Gli occhi di Louis, potevano benissimo uscire fuori dalle loro orbite. Rimase immobile, come una statua.
Quelle che udì erano soltanto risate. Non erano risate cattive, né false; Erano risate divertite. La voce di Eleanor rimbombava in quella stanza sconvolta.
“Eleanor, al posto di ridere, impara a bussare, la prossima volta.” Disse, Anne, con gli occhi ancora tappati ed una voce più che minacciosa.
Ed Eleanor, si calmò. Il suo viso era deformato in una smorfia divertita. Cercava di non ridere, la poverina.
“Louis, Harry, scusateci.”
Harry rotolò al lato di Louis e portò le lenzuola sopra i loro corpi scoperti. Di solito, Harry, avrebbe potuto mimetizzarsi con le candide lenzuola, data la sua bianca pelle; Ma dal momento in cui il rosso delle sue guance contrastò con quel bianco latte del tessuto, quella volta, l’ipotesi fu negata.
“E’ successo qualcosa di grave?” Mugugnò Harry, abbassando la testa come un cucciolo in cerca di coccole.
Anne non rispose, ma sorrise, mantenendo socchiusi i suoi grandi occhi verdi.
“Buongiorno, piccolina.”
Il visino di Anne si imporporò a quella sentenza. Abbassò lo sguardo, sorridendo. Ai lati delle sue labbra comparvero due profonde fossette.
John la stava osservando, dallo stipite della porta, mentre lei, con un aspetto ancora assonnato, uscì dalla propria camera.
La guardia di turno, pensò Anne, era proprio uno spettacolo.
“Non rispondi?”
Anne, a quella domanda, allora, alzò lo sguardo verso quello della guardia.
Azzurro.
Azzurro come il cielo.
Azzurro.
Azzurro come il mare.
Azzurro.
Azzurro come gli occhi di John.
“Buongiorno a te, John.”
I vent’anni della dolce Anne non parevano pochi ai ventidue della guardia.
Lui la guardava. La guardava come se la conoscesse da cent’anni. Anche se quelli con Anne, erano solo mesi di conoscenza, per lui erano un secolo.
“Ben svegliata. Hai i capelli disordinati.” Disse divertito, il ragazzo.
I capelli ricci di Anne, li avrebbe riconosciuti anche a sei metri di distanza. Non avevano una forma, erano indipendenti e trasgreditori.
Qualunque acconciatura avresti voluto dare ad essi, loro sarebbero tornati su per la loro natura.
Ed Anne, se poté, arrossì ancora di più. Corrugò la fronte e incrociò le braccia al petto.
“Si dà il caso che io mi sia appena alzata e che tu mi stia guardando troppo.”
John scoppiò a ridere, trattenendosi la pancia con una mano.
“Smettila di dimostrarmi quanto mi ami!” Rispose lui, scuotendo la testa in un ghigno divertito.
Anne sbarrò la bocca, incredula. Si avventò sul corpo minuto dell’uomo, volendo probabilmente fare a botte con lui. Come si permetteva?
Anne era una ragazza silenziosa, anche troppo. E timida. Ma bastava una semplice parola sbagliata a solleticare la sua ira, che lei scoppiava come una bomba atomica.
John l’afferrò dalle braccia e la bloccò tra il suo corpo e il muro.
L’ira di Anne svanì come neve in estate e tutte le sue forze vennero portate via da un paio di occhi azzurri.
Le guance della ragazza vennero tastate da dita lunghe ed esperte e le sue orecchie sedotte da una voce cristallina.
“Non volevo offenderti, Anne.” Iniziò. “Anzi, tutto il contrario. Io, con quella battuta, volevo nascondere qualcosa di più grande…”
Anne deglutì, chiudendo gli occhi. Se avesse continuato a tenerli aperti, quell’azzurro le avrebbe risucchiato quelle poche forze rimastegli, anche solo per respirare.
“Anne, io ti amo. E lo so che sono solo mesi, che non mi conosci neanche. Ma quelle fossette, quelle labbra rosse, quegli occhioni verdi, mi hanno fatto cadere in una grande buca piena di cuori e fiori. E, oh, caspita, sembrerò smielato e anche patetico, ma è la verità, Anne. Non posso negare tutto questo. Io non so cosa sia l’amore; Ma posso solo dirti che l’amore siamo noi. Oh…Forse ora sto davvero esagerando.”
Ma il sorriso di Anne, i suoi occhi chiusi, il suo respiro affannato, gli dicevano di continuare.
“Mi sono innamorato di te, Anne Cox. Perdutamente, e ho perso ogni strada di ritorno da questo sentimento. Non riesco ad uscire da tutto questo, perché quegli occhi verdi mi tormentano la notte, quelle labbra baciano il mio viso nei miei sogni. E io…”
Ma la sua dichiarazione venne interrotta; Le labbra di Anne erano sulle sue.
E in quel momento, John, pensò che quello fosse un altro dei suoi sogni. Quei sogni in cui Anne, priva di ogni timidezza lo prendeva dalle guance e lo baciava. Quei sogni in cui Anne gli diceva ti amo.
Ma Anne, in quel momento, non ebbe bisogno di dirgli ti amo, perché volle dimostrarglielo. Volle dimostrare una cosa che neanche lei sapeva, perché lei non conosceva i suoi sentimenti. Lei non conosceva l’amore.
Così lo strinse dalle spalle, e lo fece camminare in indietro, verso la porta aperta della sua camera, che, quando quei quattro piedi furono dentro quest’ultima, venne chiusa a chiave.
L’uomo alzò lo sguardo verso quello della sua-quasi- donna. Prese la sua mano e la strinse.
Capì le intenzioni di Anne, e volle fermarla. Lei non lo amava, lei non lo voleva, lei non “Ti amo, ti voglio.”. Disse.
E allora John pensò che lo abbia detto senza rifletterci; Così, mentre le dita della ragazza erano sulla sua camicia, lui la bloccò.
“Anne, non fare una cosa di cui tu puoi pentirti in seguito.”
Anne, a quelle parole, si arrestò. Pensò, inventò con la forza della sua fantasia quale sarebbe stato il momento dopo aver fatto quel gesto con John.
Vide solo fiori e cuori. E sorrise, perché era quello che voleva.
Fiori e cuori. E riprese, Anne, sbottonando la camicia della guardia.
“Se mi scoprono sono fritto.” Balbettò, l’uomo, ormai arreso alle voglie di Anne.
Anne che era una sognatrice, una romantica. Nonostante non sapesse nulla dell’amore.
La ragazza ampliò ancora di più il suo sorriso e “Zitto e fammi tua.”
E John ascoltò le sue parole. La prese in braccio e la poggiò sul letto.
La svestì, lentamente, facendo attenzione ad ogni centimetro di pelle bianca come la neve.
E si svestì anche lui, con ancora più lentezza, per dar tempo alla ragazza di decidere se scappare o rimanere il quel momento. Magari anche per sempre, se fosse stato per l’innamorato John.
E si baciarono di nuovo. Bocca contro bocca, pelle contro pelle.
John si distese sul letto. Anne stava su di lui, più bella di sempre. Con i capelli ancor più disordinati, ma meravigliosa. E quando la vide muoversi sopra di se, mentre era dentro di lei, pensò che fosse ancor più bella, una favola.
I movimenti della ragazza erano impacciati, ma sorrideva. Si sentiva sicura di se.
E John capì allora che non c’era bisogno di dire ti amo con le parole. Anne lo amava con il sorriso.
Anne gli aveva donato la sua verginità, come se lei sapesse già che l’uomo che ci sarebbe stato dopo, non l’avrebbe amata.
E fu il bussare di una porta a rovinare il momento. Si rivestirono velocemente. John si nascose sotto il letto. Anne aprì la porta: Suo padre.
“Anne, è arrivato qui un uomo, per te.”
Anne corrugò la fronte e deglutì.
Percorse il corridoio e arrivò nella sala degli ospiti, senza fiatare.
Un ragazzo era lì, in piedi. La stava guardando, ed Anne, si chiedeva chi fosse.
“Anne, ti presento Des, il tuo fidanzato.”
“Mamma? Mi rispondi?”
“No, amore mio, nulla di grave. Sono qui per raccontarvi un’altra storia.”
N/A:
BUON POMERIGGIO.
Come state?
Ho pubblicato!
Come vedete, abbiamo altre rivelazioni in questo capitolo. Capirete mooolte cose.
Vorrei il vostro parere.
Scusate il ritardo, comunque.
Volevo salutare Anna la mai love (I LOVE YOU), Meli e Giorgia che leggono sempre e tutti voi (xk sn smptc.)
Seguitemi su twitter, se volete. Sono @xhovranx .
A presto!
-Aurora.xx
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Slave - Larry Stylinson Fanfiction.
FanfictionTRAILER: https://www.youtube.com/watch?v=1zhGgqNqyMg Tratto dal capitolo 1: Louis è sempre stato ritenuto diverso dalla massa di giovani, lì, a San Francisco. Erano tutti propensi a divertirsi, a fare feste quasi ogni giorno...Ma Louis era diverso...