Non volevo questo

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-Ti va un giro in moto stasera?-
-Sì, ho allenamento però-
-ok ti vengo a prendere al solito, vestiti pensante che è freddo-
-ok-
Lucia non la sentii per tutto il giorno. Ero così imbarazzata e così colpita da come si era comportata che non sapevo da che parte iniziare a farle le dovute domande. Poi pensavo a Celeste, mi mancava, avevo voglia di sentire le sue labbra, avevo voglia di fare l'amore con lei anche se sapevo che non dovevo e che non potevo.
Suo padre mi guardò talmente male quando mi incrociò per il corridoio che mi sembrò quasi di sprofondare. Cercai di non dare peso alla cosa e di fare finta di nulla.
La sera non arrivò abbastanza in fretta, rimasi ad aspettarla come una sciocca da quando finii il turno. Non riuscivo a mangiare nulla. Volevo Celeste, volevo che fosse mia, senza fruste, senza corde, senza Lucia e mi sentivo mortalmente in colpa. Mi vestii con la tuta invernale, ne presi su un'altra insieme al casco e aspettai la mia bambina fuori dalla palestra. Vederla mi fece tornare alla mente un paio di flashbacks della sera prima... provai una gelosia che mi stringeva la gola ma prima di esserne divorata mi resi conto del suo sguardo leggero e imbarazzato. Mi venne incontro. Le allungai la tuta da moto e se infilò senza commentare sopra ai vestiti, mise il casco e sentii il suo respiro dentro al mio.
"Ciao"
"Ciao"
"Metti la sacca dietro che partiamo?"
"Ok, dove andiamo?"
"Dove vuoi andare?"
"Non lo so"
"Ok sali"
Sentii il suo corpo stringersi al mio e misi in moto con un rombo. Partii con lei stretta su di me. La sensazione non era cambiata molto rispetto all'inizio, l'avrei portata ovunque. Superai porta San Mamolo, imboccai Via dei Colli e poi mi fermai in un punto panoramico. Era freddo ma non sentivo niente se non le sue braccia allacciate alla mia vita. La mia vita...
Scesi e le offrii la mano, la prese senza dire nulla. Mi tolsi il casco e lo tolsi a lei. Eravamo vicine, al buio, il faro della moto era puntato contro la strada, c'era un silenzio assoluto. Non dovevo. Non dovevo farlo. Sentivo Lucia, la sua storia, la sua voce, ma mi sembravano così lontane. Avvicinai il viso al suo, le labbra alle sue. Il suo respiro era su di me, aveva gli occhi chiusi, le passai le mani sui fianchi e la attirai a me, le mie labbra furono sulla sua fronte e dalla sua bocca uscì un sospiro delicato, mi abbassai sul suo naso, sulle sue guance e poi finalmente sulle labbra. Un bacio leggero a cui lei avrebbe potuto sottrarsi In mille momenti ma non lo fece. Le mie labbra erano sulle sue e la sua lingua cercò la mia, una due, dieci, milioni di volte la sentii nella mia bocca prima di staccarmi per riprendere fiato. Ci guardammo al buio, lei si appoggiò al mio petto e la strinsi a me. La baciai di nuovo sulla fronte e mi resi conto che stava tremando.
"Torniamo che ti congeli"
"Non ho freddo"
"No?"
"No"
"Tremi"
"Mi sento strana"
"Ti senti male?!"
"No... mi ricordo... di ieri sera"
"Ah... vuoi parlarne?"
"No..."
"Va bene, non succederà più"
"No! Non volevo questo..."
"Cosa volevi?"
"Mhh immagina"
Deglutii le rimisi il caso di colpo. Dovevo mettere una barriera dovevo tenerla lontana prima che mi distruggesse del tutto. La strinsi a me e poi tornammo in sella. Sentirla accoccolata sulla mia schiena mi fece sentire così fortunata... ma la riportai a casa.
"Dottoressa..."
"Celeste dimmi"
"Sei arrabbiata?"
"No perchè?"
"Niente... io... vorrei di nuovo"
"Lo sai, prossimo compito prossimo desiderio"
"Tu cosa desideri?"
Mi venne da ridere
"Io? Che centro?"
"Per sapere"
"Desidero che tu sia brava"
"Lo sarò"
"Bene Celeste ora vai"
"Va bene..."
"A presto"
"Mi mancherai"
"Anche tu..."
E ripartii prima che mi potesse ridare casco e tuta.



Senza rendermene conto mi trovai sotto casa di Lucia, controllai l'orologio ed erano appena le dieci, parcheggiai e suonai il campanello. Aspettai un paio di minuti poi suonai di nuovo.
"Chi è?"
"Sono io"
"Bianca..." la sua voce era un sussurro
"Non... non sono da sola"
Una secchiata di acqua gelida. Ma come non sono da sola? Ma che cazzo voleva dire? Rimasi lì immobile, l'interfono era ancora aperto ma lei non diceva niente. Non dissi niente nemmeno io. Mi rimisi il casco e andai ad aprire la moto. Sentii delle voci concitate dietro di me e poi aprire il portone. Prima di potermi girare riconobbi la sua voce.
"No Carlo, no cosa stai facendo? Carlo per favore!!" Mi alzai di scatto, appena in tempo per parare un pugno con il casco. Sentii un urlo e mi trovai di fronte un uomo infuriato con una mano probabilmente rotta. Lei lo tirava per il braccio.
"Ma che cazzo succede Lucia? Chi cazzo è questo!?!?" Mi raddrizzai per bene, mi resi conto che sulla visiera c'era del sangue poi me lo trovai addosso nuovo. Lei lo tirava ma era alto e piuttosto ben piazzato, non ci vidi più. Tradita con un uomo no. Gli andai addosso assestandogli una testata sul petto e iniziai a prenderlo a pugni anche io finché le urla di Lucia non si fecero più chiare "fratello".
Mi fermai di colpo e mi beccai un calcio in piena pancia che mi fece piegare sulle ginocchia prima che la distanza tra di noi si facesse abbastanza grande per permetterle di mettersi in mezzo.
"È mio fratello Bianca cazzo gli hai rotto la mano!"
Lui ringhiava qualcosa misto tra l'ammazzo e qualche altro insulto. Non capivo. Da quando aveva un fratello? E da quando mi voleva ammazzare? Si guardò attorno preoccupata, dalle finestre qualcuno si era già affacciato. Lei urlo qualcosa tipo "tutto a posto, uno scherzo, tutto ok" e ci tiro dentro l'androne del palazzo.
"È questa la lesbica?"
"Sta zitto Carlo parla piano"
Provò a placarlo prima di buttarci in casa entrambi. Sentivo lo stomaco contorcersi e mi sembrava di non riuscire a respirare a fondo, ma non volevo proprio dargli soddisfazione, mi appoggiai al divano qualche metro più lontano.
"Quindi è questa la lesbica per cui hai lasciato Marco?"
"Ma cosa stai dicendo, l'ho lasciato anni fa non c'entra niente lei!"
"Che cosa ti ha fatto per convincerti?"
"Carlo non mi ha fatto niente, non c'entra niente con il mio matrimonio andato male siediti che ti porto il ghiaccio" la vidi fare due passi indietro
"Se vi picchiate ancora chiamo la polizia"
Rimasi ferma, lui anche. A guardarlo bene le somigliava un po', era anche un bell'uomo. Spostai lo sguardo verso la mano, era rotta, visibilmente rotta e si stava gonfiando.
"E rotta quella mano devi andare in ospedale"
"Ma che cazzo ne sai idiota"
"Sono un'ortopedica poverino"
Lucia tornò di corsa.
"È rotta? Lo devo portare all'ospedale?" Gli appoggiò il ghiaccio sopra e lui urlò di dolore al contatto.
"Sì subito"
"Bianca..."
Lo conoscevo benissimo quel tono. Non era il migliore incontro che potessi fare con la sua famiglia. Mi tolsi il casco e mi avvicinai. La vidi stringere la presa sul braccio del fratello, stava perdendo colore. Gli guardai la mano, l'impatto col casco aveva fatto un brutto danno.
"Mi senti? Stai svenendo?"
Ringhiò qualcosa di incomprensibile e si accasciò sulla sorella. Lo tenni su insieme a lei e lo appoggiai sul divano.
"Prendi la macchina, andiamo in ospedale"
La aiutai a caricarlo sul sedile del passeggero poi montai sulla moto e la precedetti per prepararmi. Non era un codice rosso ma era una brutta frattura e la mano è estremamente delicata. Ebbi tempo di riordinare un attimo le idee. Ma come mi era venuto in mente di fare a pugni con uno per la strada, con suo fratello poi. Perché non potevo semplicemente risalire su questa maledetta moto e andare via. No, sempre in mezzo a pensare male... ma l'idea che mi tradisse... Dovevo assolutamente rimediare sarebbe stata infuriata con me per parecchio tempo. Arrivai prima di loro. Non c'erano urgenze, era da poco che il ps ortopedico lo tenevano aperto anche la notte ma i traumi importanti andavano al Maggiore. Ebbi appena il tempo di avvertire il radiologo e l'anestesista che me li trovai davanti. Lucia aveva una faccia che diceva ogni cosa. Non ebbi neanche il coraggio di guardarla mentre lo mettevano su una barella per portarlo a fare l'rx. La sentii tirarmi per una manica
"Mettilo a posto Bianca ti ammazzo, cosa ti è venuto in mente"
"Scusa io... pensavo..."
"Cosa pensavi? Che ti facessi le corna? Non ci vado più con gli uomini te lo metti in quel cervello? Mettilo a posto! Adesso!!!" Vidi le lacrime iniziare a scenderle sulle guance.
"Che lavoro fa?"
"È manager di un'azienda"
"Ok niente lavori fini con le dita?"
"Scrive al computer"
"Ok, ha qualcosa? Ha già fatto interventi? Ha problemi con l'anestesia? Sanguinamenti?"
Iniziò a singhiozzare
"Non è niente amore sono domande di routine, non è niente"
Mi resi conto solo dopo di come l'avevo chiamata, se ne rese conto anche lei e provò a respirare e a rispondermi. Le diedi un bacio sulla fronte e la rassicurai l'ultima volta prima di scappare in sala.
L'aspetto era brutto ma in realtà non aveva nessun nervo lesionato, con un paio di fili di kirschner la prognosi era ottima. Tornai da Lucia che aspettava in sala ma prima di poterle dire qualcosa mi accorsi che a fianco a lei c'era una donna, la cognata probabilmente. Mi venne incontro, la rassicurai. Lucia mi guardava infuriata da qualche metro indietro. Quando ebbi risposto alle domande e tranquillizzato la moglie mi fece segno di andare a parlare fuori.
"Hai fatto un bel lavoro?"
"Sì, ho fatto un bel lavoro, davvero"
"Dio vorrei una sigaretta..."
Le feci strada verso il distributore automatico dall'altra parte della strada. Comprò sigarette e accendino e se ne accese una. Non sapevo fumasse, non l'avevo mai vista.
"Non mi aspettavo che venissi stasera..."
"Ma cosa è successo?"
"Mio fratello...lui è... era molto amico del mio ex marito, non ha mai digerito che noi ecco ci fossimo lasciati, senza figli, senza famiglia. È molto....tradizionale"
"Ma come faceva a sapere di me?"
"Perché gliel'ho detto, io, stasera. Gli stavo parlando quando sei arrivata"
"Un tempismo spaventoso"
"Sì..."
"Cos'hai detto a sua moglie?"
"Che ti ha dato un pugno sul casco, ho omesso il resto della rissa"
"E lei..."
"Sì lo sa anche lei, e tra un po' lo saprà anche mia madre"
Se ne accese un'altra.
"Dio ma come ti è venuto in mente? Fai a botte con la gente? Sei impazzita? Poteva denunciarti"
"Poteva farmi anche parecchio male se non avessi avuto il casco..."
Sembrò rendersene conto solo in quel momento.
"Oddio... mi dispiace... non pensavo..."
"Tua madre è come lui?"
"Penso che la prenderà così, sì, ma non picchia più così forte" le scappò un sorriso e mi allungò una sigaretta.
"Rimani in ospedale a controllarlo?"
"Da sola?"
"Bhe non sei da sola..."
Sospirai
"Tua madre arriverà domani mattina?"
"Sì penso proprio di sì"
"Ci sarai?"
"Sì... è meglio che prenda un giorno libero"
"Io non posso peró... devo lavorare"
"Lo so, li incontrerai per lavoro"
"Non metteranno a soqquadro il reparto vero?"
Si strinse nelle spalle e buttò via il mozzicone di sigaretta. Mi accorsi che mi stavo congelando e tornai dentro rapidamente. Mi seguii.
"Dovresti andare a casa a dormire"
"Non ce l'hai una stanza vuota qui dentro?"
Risi "sei matta? Già mi beccherò una lavata di capo per avere operato in urgenza domani..."
"Mi dispiace"
"Vieni a salutarlo? Non era in anestesia totale, è sveglio..."
mi seguii.
Non fu un gran incontro, gli dissi dell'intervento e della prognosi lui finse di non sentirmi nemmeno, me ne andai rapidamente e pensai che forse sarebbe stato meglio avvertire il primario.

Celeste era online e pensai che un approccio leggero fosse la cosa migliore
"Ciao, scusa mi diresti cosa sta facendo tuo padre? Sta dormendo? Guarda la tv?"
"Ciao... che centra papà?"
"Un problema in ospedale per favore mi dici cosa sta facendo e se é il caso che lo avverta o aspetti domani?"
"È sul divano con mamma. Cosa succede?"
"Se ti chiamo me lo passi?"
"Ok, mi dici cosa succede?"
La chiamai
-Celeste passami tuo padre per favore è urgente-
-ehi...-
-Celeste adesso-
La sentii rimanerci male ma scendere le scale rapidamente e dire qualcosa ai suoi
-Pronto?-
-mi scusi per l'orario-
In un attimo mi sentii piombare tutto addosso, la paura della rissa, l'adrenalina, la corsa in ospedale, l'operazione, la madre di Lucia il giorno dopo, e iniziai a realizzare che avevo davvero mal di pancia.
-dottoressa? Cosa succede?-
-ehm sì mi scusi... la volevo avvisare che... ho avuto un problema...-
Cercai di controllare la voce, non era proprio il caso che con tutte le persone che c'erano cercassi consolazione da lui
-quale problema? Cosa succede?-
Lo sentii agitarsi
-ho operato d'urgenza una frattura metacarpale-
-Lei? Adesso? Ma è una differibile-
-io... lo so... è stata... cioè sono stata colta alla sprovvista, volevo dirglielo-
Lo sentii aspettare
-chi si è rotta la mano?-
Sospirai
-il fratello di... della mia compagna... abbiamo avuto una colluttazione e si è rotto la mano-
Lo sentii sospirare, sperai non ci fosse Celeste nei paraggi
-una colluttazione?-
-sì-
-non c'è la polizia in reparto vero?-
-no... non c'è...- sentii una fitta alla pancia molto forte e boccheggiai, lo sentii tentennare
-lei sta bene?-
-Mhh Mhh-
-la sua... compagna sta bene?-
-sì sì sta bene-
-ok-
Rimasi in silenzio, del resto cosa mai avrebbe dovuto dirmi? Non avevo fatto un danno poi così grande e non sarebbe stato certo lui a risolvere il mio problema 'famigliare'. Lo sentii parlottare con la moglie e poi sentii lei al telefono
-che cosa vuol dire una colluttazione?-
-una rissa-
Sentii il silenzio calare di botto, come se si fosse raffreddata improvvisamente la linea telefonica
-dottoressa è sicura di stare bene?-
-sì sto bene... sarà un post operatorio difficile però... io... ecco vorrei che lo gestisse lei... cioè l'operazione è andata bene ma... io non... preferirei non essere da sola col paziente-
Non so nemmeno come mi venne in mente di dire una cosa del genere
-oddio ma l'ha picchiata per la... relazione? Ma sta bene? Sta bene Lucia?- era la moglie, mi stupii come si interessasse
-sì ma non è niente!! Volevo solo avvisare ecco, per aver usato la sala d'urgenza- mi si stava rompendo la voce non ce la facevo più sperai si interrompesse la chiamata e mi pentii sempre di più di averla fatta.
-Bianca vada a casa a dormire, domani mattina ci penso io-
Mi sentii un'idiota. Una bambina idiota che chiama il papà per risolvere i problemi e lui me li stava davvero risolvendo e non era la persona da cui mi sarei aspettata più comprensione di tutte. Ma perchè non potevo semplicemente chiamare qualcuno dei miei amici? Lui non lo era, non doveva proprio esserlo... che stupida!
-grazie- e buttai giù prima di scoppiare a piangere.

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