Non smettere di vivere

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*flashback*

Emma era ancora scossa dall'accaduto, il cuore le batteva in modo irregolare, sentiva le gambe crollare, i suoi occhi erano pieni di lacrime, le mani erano sudate tanto dall'agitazione.

Cercava di dare una spiegazione a quanto accaduto ma non ci riusciva. Camminava giusto perché doveva camminare, ma non sapeva nemmeno dove stava andando. La sua mente ancora non connetteva ed il suo sguardo perso non l'aiutava a capire il posto dove la stavano portando. Poi collegò tutto e riuscì ad avere una risposta almeno ad una sua domanda.

Dov'era? Al carcere di Boston.

Neal l'aveva lasciata da sola e il suo comportamento l'aveva portata in quella cella, in quel posto che per tanto aveva evitato.

"Forza entra" fece una guardia aprendo una cella. La bionda guardò la guardia per poi entrare titubante in quella cella con un solo lettino. Le pareti erano grigie e a destra c'era un letto anch'esso tutto grigio. Faceva leggermente freddo ma quello non sarebbe stato il problema più grande di Emma, bensì il tempo che doveva passare lì.

"P-per quanto rimarrò?" domandò la bionda mentre la guardia chiudeva le sbarre della cella a chiave.
"A breve deciderà il giudice, nel frattempo goditi la cella" fece l'uomo andandosene.

Emma continuò a guardare le sbarre per poi abbassare lo sguardo. Non poteva ancora credere che Neal l'aveva lasciata in quel posto, che se ne fosse andato non pensando a lei, che dopo tutto quello che avevano passato insieme, lui l'aveva tradita in quel modo.

Camminò lentamente verso la parete di fronte e poi si accasciò a terra portando le mani alla testa e piegando le gambe. Voleva piangere, voleva urlare, ma non poteva.

Non doveva soffrire per una persona che si era presa gioco di lei, della sua vita, ma nonostante ciò le lacrime scesero, in silenzio, rigando il viso bianco della donna.

"Non piangere" disse una voce nella cella accanto a quella di Emma. La bionda girò lo sguardo verso destra e notò una donna sulla ventina come lei su un letto uguale al suo. Aveva la pelle pallida, occhi azzurri e capelli viola. Sembrava bassa ed era magra.

"Che ci fai tu qui?" chiese poi prendendo un tablet alla sua sinistra.
"Te lo fanno usare?" domandò Emma asciugandosi in fretta le lacrime. Odiava piangere davanti le persone

"Si, dopo mille richieste ho fatto in modo di averlo. Tu che mi dici?" rispose la ragazza giocando con i capelli.
"Mi hanno beccato dopo aver rubato degli orologi d'oro" spiegò Emma appoggiando la testa al muro continuando a guardare di fronte a lei.

"Ho sempre odiato gli orologi" commentò la ragazza. Emma rise a pena facendo ridere la viola.
"Tu perché sei qui?" domandò Emma continuando a guardare le sbarre cercando di studiarle.
"Sono un hacker" rispose lei.
"E ti fanno usare quello?" domandò Emma guardando la ragazza. Lei rise.
"Ecco vedi, lo hanno tipo modificato" fece lei per poi scendere dal letto avvicinandosi alle sbarre facendo cenno ad Emma di fare lo stesso.

"Io sono più brava di loro e quindi adesso questo è un tablet normale, non è nemmeno sorvegliato" spiegò la viola sorridendo.
"Piacere Aretha" fece la viola allungando la mano verso Emma che guardò insicura.
"Oh tranquilla non mordo ancora" disse poi facendo sorridere debolmente Emma.


"Piacere.. Emma" rispose la bionda stringendole la mano.
"Bene! Adesso che ci siamo presentate posso finalmente parlare con qualcuno, sai sono sola da tempo" fece Aretha alzandosi e buttandosi sul letto.
"Spero di non fare la tua stessa fine.. Senza offesa" rispose Emma.

"Oh non la farai" fece la viola prendendo il tablet.
"Sai posso hackerare l'ordinanza del giudice per farti rimanere anche di meno" spiegò la ragazza digitando dei tasti sullo schermo del tablet.
"Lo faresti veramente? Per una sconosciuta soprattutto?" domandò Emma incredula.
"Non sei una sconosciuta! Sei Emma, e poi non so, sembri simpatica e di sicuro non ti meriti questo posto" rispose Aretha mettendosi seduta sul materasso.

𝑳𝒊𝒆𝒔 𝒐𝒇 𝒕𝒉𝒆 𝒉𝒆𝒂𝒓𝒕 ➶ swanqueenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora