pessima piega."D'accordo mi sembra eccessivo""Riformulo: mi pare che lei sia l'unico adulto che riesce a farsi ascoltare da mia figlia"Si lasciò cadere pesantemente sulla sedia di fronte a me, abbandonando per un secondo quell'espressione molto fastidiosa che era solito tenere in qualsiasi occasione. "L'adolescenza non è un bel periodo per i genitori..."Accennò un sorriso provato "È un incubo... io e mia moglie non sappiamo più cosa inventare, quest'anno si farà bocciare di sicuro"Ormai era un fiume in piena."Poi se fosse solo la scuola... oh è sempre così chiusa, scontrosa, sempre in delle pessime compagnie""Pessime compagnie?"Mi pentii molto di quello che avevo appena detto perché probabilmente gli fece ricordare il motivo per cui era venuto da me."Dottoressa pare che lei riesca a farsi per lo meno ascoltare da mia figlia... non voglio sapere il motivo..."Cercai di prendere la parola ma scosse la testa"Non mi interessa come, ma lei tenga a bada mia figlia. Gestisca mia figlia e poi gestirà il mio reparto"Lo guardai perplessa"Che cosa sarebbe questo?""È un accordo. La faccia diplomare, la faccia entrare all'università e io le lascerò il posto che tanto vuole"Rimasi interdetta, lui si alzò di colpo e mi tese la mano"La aspetto giovedì a cena"Gli tesi la mano"Ci proverò"Mi voltò le spalle e prima di sparire per il corridoio mi lanció uno sguardo indecifrabile, a metà tra una preghiera e un maleficio.•
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Educazione
RomanceBianca è un chirurgo in carriera, non ammette distrazioni e farebbe di tutto per prendere il posto del primario del reparto, perciò quando lui le chiederà un favore molto particolare lei non si tirerà certo indietro. Celeste è all'ultimo anno di li...