Capitolo 16.

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Louis deglutì e guardò Harry. Che Anne avesse sentito tutto?
La donna aveva un ampio sorriso disegnato sul volto, e sembrava abbastanza rilassata.
Harry si avvicinò lentamente a lei, mentre invece Louis non riusciva a muoversi.

“No, mamma, non disturbi affatto.” Sbottò Harry, con un pizzico di nervosismo nella sua tonalità di voce che, ad Anne, come sempre, non passò inosservata.

“No, no.” Aggiunse Louis, scuotendo la testa e, un attimo; era ironia quella?

La donna, sorrise ancor di più. Louis notò le fossette sul suo viso paffuto e non poté non sorridere di rimando, quando pensò che erano identiche a quelle di Harry. Notò anche che il taglio degli occhi e il colore delle iridi erano molto simili. Si chiedeva, Louis, se anche gli altri avessero mai notato che anche lui somigliava molto alla sua mamma, Johanna.
Abbassò lo sguardo: Quanto le mancava quella donna. Non la vedeva da mesi e non sapeva neanche come stava.
Un dolore lancinante gli venne al petto e fece di tutto per non pensarci; Non in quel momento.
Quando alzò lo sguardò, notò che gli occhi di Anne, stavano scrutando con attenzione il figlio, fin quando essi non si sgranarono.

“Harry, che ti sei fatto qui?” la donna allungò le dita verso il marchio che Louis lasciò sul collo del ragazzo più piccolo.
Quest’ultimo arrossì talmente tanto, che Louis non riusciva più a distinguerlo dalla porta color ciliegio.
Fece un passo indietro e si coprì il segno con le sue lunghe dita, sorridendo quasi falsamente.

“Mi sono, mh…” iniziò Harry, assottigliando gli occhi per pensare a quale scusa inventare.
Se ci pensava, le bugie che il riccio disse a sua madre, erano davvero poche.
Gli dispiaceva dirle qualcosa che non era vero, ma non sapeva se avrebbe accettato la verità:
Suo figlio, un uomo, amava un altro uomo. Non sarebbe dovuto essere normale, ma Louis era la persona più bella del mondo; Ma non solo esteriormente, ma anche interiormente. Non poteva farci nulla.
Doveva dar colpa solo alla bellezza del suo amante.

“Vi ho sentiti rientrare, stamattina.” Rispose Anne, tergiversando.
Louis ed Harry sbiancarono. Forse Anne sapeva, forse aveva sentito.
Entrambi pregarono di no. Non era ancora il momento della verità; E se avesse dovuta saperla, avrebbe dovuto saperla con le parole dei due ragazzi, non sentendoli rientrare dopo una fuga notturna a suon di schiocchi sulle labbra.

Anne, che notò le espressioni dei due ragazzi, non poté trattenere una sana risata.
Fortunatamente, la donna, non sapeva ancora nulla. Fortunatamente, aveva tergiversato quando stava per scoprire che i denti bianchi di Louis avevano scavato nella pelle altrettanto bianca del proprio figlio.

“Dovreste farlo più spesso. Anche io uscivo di notte quando ero giovane. Tra amici si fa.” Disse la donna, calmandosi.
Alla parola amici, Harry si morse il labbro inferiore, reprimendo un sorriso ebete. Ma non poté nascondere il rosso colore delle sue guance. Louis socchiuse gli occhi, sorridendo dolcemente e annuendo, mentre i ricordi scorrevano nella sua mente.

Harry lo prese dai fianchi, cercando di tenerlo bloccato, in un’inutile tentativo di fargli il solletico.
L’agile corpicino di Louis si dimenò dalla sua stretta e prese i polsi del ragazzo dai capelli ricci, bloccandoglieli dietro la schiena.

“Lou, lasciami!” aveva implorato Harry, in quella stanza vuota che faceva rimbombare quelle dolci melodie che erano le sue risate.

“Te lo puoi sognare!” aveva risposto l’altro, meravigliato dal fatto che nonostante Harry fosse un gigante, a confronto suo, non fosse riuscito a dimenarsi.
Scuoteva inutilmente il suo corpo, cercando di liberarsi dalla sua presa, ma Louis la rafforzò.
Quando sentì la risatina malefica del suo amico, si dimenò con così tanta forza da cadere per terra.
Louis gli cadde addosso ed entrambi scoppiarono in una dolce risata, mentre le loro braccia si cercavano per un caloroso abbraccio.

Rimasero a terra per molti minuti, senza dire nulla. Gli occhi chiusi e le labbra serrate in un sorriso.
La testa di Louis era poggiata sul petto di Harry e le suo orecchie riuscivano a sentire il battito del suo cuore.
Era lento, pacato. Le sue labbra si posarono lì, sulla sinistra del suo petto, proprio dove si trovava il cuore. Louis giurò di aver sentito il battito di esso velocizzare. Sorrise timidamente e socchiuse gli occhi.

“Louis, noi siamo amici, vero?” chiese Harry, ripetendo la stessa domanda che Louis gli fece qualche mese prima.
Gli occhietti dell’uomo minuto, strabuzzarono. Certo che erano amici.
Almeno, era questo che entrambi credevano.
Due amici.
Solo due amici.
Amici.

“Mamma, io avrei voluto avvisarti, ma era tardi.” Mentì Harry, strofinandosi una mano sul braccio, in imbarazzo.

La donna scosse la testa e accolse Harry in un caldo abbraccio.
Louis che vide quella scena, il suo Harry, stretto tra le braccia della sua mamma, abbassò lo sguardo.
Il suo viso si scurì e le sue labbra si incurvarono verso il basso senza che se ne accorse.
Anche lui voleva un abbraccio della sua mamma, la sua presenza.
I suoi occhi si inumidirono e il suo cuore perse qualche battito.

“Louis, Louis, porgimi quella bambola! Ti prego!” esclamò Lottie, disperata nel vedere lontana quella bambola dalle altre. Giaceva su una mensola alta.
Johanna gliel’aveva tolta per punizione, dopo aver disubbidito.
Louis voleva davvero dargliela, ma incurvò le labbra in una smorfia dispiaciuta, scuotendo la testa.
La piccola Lottie, abbassò lo sguardo e scoppiò in lacrime. Quella bambola di pezza era la sua preferita, perché gliela aveva regalata la nonna, che in quel momento era in un posto migliore.
Louis odiava vedere la sua sorellina piangere, così, prese una sedia e, dopo esserci salito sopra, afferrò la bambola di Lottie e gliela porse. Le lacrime della bimba si placarono e sul suo viso spuntò un solare sorriso, che fece sorridere Louis di rimando.

Johanna entrò dentro la camera ed incrociò le braccia al petto, con le sopracciglia corrucciate.
Louis sapeva che si sarebbe preso una bella sgridata da parte della madre, ma avrebbe preferito quello, che vedere la sua Lottie piangere in quel modo.

“Louis, non dovevi permetterti di disubbidirmi.” Sbottò la donna, facendo spaventare Louis, che abbassò in fretta lo sguardo, mentre il suo sorriso sveniva del tutto.
“Ma hai fatto un bel gesto.” Continuò docilmente la donna, attirando il suo piccolo in un caloroso abbraccio.
Uno dei più belli che Louis abbia mai ricevuto.
Si strinse tra quelle calde braccia e chiuse gli occhi, assorbendosi con piacere l’affetto che la sua mamma gli dava.

Louis scosse la testa e, dopo aver girato i tacchi, rientrò velocemente in camera e chiuse forte la porta, facendo sussultare la povera Anne e suo figlio Harry.

Slave - Larry Stylinson Fanfiction.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora