Louis non riusciva ancora a credere che il suo ragazzo iniziò a cantare una ninna nanna per farlo addormentare. Sorrise ampiamente. Il suo amante era più dolce della cioccolata.
La voce di Harry pareva ancor più meravigliosa. Il ragazzo di San Francisco continuava a pensare che quelle di Harry fossero melodie. La canzone che stava cantando, tramutò in un’altra più dolce. Più familiare.
Louis aggrottò la fronte. Dove aveva già sentito quelle parole? Socchiuse gli occhi, rilassandosi sotto le carezze di Harry sulla sua pelle nuda.
Poi, ricordò:
“No, mamma, non voglio dormire!” si lamentò Louis, le braccia conserte e un esagerato broncio sul volto.
Johanna sospirò. Il suo bambino era tanto adorabile, quanto capriccioso, a volte.
“Lou, devi. E’ tardi.” Mormorò dolcemente la madre, all’orecchio del suo bambino. “Se fai il bravo, ti canto la mia ninna nanna.”
Louis ci rifletté un attimo, poi scoprì i dentini in un piccolo sorriso. Si sedette sul letto e si sfilò i calzini.
Non riusciva mai ad addormentarsi con essi addosso.
Johanna lo fece stendere e gli rimboccò le coperte.
L’ammasso di capelli color miele era sul cuscino. Gli occhi azzurri di Louis brillavano di felicità; Amava quando la sua mamma gli cantava la ninna nanna.
Le mani della donna carezzarono le guance paffute del suo piccolo e gli diede un bacio sulla fronte.
“Bravo, Loulou.”
Ed era lì, che Louis, chiudeva gli occhi e ascoltava attentamente le parole della mamma, prima di cadere in un sonno profondo.
“Fa la ninna fa la nannapiccinino della mamma.
Nel camino c’è la fiamma
il mio cuore è una capanna.
Ninna oh ninna oh
questo bimbo a chi lo do?
Fa la ninna, fa un sonnetto
che hai bisogno di dormire.
Mentre dormi vò a cucire
un vestito e un cappelletto.
Ninna oh ninna oh
il mio bimbo s’addormentò.”
E veramente, con un sorriso sulle labbra e gli occhietti chiusi, il suo bambino si addormentò.“Lou, stai piangendo!”
Louis non si era neanche accorto di farlo.
Aprì i suoi occhioni e incontrò quelli verdi del suo amato, che visibilmente preoccupato, aveva smesso di cantare. Sentì le proprie guance bagnate di lacrime essere asciugate dai suoi pollici.
“Mamma.” Disse soltanto, Louis.
La preoccupazione che era dipinta sul viso di Harry, lasciò posto alla tenerezza.
Gli si strinse il cuore; Al suo Lou mancava la mamma.
“Oh, amore mio, ti manca la mamma?”
Louis non rispose. Louis era già nel mondo dei sogni.
“Mollami!” Urlò Anne. Erano tre del mattino. Tutti dormivano al palazzo, e se avesse continuato ad urlare, avrebbe svegliato tutti.
“Mollarti? No!” Rise Des, l’alito che puzzava d’alcool. La spintonò sul letto, mentre provvedeva a togliersi la cintura.
Anne ebbe paura. Chiuse gli occhi e pregò.
“Te l’avevo detto io. Non dovevi raccontare loro quelle storie! Guardali, adesso!” sbraitò l’uomo.
Prese tra le mani la cintura, pronto a farla scattare contro il viso di Anne.
Ci fu un rumore oltre la porta. Qualcuno stava camminando per il corridoio come se non fosse notte fonda.
Anne sospirò, ringraziando Dio.
Anne era molto religiosa. Amava Dio più di tutto, più di tutti. Aveva speranza, era fedele. Credeva nel suo Eterno Padre. Credeva nelle cose buone. Quel male, un giorno, sarebbe finito.
“Donna, sei stata fortunata.” Sputò Des, quelle parole.
Anne si alzò dal letto, barcollante, e corse fuori da quella camera, fuori da quella buia realtà.
I passi precedentemente uditi, si erano rivelati di Eleanor.
La donna fece prendere uno spavento a quest’ultima, afferrandola dal braccio e trascinandola in una camera. Le tappò la bocca, quando capì che stava per urlare. “Tranquilla, sono Anne.” Disse, tremante.
Il respiro di Eleanor, che precedentemente pareva più veloce, si calmò. Anne spostò la mano.
Gli occhi di Eleanor erano caduti sul viso della donna, che arrossato e umido di lacrime, la fece preoccupare.
“Anne, che è successo?”
Ed Anne sapeva, che se lo avesse detto, Eleanor non si sarebbe meravigliata più di tanto. Erano fatti che, ormai, accadevano con frequenza. La ragazza li conosceva alla perfezione. La ragazza sapeva dei lividi e delle lacrime della signora Styles.
“Ti ha picchiata, di nuovo.” Continuò Eleanor, non avendo ricevuto nessuna risposta. Le si strinse il cuore. Era stanca di vedere Anne soffrire. Una brava donna come lei, non meritava quel trattamento.
“Harry e Louis si amano. Crede sia colpa mia, Eleanor.” Disse la signora, scoppiando nuovamente in lacrime che ormai non poteva più trattenere.
“Non è una tua colpa, Anne.” Le sussurrò la ragazza, abbracciandola.
Il suo corpo sembrava addirittura più piccolo rispetto a quello della giovane. “Non è colpa tua.” Ripeté. Perché era così. Ed era ora di dare fine a quella tragica storia.
“Buongiorno, meraviglia.” Sussurrò, Harry. Il corpo su quello di Louis. Stava dimostrando amore al suo compagno, lasciandogli piccoli baci sulla mascella. Piccoli gesti che fanno iniziare bene la giornata, pensò Louis.
“Buongiorno a te, piccolino.” Sorrise, il più grande, dando poi vita ad uno sbadiglio rumoroso. Non si coprì la bocca per farlo. Harry ne rimase quasi traumatizzato.
Louis notò l’espressione del suo ragazzo e non poté non scoppiare in una fragorosa risata.
Quella risata, così vera, così cristallina era talmente bella da far male ad Harry.
Fu quando Louis si calmò da quelle risa, che Harry gli tolse il respiro con un bacio. Un bacio che gustava di stelle e comete.
Il profumo delle lenzuola mescolato a quello dell’amore invadeva le narici dei due ragazzi, che, anche se a corto di fiato, continuavano a baciarsi come se il tempo non esistesse, come se nessuno conoscesse quel gesto. Solo loro due. Louis ed Harry, che per fare l’amore non avevano bisogno di togliere i vestiti, ma semplicemente di alzare gli sguardi e fare incontrare quelle iridi tra di loro.
La schiena di Harry era liscia sotto le mani di Louis. Talmente bianca che, se solo Louis avesse avuto una penna tra le mani, avrebbe scritto una poesia su di essa.
“Devo alzarmi e lavorare.” Disse Louis, tra le labbra rosse e gonfie di Harry. Ma la stretta che le sue cosce ricevettero, gli fecero capire che alzarsi da quel letto, con il proprio ragazzo sopra, che con i gesti gli pregava di non andare, sarebbe stato difficile. Molto.
“Harry.” La voce di Louis era come il miele. Quello che, sarebbe dovuto apparire come una sorta di rimprovero, risuonò invece, alle orecchie di Harry, come la musica di un’orchestra.
“Non andare, Lou. Stai qui con me. Ti stringo forte forte.” Disse, Harry. A Louis si strinse il cuore. Il suo ragazzo era proprio come un bambino. Non in un senso cattivo.
Quando si è bambini, il cuore parla di più. Prevale l’innocenza e la dolcezza. Quell’abbozzo di maturità così tanto piccolo, da apparire più grande rispetto a quella degli adulti.
E Louis sapeva che, come la sua mamma si prese cura di lui, lui si sarebbe preso cura del suo piccolo Harry Styles. Non quel giorno, non quell’anno, ma in quella vita.
“Puoi stare con me, mentre lav…” ma Louis si interruppe. No, Harry non avrebbe potuto.
E solo due parole gli tornarono in mente per spiegare il motivo: Des e Kate.
Lo sguardo di Harry si spense. I suoi occhi luminosi e raggianti, diventarono un piccolo e buio angolo.
Louis sentì come se il sole stesse per esplodere, lasciando l’intera umanità in un buio freddo e costante.
Avrebbe voluto prendere Harry per mano, difronte a Des, baciarlo e toccarlo.
“Harry, non mi importa, okay? Starai con me. Pulirò quei piatti sotto lo sguardo di quell’uomo e ti bacerò.”
E lo sguardo di Harry si illuminò nuovamente. I sorrisi che apparvero su quei volti furono talmente grandi e brillanti da illuminare quella cupa situazione.
“Baciami anche ora.”
E si baciarono, di nuovo. Ancora e ancora. Pelle nuda e labbra rosee a contatto.
Ma mentre questa situazione, appariva così catastrofica e drammatica, e allo stesso tempo romantica, la cara e dolce Eleanor la sconvolse totalmente. Con Anne al suo fianco, e con la convinzione che Louis fosse già a lavorare, decise di dare una pulita alla stanza del ragazzo. Dopotutto, toccava a lei dare una spazzatina, lì dentro.
“Eleanor, non dovresti bussare prima di…” ma la frase di Anne, non ancora completa, non giunse al momento giusto alle orecchie della giovane.
“Per la miseria!” sbottò Anne, coprendosi velocemente gli occhi.
N/A:
Okay, okay, non uccidetemi!
Buonsaaalve. Sono tornata con un ennessimo cortissimo CAPITOLO.
Perdonatemi.
Purtroppo, vi annuncio, che a breve, la storia terminerà. Credo che ne inizerò una nuova; Ho già qualche idea.
Non aggiorno dopo poco tempo per fare durare, in qualche modo, "di più" questa fanfiction.
Anna, se stai leggendo, ti saluto, rido. I love u, dear.
A presto:D
-Aurora. xx
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Slave - Larry Stylinson Fanfiction.
FanfictionTRAILER: https://www.youtube.com/watch?v=1zhGgqNqyMg Tratto dal capitolo 1: Louis è sempre stato ritenuto diverso dalla massa di giovani, lì, a San Francisco. Erano tutti propensi a divertirsi, a fare feste quasi ogni giorno...Ma Louis era diverso...