Tempesta di emozioni

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La speranza l'aveva imbrogliata nuovamente. O forse lei si era lasciata imbrogliare.

 
Camminava silenziosa sulla terra bianca. Affondava gli stivali mentre stringeva le mani in un pugno freddo che cercava disperatamente di riscaldarsi. Le sfregava qualche volte mentre con lo sguardo viaggiava ben oltre.

Sentiva il freddo ma stava iniziando ad abituarsi. La punzecchiava. La infastidiva ma era sopportabile. La natura era silenziosa. Anche troppo. Ma almeno il respiro di Emma colmava quel vuoto sonoro.

E nel frattempo riavvolgeva il nastro. Regina non sembrava voler avere qualcosa con Emma. Nonostante le parole. Nonostante gli sguardi.

Sembrava dell'idea di poter sfiorare il torto soltanto pensando di tradire il legame, seppure falso, con Malefica. I polmoni si riempivano lentamente e l'aria fresca la teneva attiva.

Emetteva nuvolette di calore che si infrangevano con le correnti fredde nell'aria. La macchina non era lontana, ma trovare la strada giusta stava diventando difficile.

Si sentiva l'aria di una tempesta. I tuoni lontani erano l'unico suono che rendeva viva la natura. Nuvoloni neri accerchiarono la vivace Storybrooke, immersa in un Natale di falsità.

E forse la vera tempesta non era quella fatta di pioggia e di lampi. Forse la tempesta è quella che si scatenerà tra Hook ed Emma. Una tempesta di magia. Di potere. In cui tutti hanno un ruolo ben preciso.

Ogni persona ricopre un ruolo scelto dal master, ovvero Killian. Questo doveva far paura, ma per Emma non era così. Era più facile capire chi lavorasse al suo fianco, soprattutto con quale mezzo.

I boccoli un pò sciolti le cadevano delicatamente sulle spalle. Alcuni ciuffi minacciavano di non seguire la linea delle grandi ciocche e spuntavano fuori in direzioni diverse.

Il vento li mosse davanti agli occhi di Emma e poi lasciò lo spazio alle prima gocce di pioggia. Sembravano quasi timide e cadevano dolcemente sul suolo e su di Emma.

Si fermò e alzò lo sguardo. Un lampo le illuminò la vista ma lei non si mosse, rimase ferma a guardarlo fluttuare per un secondo nel cielo grigio.

Tolse lentamente le mani dalle tasche a aprì i pugni e lasciò che la pioggia timida le bagnasse lentamente i palmi.

Puntini freddi si poggiavano senza una posizione precisa sulla sua pelle tiepida. Chiuse gli occhi.

Ispirò con il naso. Si portò dentro tutto il profumo invernale, insieme a quello della pioggia. Le palpebre tremarono al tocco con la pioggia, ma non si aprirono. Espirò con la bocca.

Fumo bianco le uscì silenziosamente attraverso quelle labbra secche. Una piccola nuvola di vapore. Sentiva il freddo intrecciarsi alle mani di Emma, dalle unghie fino alla fine del palmo.

Il polso era coperto dal tessuto caldo. Lasciò cadere le braccia lungo i fianchi e abbassò la testa. Aprì gli occhi. Rossi, come le foglie in autunno, e sofferenti per aver trattenuto l'ennesimo pianto.

L'ennesime parole senza lettere. Ma ormai ci era abituata. Mise nuovamente le mani in tasca e sospirò. Fu come darsi una spinta da sola.

Il buio ormai la stava per mangiare nel bosco, ma per fortuna le luci della città le permettevano di vedere qualcosa in più. La sua vista si abituò in fretta allo scuro del paesaggio di fronte a lei, ormai poteva vederci quasi senza problemi.

Si avvicinò alla sua auto e si guardò al vetro dello sportello del passeggero. Una maschera. Ecco ciò che vedeva sul suo volto. Una per sopravvivere.

Una che doveva usare continuamente, ma che a volte la salvava. Far finta di stare bene alcune volte la ingannava, pensava che fosse vero.

Far finta che era forte nonostante le ferite ancora aperte le faceva credere di esserlo.

𝑳𝒊𝒆𝒔 𝒐𝒇 𝒕𝒉𝒆 𝒉𝒆𝒂𝒓𝒕 ➶ swanqueenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora