La luce del chiaro di luna illuminava il pavimento del salotto dove Emma dormiva. O meglio, ci provava.
Ogni volta che chiudeva occhio si svegliava di colpo. Non dormiva ormai da un bel pò per i suoi incubi. Anzi, per uno solo in particolare.
La tormentava ogni giorno tanto che ormai pensava che non avesse mai fine. Scostò le coperte dal corpo e scese dal divano.
Era tutta sudata. Andò nel bagno, accese la luce e si poggiò al lavandino. Fece un lungo respiro per poi sciacquarsi la faccia.
Non avrebbe dormito. Non l'avrebbe fatto. E lo sapeva. Ormai era così e non poteva farci granché.
Prese il suo cappellino grigio, un giaccone pesante, la sciarpa, si mise gli stivali e uscì. Non prese nemmeno le chiavi della macchina. Voleva camminare.
Essere avvolta da quel freddo invernale che pochi amano ma lei si, lei lo amava. Aveva quel senso di tranquillità agghiacciante che ti lasciava sbalordito.
Quel senso di libertà che a momenti ti scordi di averne sempre avuto bisogno. Faceva freddo e si sentiva, ma Emma sentiva solo altro. Sentiva il battito del suo cuore come se avesse attaccato delle cuffie al suo organo e lo sentisse direttamente nelle orecchie.
Rilassante per alcuni ma fastidioso per altri. Accellerava mentre diceva di calmarsi. Ormai nemmeno lei credeva a ciò che le usciva dalla bocca.
Parole dette al vento, che avrebbe sicuramente custodito e ascoltato più di lei stessa. Ma forse sperava che il vento facesse ciò che lei desiderava.
Sperava che facesse da portavoce a colei che le calmava ogni sera i suoi incubi strazianti. Colei che aveva sempre voluto da bambina.
Una persona che la notte si alzasse per te e ti dicesse che andrà tutto bene nonostante la paura. Se lo era sempre ripetuto da sola, ma non era la stessa cosa. Non lo era mai stato.
Il soffitto bianco dava l'impressione di voler nascondere dagli altri quel cielo stellato.
Quel cielo nero puntinato di diamantini che brillavano danzando sotto gli occhi dei passanti. Magari fossero loro gli spettatori per quel loro ballo.
Sembrava volesse nascondere lo spettacolo che celava dietro il soffitto. Uno spettacolo naturale. Stelle che ogni giorno nascono e che muoiono. Vita e morte. Un'ossimoro perfetto.
E dire che comunque noi le ammiriamo ogni giorno. Le guardiamo splendere nel cielo e poi spegnersi lentamente. Potrebbe anche essere un segno di speranza e di forza.
Regina aveva sempre guardato le stelle pensando: "brillano nell'oscurità". Una frase che dice molto più di quello che sembra. Ma in realtà dietro le stelle c'è molto.
Una storia. Un'inizio spettacolare e una fine altrettanto magnifica. E noi le guardiamo vivere, e quando ne vediamo una cadere esprimiamo un desiderio.
Quanto sono belle le stelle cadenti? Eppure come dice la parola stanno cadendo, ma noi le ammiriamo lo stesso.
Riusciamo comunque a dargli un significato per noi molto importante. Quanto voleva vederne una in quel momento.
In quella notte buia quasi spaventosa. Eppure non c'era nessuno, non c'erano pericoli, perché doveva essere così? Forse perché la vera paura non stava nel buio, ma in ciò che nascondeva.
E ciò che ascoltava. I mille pensieri di Regina venivano ascoltati. Venivano assorbiti in quel buio e non le davano pace, perciò non dormiva.
Si alzò dal letto e scese le scale. C'era l'albero di Natale spento. Lo aveva rimesso, non sapeva nemmeno lei perché. O forse non lo voleva ammettere.
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𝑳𝒊𝒆𝒔 𝒐𝒇 𝒕𝒉𝒆 𝒉𝒆𝒂𝒓𝒕 ➶ swanqueen
FanfictionEmma e Regina, conosciute meglio come la Salvatrice e la Regina Cattiva, all'inizio di tutta la loro storia, avevano solo una cosa in comune: Henry, il loro figlio. Tra di loro non c'era mai stato un bel rapporto, ma col passare del tempo qualcosa c...