Capitolo 10.

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C’era d’ammettere che quella volta non fu facile, per Louis, servire tutta la colazione alla famiglia al completo.
Era in imbarazzo. Si sentiva continuamente osservato e, soprattutto, si sentiva giudicato. Louis spesso si faceva paranoie inutili. Sentiva Anne fissarlo, ma lui non notava che lo sguardo di quella donna era intenerito e pieno di ammirazione; Lui semplicemente era intimorito.
Non riusciva più a capire cosa gli stesse succedendo, perché Harry lo faceva sentire così vivo, così gioioso.
Non ne aveva idea. Per Louis, avere un amico, era una grande esperienza, ma non sapeva ci si sentisse così a voler bene a qualcuno.

Harry era seduto sul suo sgabello e, sopra le sue gambe, sedeva Louis, con uno sguardo meravigliato e il viso notevolmente rilassato. Si trovavano difronte al pianoforte. Louis, con la schiena poggiata sul petto di Harry, stava osservando in che modo le lunghe dita di Harry sfiorassero quei tasti, stava ascoltando la melodia che il ragazzo riusciva a produrre.
Louis in quel esatto momento, voleva essere al posto del pianoforte. Voleva essere toccato, accarezzato. Voleva essere il generatore della melodia che Harry stava suonando.
Harry si sentiva davvero felice; Aveva accanto il suo unico amico, sentiva il suo calore e gli stava mostrando come sapesse suonare. Era davvero una risvolta, perché Harry, da un bel po’ di anni, suonava soltanto quando era da solo. Non voleva nessuno attorno, voleva semplicemente stare con il violino o con il pianoforte. Si rinchiudeva nel suoni melodici dei suoi strumenti musicali.
Effettivamente, alla fine, anche quel giorno era da solo con la sua amata musica, con la melodia più bella: Louis.
Non importava quanto bello potesse essere suonare la Nocturne in b-flat minor, Op. 9 No. 1, perché Louis sarebbe stato sempre più bello. Più bello di quella melodia, più bello di quella giornata, più bello di qualsiasi altra cosa.

“Mi piacerebbe suonare il pianoforte. E’ davvero meraviglioso, Harry.” Disse Louis, continuando a guardare Harry che non interruppe la sua dolce suonata, ma che sorrise, socchiudendo gli occhi. Continuava a suonare, ad occhi chiusi, con il sorriso sulle labbra, lasciandosi trasportare dall’abitudine.

“Meraviglioso come te, Louis.” Sussurrò Harry, che alla fine interruppe quella melodia. Aprì gli occhi e trovò un Louis dalle guance color porpora. Non aveva accennato neanche un sorriso; Louis era davvero imbarazzato, dopo quello che era successo, o meglio, che stava succedendo nel giardino.
I due ragazzi erano nel silenzio più totale, si stavano guardando, com’era solito fare; come se per respirare avessero bisogno di osservarsi.
Harry, poi, prese la mano del più grande e la poggiò sui tasti del pianoforte, senza farglieli premere. Alzò con delicatezza uno dei suoi indici, e, piano lo premette sul do, poi sul re, poi sul mi, sul fa, sul sol, sul la e infine sul si.
La mano di Louis tremava leggermente. Era emozionato; Non aveva mai toccato un pianoforte in vita sua e mai ne vide uno dal vivo. Harry lo stava guidando successivamente, in una semplice melodia senza accordi.
La dolcezza di Harry riuscì a rivestire le ossa del ragazzo più grande, che avendo più o meno imparato il motivetto, anche se sbagliando qualche nota o andando lentamente, iniziò a suonarlo da solo.
Il riccio ne fu fiero. Guardava come le dita piccole e sottili di Louis si muovevano timidamente sul pianoforte. Gli faceva tenerezza. Nonostante fosse più grande di due anni rispetto a lui, sembrava piccolo e fragile. Harry non conosceva perfettamente Louis, ma lo conosceva abbastanza da poter diventare la sua corazza. Nonostante il riccio, non fosse una persona fortissima e coraggiosa, voleva essere la forza di Louis.
Voleva essere l’angelo custode di quell’angelo.

“Ecco; Così Lou.”
Il momento iniziava ad essere un po’ divertente, perché Louis, voleva imparare altre cose un po’ più ardue da suonare ed Harry lo accontentava; Solo che il ragazzo più grande non riusciva ad eseguire correttamente tutte quelle melodie.
La fragorosa risata uscì dalla bocca di entrambi quando Louis, dopo aver sbagliato più volte a pigiare un tasto dello strumento, ci riuscì ed esultò.

A quel punto, entrò Gemma nella stanza. Aveva i capelli raccolti in una coda e le guance rosse per il freddo.
Era per caso un vizio non bussare prima di entrare?
La ragazza, notando come i due ragazzi fossero messi, come le loro risate ne formassero una sola, come si guardavano, arrossì maggiormente e assunse un’espressione desolata.

“Scusate ragazzi, non volevo interrompervi in questo modo. Potreste seguirmi un attimo?”
Gli sguardi di Harry e Louis erano palesemente confusi, ma senza esitare, si alzarono da quello sgabello.
Al ragazzo riccio iniziò a mancare il calore del corpo di Louis sul suo. Voleva rimanere lì, seduto, con Louis poggiato su di lui e la musica del pianoforte a riempire le loro orecchie.
Perché avrebbero dovuto seguire Gemma? Questo non lo sapevano, ma dall’espressione della ragazza, capirono che non era nulla di grave.
La seguirono per il lungo corridoio, nel più silenzio totale, fin quando non si ritrovarono nella camera da letto di Anne e Des. Harry sembrava preoccupato e Gemma lo notò, ma per rassicurarlo, si avvicinò a lui e gli disse in sottovoce “Non ho idea di cosa voglia parlarci, ma non è nulla di preoccupante”, sorridendo ampiamente.
Harry era più rilassato e, Louis, a quella vista si rilassò anche. Era come se quei ragazzi fossero un uomo e uno specchio.
Dopo due minuti, nella camera, fece il suo ingresso Anne, con un viso sereno e un sorriso a ornarglielo.
Salutò i due ragazzi e subito dopo, si sedette sul letto. Aveva l’aria tranquilla, serena e, a dir la verità, sembrava anche spensierata.

“Sedetevi, ragazzi.” Disse la donna, battendo una mano sul letto, accanto al suo posto. Louis ed Harry si guardarono straniti, mentre invece, Gemma, aveva subito capito cosa stava per accadere. Quel pensiero la fece sorridere. La sua mamma, nel giro degli anni, non era proprio cambiata nei suoi modi di fare, nonostante quei brutti periodi che viveva.
I due ragazzi si sedettero in silenzio accanto ad Anne, mentre invece Gemma, si affrettò ad uscire.

“Gemma, rimani!” aveva esclamato Anne, allegra. La ragazza che era già fuori dalla porta, rientrò dentro la camera e, sorridente, prese posto accanto a Louis. Harry notò il braccio della sorella stringersi attorno il braccio del suo amico. Aggrottò la fronte e si schiarì la voce. Louis si voltò verso Gemma e le sorrise dolcemente, poi lei ricambiò. Tutti quei gesti, fecero quasi arrabbiare Harry, che mettendo un broncio, aveva incrociato le braccia al petto. Il più grande, successivamente, notò l’espressione di Harry e si preoccupò. Qualcosa l’aveva sicuramente fatto rabbuiare, ma Louis non capiva perché. Era forse per il discorso che Anne avrebbe fatto? Eppure era strano, perché Anne sembrava abbastanza felice per dare una brutta notizia.

“Harry, è tutto ok?” sussurrò Louis, accanto al suo orecchio. Harry, che era geloso da morire del suo amico, voltò la testa dall’altro lato. Anne, come sempre, stava osservando tutto e, da perfetta cupido, richiamò Gemma e la invitò a sedersi accanto a se. Per Harry, fu un esulto interiore. La ragazza scostò il suo braccio da quello di Louis e si alzò, rivolgendo uno sguardo dispiaciuto al ragazzo liscio.
Non appena la ragazza dai lunghi capelli biondi, prese posto accanto la madre, Harry, guardandola, poggiò involontariamente una mano sulla coscia di Louis, stringendola appena. Louis a quel contatto si tese ed Harry non se ne era neanche reso conto; Era la sua gelosia ad agire, voleva Louis tutto per se. Voleva essere il solo a poter toccare Louis, il solo a poter abbracciarlo, il solo a poter guardarlo intensamente. Louis aveva sentito una scarica elettrica lungo il corpo. Harry non lo aveva mai toccato in quel modo, ma a Louis, non dispiaceva. C’era qualcosa in fondo e Louis non la capiva, come non capiva perché si sentisse così ogni volta che Harry, anche per sbaglio, lo sfiorasse. Non capiva perché i suoi occhi verdi lo ipnotizzavano.
Harry non si era mai comportato così con qualcuno e Anne, che stava osservando tutti i movimenti del figlio, sapeva che anche se non avesse mai avuto un amico, il suo atteggiamento non sarebbe stato quello. Lo conosceva e lo sentiva. Anne sentiva quella tensione che c’era nell’aria, vedeva come i due ragazzi pendessero l’uno dalle labbra dell’altro.
Harry e Louis erano attratti l’uno dal l’altro, ma non se ne rendevano conto. Anne arrivò a pensare anche che quello sarebbe potuto essere amore.
Anche un cieco l’avrebbe notato. Tutti l’avrebbero notato. Tutti tranne Harry e Louis.

La donna aveva sempre raccontato delle storie d’amore ai suoi figlioletti, ma sicuramente, per capire, erano troppo piccoli. In quel modo, lei voleva spiegare loro cosa fosse l’amore e cosa si concentrasse attorno ad esso. Anne era una sognatrice nata, una femmina fantasiosa.
Né Harry né Gemma avevano incontrato l’amore e non sapeva nemmeno se quei due sapessero cosa fosse davvero quel sentimento, così, in quella bella giornata, capendo che sia Harry che Louis, dell’amore non ne sapevano nulla, Anne decise di riproporre loro quelle storie che Harry e Gemma da piccoli amavano. Anne voleva vivere con i suoi occhi un amore che non le apparteneva e che non aveva mai avuto. 


N/A:

Salve a tutti!
Mi devo scusare per due motivi:
1) Non aggiorno da un bel pò di giorni.
2) Questo capitolo fa cagare.
Non ho avuto molte idee, non avevo molta ispirazione. Ne sono delusa, se devo essere sincera, ma spero che vi piaccia comunque. Che ne pensate?
Avete notato la copertina nuova?

Ah, ho cambiato il nickame di twitter. Chiunque volesse seguirmi, sono @xhovranx. Seguo tutti.
Fatemi sapere le vostre opinioni. Grazie di esserci sempre.
A presto!

-Aurora xx.

Slave - Larry Stylinson Fanfiction.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora