Un'altra dimensione

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La pioggia picchiettava rumorosamente sui vetri della centrale attirando l'attenzione di Emma. Guardava quelle gocce scendere verso il basso che bagnavano il vetro da tutto il tempo.

Il cielo scuro come sfondo e i tuoni che accompagnavano il rumore della pioggia. L'orologio segnava le 18 ed era buio da un pezzo.

Emma era appoggiata alla sedia della scrivania aspettando che dei fogli si stampassero, anche se ormai quei fogli erano rimasti vicino alla stampante da ore.

Non c'era granché da fare, Malefica fortunatamente era fuori per controllare la città ed Emma era rimasta sola.

Sola. Quella parola l'aveva sempre odiata. Ogni volta che la doveva utilizzare non era mai una cosa buona. Lei la solitudine la odiava, eppure sin dall'inizio era stata l'unica cosa a non abbandonarla.

Da piccola rimaneva sola più spesso. Sola tra i suoi pensieri. Pensava se la sua famiglia la pensasse, se la stessero cercando.

Crescendo poi le domande incominciarono a cambiare, si chiedeva se sarebbe riuscita a sopravvivere, da chi doveva scappare...

La maggior parte delle volte scappava da lei stessa. Aveva sempre creduto di aver qualcosa di sbagliato, quando invece aveva sempre avuto qualcosa in più.

E se ancora ci pensava, se ancora pensava a tutto quello che era successo ci rideva sopra. La Salvatrice che si innamora della Regina Cattiva, la causa dei suoi "problemi" da bambina.

E che amore. Una storia che ancora non era stata raccontata. E oltre quella finestra vedeva i suoi ricordi, vedeva i ricordi con lei. La sua mente viaggiava in un'altra dimensione quando era da sola.

Riusciva ad andare lontano, molto lontano, ed improvvisamente si rifugiava in quella piccola casetta che aveva creato da bambina, una sorta di Isola che non c'è ad occhi aperti.

Ma l'isola di Peter Pan non cambiava forma, la sua sì. E da tempo ormai era diventata Regina la sua dimensione sicura.

Il suo sorriso, i suoi occhi dolci, il suo calore, le sue braccia, tutto di lei la faceva viaggiare nella sua dimensione pacifica. E adesso desiderava che non se ne fosse mai andata da quella porta.

Avrebbe voluto correre verso di lei e saltarle addosso come una bambina. Avrebbe voluto cadere sul pavimento di casa e scoppiare a piangere invece di andarsene. Avrebbe preferito tutto a quello, ma non lo aveva fatto per proteggere la mora.

Lo aveva fatto perché in fondo, anche se non voleva ammetterlo nemmeno a sé stessa, sapeva di non poterla proteggere.

Emma lo sapeva inconsciamente che non poteva proteggere Regina. Non era mai stata brava a proteggere nemmeno lei stessa. Eppure aveva continuato a fare promesse su promesse, perché ci credeva, perché voleva provarci.

Ma adesso quella promessa non le bastava. Le serviva qualcosa di certo, e così fu, ma allo stesso tempo non era qualcosa di facile.


Regina giocava distrattamente con la penna mentre il suo sguardo era rivolto verso il nulla. La pioggia la tranquillizzava e questo le bastava per pensare.

Sentiva un vuoto, vedeva un vuoto nella sua vita. Tutto quello che aveva vissuto, o che diceva di aver vissuto, non lo ricordava, non ricordava nulla.

Sentiva di aver perso qualcosa ma non sapeva cosa. E in verità non sapeva nemmeno che quella cosa fosse, in realtà una persona.

Ma sentiva nel profondo un legame. Un legame inspiegabile ma vero. E le sembrava strano, impossibile, e più le ore passavano più lo sentiva crescere.

𝑳𝒊𝒆𝒔 𝒐𝒇 𝒕𝒉𝒆 𝒉𝒆𝒂𝒓𝒕 ➶ swanqueenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora