Capitolo 20.

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Con il respiro mozzato, Harry credette che quello del padre fosse proprio uno scherzo di cattivo gusto.
Si sforzò di sorridere, ridacchiare nervosamente e guardare quella ragazza dai capelli rossi come il fuoco.
Peccato che, nonostante Harry lo stesse prendendo come una buffonata, il viso di Des era più che serio.
La ragazza non aveva neanche l’ombra di un sorriso su quel viso giovane e apparentemente morbido.
Nessun suono, nessuna risatina nervosa, più; Solo il deglutire di Harry, che spezzò quel silenzio assordante.

“Des, uh, papà, non credo ch-“

“Niente storie, ragazzino. Non è uno scherzo.”

Harry batté più volte le ciglia, confuso e spaventato. Era ancora convinto che quello di Des fosse ancora uno scherzo, ma il cipiglio dal viso dell’uomo non scomparve, e l’espressione della ragazza era ancora troppo seria per essere tale. Iniziò a respirare quasi irregolarmente, a corto di fiato.
Aveva bisogno di Louis, in quel momento, come tutti i momenti.

Louis.

Le lacrime gli rigarono inaspettatamente il viso, bianco come la neve.  Arrabbiatissimo, serrò gli occhi.
Non era Kate che amava, ma Louis, il ragazzo americano, il servo arrivato in quel palazzo come nei migliori dei miracoli. Lui era il suo ragazzo, non lei. Lei non era il suo Lou.
 Scosse la testa e si voltò, per andarsene, per sfuggire a quell’incubo.

“Harry, non permetterti a lasciare questa sala.”

Il ragazzo dai capelli ricci voltò il viso, verso quello del padre. Si avvicinò a lui, il viso contratto in una smorfia molto accigliata. Lo afferrò dalle spalle e lo strattonò talmente forte, da non credere più di avere una presa salda su carne umana. ‘Umana’ era sbagliato da dire, perché colui che Harry stava scuotendo, era un mostro. Un mostro perfido e senza cuore. Un pedofilo, che tradisce la moglie con una ventenne.

“Io amo Louis.” Strillò Harry. Un urlo isterico, che lo fece sembrare pazzo.
Forse lo era. Forse stava impazzendo, perché avrebbe dovuto lasciare Louis per una donna che neanche conosceva, che non amava.

Des, a quella frase, pronunciata con così tanta sicurezza, acquistò forza e spinse Harry contro il muro più vicino. Il corpo del giovane, che veniva considerato alto, possente, si ridusse metaforicamente alla dimensione di una farfalla, con le ali fragili e bianche, quasi spezzate.
Uno sguardo tanto simile, quanto differente, si incastrò a quello del ragazzo dai boccoli castani.
Quest’ultimo chiuse gli occhi, immaginando che Louis fosse lì, immaginando che gli dicesse che aveva solo fatto un incubo e che appena avrebbe aperto gli occhi nessuna presa fosse stata sul suo collo e nessun insulto fosse stato pronunciato realmente. La ragazza, dietro le spalle di Des, rimaneva ferma, senza far nulla. Indifferente.

“Tu ami Kate. La devi amare, o giuro, che ti ammazzo, Harry. Io ti ammazzo.”


Louis era seduto sul divano della sala lettura, il libro ‘Anna Karenina’ stretto tra le mani.
Ne stava accarezzando la rigida copertina, stava sorridendo, pensando ad Harry e alle frasi che con lui aveva condiviso, che a lui aveva dedicato.
Poi un forte dolore allo stomaco, Louis lasciò cadere il libro dalle mani per stringersi il ventre.
Sgranò gli occhi e un brutto presentimento gli si insidiò dentro, infiltrandosi nelle sue cellule, nei suoi muscoli, nelle sue vene. La paura e l’ansia presero il sopravvento, spaventandolo.

Harry.

Cosa stava accadendo ad Harry? Dov’era andato il suo amato? Perché era andato via, con Eleanor, verso quella stanza dalla quale non usciva da un’abbondante ora?
Quelle domande gli occuparono la mente, gli fecero stringere la veste che indossava, con le unghia.
Sospirò e decise di andare a cercare Anne, per chiederle perché avesse quell’espressione spaventata, prima.
Louis non era un ragazzo curioso. Si faceva i fatti suoi e quando spesso la gente gli raccontava qualcosa di personale, lui si limitava ad annuire, lentamente, come se fosse stanco anche solo di fare quel semplice cenno con la testa. Sospirò, si abbassò per riprendere il libro e lo poggiò sul piccolo tavolo.

Quando Louis scorse Anne in lacrime, non capì cosa fosse successo.
Il ragazzo era nel panico. L’unica persona che aveva consolato, durante un pianto, era la sua sorellina minore. Non ci pensò due volte: Attirò la donna tra le sue braccia e la strinse al petto.
Arrossì, quando pensò che la donna che stava abbracciando era la madre del suo amato.

“Anne, cosa è successo?” mormorò Louis, balbettando. Quella paura era tornata e, il suo povero cuore, iniziò a battere velocemente, per l’ansia.
La donna stava aprendo bocca, per poter dire qualcosa, ma poi, successe:

Labbra rosse come petali di rose, pelle bianca come la neve, occhi verdi come la speranza.
Lacrime umide lungo guance rosa, una mano stretta ad una più piccola.
Capelli ricci disordinati, macchie viola sul collo.
Harry. Harry e una ragazza.

“Harry…” Sussurrò Louis. La stretta che aveva sulla donna era più debole, il rossore che aveva sulle guance era svanito. La paura che aveva, era aumentata. Chi era quella ragazza?
Louis non sentì più il cuore, non sentì il suo petto, non sentì il suo corpo.

“Louis. Oh, Louis, amore…” iniziò Harry, mollando la mano della ragazza, per poi avvicinarsi velocemente a lui.
Louis si separò gentilmente dall’abbraccio di Anne e si allontanò da Harry, indietreggiando.
Guardò le guance bagnate dalle lacrime del suo ragazzo e fece un passo in avanti, poi guardò la ragazza incognita che si avvicinò a lui e poggiò le mani sulle sue spalle, e corse via.

“Louis!” urlò Harry, con quel poco di voce che gli rimaneva, con quel fiato non molto sufficiente.
Si scansò malamente dalla ragazza, la quale gli stava attaccata come una sanguisuga e rincorse il suo destino.

Louis stava per sbattere la porta della sua camera, per chiuderla, ma prima che questo potesse accadere, una grande mano la fermò forzatamente. Il ragazzo dagli occhi celesti deglutì, ma quando vide entrare il suo amante dentro la sua stanza, tutte le sue voglie di fuggire, di opporsi, svanirono.
Per un attimo, quando gli occhi di Harry, incontrarono quelli di Louis, quest’ultimo dimenticò anche quella ragazza dai capelli rossi e le labbra imbrattate di un color porpora acceso.

“Non scappare, Louis.” Disse Harry, con la voce che suonava dannatamente roca alle orecchie del diretto interessato.
Si avvicinò al suo ragazzo, poggiò le mani sulle sue guance e ripeté: “Non scappare, Louis.”

E Louis non scappò; Si avvicinò, per far collidere le proprie labbra con quelle di Harry, proprio come i piccoli corpi celesti collidono con l’atmosfera.
Il ragazzo dai capelli ricci poggiò le mani sui fianchi snelli di Louis, e li carezzò, mentre quel bacio, inizialmente semplice, iniziava a diventare qualcosa di più rovente.
Con il dolore tra le gambe, le labbra su quelle di Louis, la lingua intrecciata a quella del proprio amante, Harry sorrise.
Non era di certo il momento più felice di tutta la sua vita, quello che ci fu qualche minuto prima di raggiungere la camera di Louis. Ma nonostante tutto, l’amore che Louis gli stava offrendo e gli offriva sempre, cacciarono per un attimo tutti quei pensieri negativi e quello che la realtà stava diventando.
Louis si separò a malavoglia dalle labbra del suo amante per prendere respiro e lo guardò negli occhi.
L’affetto che brillava in quest’ultimi, scaldarono il petto di Louis.
Guardò il suo viso bello come una melodia di Chopin, le sue labbra piene come le melodie di Beethoven, piene di tensione e passione. Guardò il sorriso che comparse sulle labbra di Harry, dolce come il suono del suo violino.  

“Amo quando quegli occhi si illuminano, amo quando quelle labbra si aprono per parlare o per mostrare un sorriso. Amo quando i tuoi occhi si assottigliano per riflettere a fondo su una frase di un libro. Amo quando ridi, quando suoni i tuoi strumenti, quando mi baci, quando mi assapori, quando mi tocchi. Io amo te, Harry.”

I loro cuori battevano all’unisono, le loro palpebre si chiudevano e si riaprivano nello stesso momento, battendo le ciglia. Le loro mani si unirono, i loro sguardi si fusero, i loro corpi si premettero l’un contro l’altro.
Le lacrime d’emozione che sgorgarono fuori dagli occhi di Harry, vennero asciugate dalle labbra morbide e sottili di Louis.

“E io amo te, Louis.” E non ebbe bisogno di aggiungere altro, perché Louis lo aveva nuovamente attirato a se per poter baciarlo di nuovo.
Petto contro petto, bocca contro bocca. Un desiderio si accese in entrambi i corpi dei ragazzi.
Le sottili dita di Harry si posarono su uno dei bottoni della divisa di Louis, togliendolo dal passante.
Il respiro di Louis era pesante. Si morse il labbro inferiore, mentre guardava le labbra socchiuse di Harry e il suo sguardo concentrato, mentre provvedeva a sbottonare.
Quando Harry ebbe sbottonato la camicia della grigia divisa di Louis, scoprì una delle due spalle e lasciò piccoli baci su di essa, facendo rabbrividire il più grande.
Le labbra del riccio raggiunsero il collo del liscio e quest’ultimo socchiuse le labbra.

“Oh, Harry, c-cosa mi stai facendo?” balbettò Louis, con il respiro accelerato, le palpebre che minacciavano di abbassarsi.

“Shh.” Fu la risposta di Harry, il quale aveva lentamente rimosso la camicia dal corpo del più grande.

Louis sgranò gli occhi e rabbrividì nuovamente, arrossendo, quando le mani del partner si erano poggiate sul suo petto. Aveva paura che Harry avrebbe potuto sentire il battito esageratamente veloce del suo cuore e gli avrebbe potuto dire che stava per impazzire. Fu quando Harry alzò lo sguardo e incontrò quello di Louis, che quest’ultimo capì che quel pensiero era inutile.

“Facciamo l’amore, Louis.” 



N/A:
People! 
Amatemi, ho aggiornato prima di una settimana. 
No, okay. Dovete scusarmi se faccio capitolo brevi, ma è per farli ricchi di metafore e per mettere maggiore ansia. Onestamente, quando leggo capitoli lunghi, mi rimane poco in mente di essi, per questo tendo a farli brevi, ma sostanziosi.
Ecco il capitolo 20. Cosa ne pensate? Secondo voi cosa accadrà nel prossimo? Ok, quest'ultima domanda è stupida. Fatemi sapere, sono curiosa.
Volevo ringraziarvi per tutti i commenti e soprattutto per le parole che ci sono in essi, ricchi di consigli. Grazie, davvero.

Seguitemi su twitter (xhovranx) e vi seguo anche io.
Se volete farmi domande, io sono qui, centah.

A presto. 

-Aurora. xx 

Slave - Larry Stylinson Fanfiction.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora