Capitolo 8.

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Louis passò quell’intera mattina a raccontare ad Harry di se stesso.
Iniziò dall’amore che provava per sua madre al motivo per il quale era diventato un servo al palazzo.
Harry non immaginava fosse stato per colpa di un terremoto, anche se, non era proprio una colpa, perché per Harry l’arrivo di Louis era stata una delle cose più belle che gli potessero capitare. Louis, era la cosa più bella che gli fosse capitata, in assoluto. Harry aveva sempre desiderato aver qualcuno al suo fianco, che lo capisse e confortasse. Harry aveva un amico, finalmente; Un amico talmente meraviglioso da stravolgere tutti quanti; Ma si chiedeva se era giusto pensare che un amico fosse l’uomo più bello di tutta la sfera globale. Harry non capiva perché ogni volta che Louis era accanto a lui, il suo stomaco andava in subbuglio, la sua saliva veniva a mancare e il suo cuore, piuttosto che battere, martellava. Non aveva mai provato un sentimento così; Forse perché dopotutto non aveva mai avuto un amico o un’amica, forse perché era felice.
Non capiva neanche perché con Louis fosse riuscito a creare un rapporto più solido, rispetto ad Eleanor.
Il ragazzo americano era arrivato solo da pochi giorni, e già aveva colmato alcuni vuoti del piccolo Harry.
Eleanor si trovava lì da tre anni e mezzo. Prima di fare la vita della serva era una ragazza normale e benestante, ma non appena qualcuno uccise i suoi genitori e rubò le loro fortune, Eleanor, fu costretta a scappare e condurre una vita molto diversa da quella che aveva prima. Ad Harry non piaceva l’idea di condividere segreti, opinioni e pensieri con una ragazza che non facesse parte della famiglia, perché non avrebbe capito. Secondo Harry, maschi e femmine ragionavano diversamente e, ovviamente, piacevano cose diverse. Harry voleva qualcuno che avesse i suoi stessi giusti e l’avrebbe potuto capire e, Louis era la persona giusta.

“Sai suonare qualche strumento, Harry?” il sussurro di Louis era quasi impercettibile. Louis sussurrava le sue parole, perché solo Harry doveva sentirle. Il riccio aveva la testa poggiata sulla sua spalla e Louis gli stava carezzando i capelli, godendosi quei lucenti e morbidi boccoli sotto il tatto. Harry aveva un viso angelico. Il liscio voleva venerarlo, accarezzarlo, tastarlo con le labbra. Voleva sentire la morbidezza del viso di Harry, voleva sentire il calore delle sue guance quando arrossavano.

“Il violino e il pianoforte.” Sussurrò a sua volta Harry, rilassandosi sotto il tocco del maggiore.
Harry imparò a suonare il pianoforte all’età di dieci anni e il violino all’età di quattordici.
Quando il ragazzo non voleva esprimersi con le parole, si esprimeva con le note, chiudendosi a chiave dentro la sala musicale.

Louis pensò alle dita di Harry sui tasti del pianoforte e il violino nella sua incavatura tra testa e spalla.
Voleva vedere qual era l’espressione del ragazzo quando dava vita agli strumenti, voleva sentire le melodie che Harry riusciva a riprodurre con uno strumento oltre che con la sua sola voce.
“Voglio sentirti un giorno, ti prego.” Lo supplicò Louis, continuando a carezzare la sua chioma.

“Certo, Louis.” Mormorò Harry, alzando lo sguardo verso quello dell’altro, il quale lo guardava felice.
Harry amava quell’espressione di Louis. Avrebbe dato tutti i suoi beni pur di vederlo sempre in quel modo.
Harry aveva –sfortunatamente- avuto modo di vedere Louis in lacrime, triste, e non voleva rivederlo in quello stato un’altra volta; Voleva un costante sorriso su quelle bellissime labbra.

Dopo quella risposta, i due rimasero in silenzio.

“Louis, noi siamo amici?”

Louis sentì il cuore scoppiettare nel petto. Sorrise timidamente al riccio e fece scorrere l’indice lungo il suo viso, facendolo rabbrividire. “E’ ovvio.” Mormorò il liscio e subito, sbocciò un sorriso sulle labbra di rosa di Harry.  
Louis concesse una dolce carezza alla guancia del riccio, che socchiuse gli occhi e sospirò di sollievo, come se quel tocco fosse stato tutto quello di cui aveva bisogno e finalmente lo aveva avuto.


Era mezzogiorno, l’ora di pranzo. Louis ed Eleanor stavano porgendo i piatti colmi di cibo alla famiglia Styles. Des non aveva alzato neanche un attimo lo sguardo, il che sembrava strano agli altri membri della famiglia. Gemma stava discutendo in sottovoce con Harry, mentre invece Anne stava sorseggiando dell’acqua da un bicchiere di cristallo. Non appena tutti i piatti furono serviti, Louis ed Eleanor sgattaiolarono dalla sala da pranzo. Louis stava andando verso la sala accanto, ma Eleanor lo prese per il polso e iniziò a trascinarlo in tutt’altra direzione.

“Eleanor, ma cosa..”

“Shh.” Lo interruppe Eleanor, facendolo entrare dentro la propria camera. La ragazza chiuse la porta a chiave e sospirò. Louis aggrottò la fronte, ma Eleanor gli fece gesto di sedersi sul letto.
La camera di Eleanor non era tanto diversa da quella di Louis, era solo un po’ più spaziosa e il letto era leggermente più morbido.

“Adesso tu mi spieghi.” Disse Eleanor, con tono da curiosona. Si sedette accanto a Louis e balzava nervosamente attendendo una risposta. Quest’ultimo era ancora più confuso. Cosa doveva spiegare ad Eleanor?
Il ragazzo fece silenzio e guardò scettico la ragazza che abbassò le sopracciglia e smise di balzare. “Con Harry, Louis!” esclamò. Louis non parlò.

“Eravate insieme prima.” Spiegò Eleanor.

“E allora?” Louis alzò un sopracciglio.

“Come e allora?” chiese Eleanor, scimmiottando le parole di Louis, per poi inumidirsi le labbra. “Harry è un tipo solitario. Era allegro quando eri con lui. Mi spieghi cosa hai fatto che io non sono riuscita a fare?” Sporse il labbro inferiore, incrociando le braccia al petto.

“Non ho fatto nulla, El, ma, cosa non dovresti essere riuscita a fare tu?” sorrise il ragazzo dagli occhi color cielo.

“Harry non vuole amici e credo che tu sia suo amico.”

Ad un certo punto, Louis ricordò la domanda di Harry di qualche ora prima. Davvero era il suo unico amico? Se era la verità, Louis era più che felice. Certo, non si aspettava che Harry fosse un tipo solitario, come non si aspettava del fatto che abbia voluto stringere amicizia solo con Louis. Era così diverso dagli altri? 

“Si, sono suo amico…” disse il ragazzo, a bassa voce, grattandosi la nuca.

Eleanor sorrise e tirò delicatamente la guancia di Louis, pizzicandola dolcemente. “Allora devi essere davvero speciale, Lou.” Sussurrò sincera, la ragazza, guardando negli occhi il suo amico.

Louis a quelle parole avvampò. Ma cosa aveva di tanto speciale? Perché Eleanor lo considerava tale?
Tante domande stavano facendo un tour nel cervello di Louis, il quale sorrise ebete.

“Aspetta, non sei più di un amico, vero?”

Louis non realizzò la richiesta di Eleanor e sollevò un sopracciglio, ma non appena capì, sgranò gli occhi e iniziò ad agitare le mani davanti al viso in segno di negazione.

“Oh santo cielo, no!” Urlò quasi Louis, con le guance che gli andavano a fuoco.
Che domanda era quella? Un ragazzo che ama un altro ragazzo. Esistevano quelle persone?
Louis dell’amore tra uomo e donna non ci aveva mai capito nulla, figuriamoci tra uomo e uomo!

“Come ti viene in mente?” chiese Louis, mentre le risate di Eleanor riempivano la sua stanza, facendola apparire più colorata. La ragazza non rispose, ma semplicemente diede una lieve pacca sulla schiena del ragazzo. Quest’ultimo continuava a non capire. Certo che Eleanor era davvero una ragazza strana.

“Eleanor, tu hai qualcuno che ti ama?” chiese Louis, piegando la testa di lato con l’espressione di un bambino che vede per la prima volta una fiammella.

“Oh, andiamo Louis! Non voglio qualcuno che mi ami; Mi basta qualcuno che mi voglia bene e sto abbastanza bene. Ma comunque sia, non ho nessuno che mi ami, almeno, nessun dichiarato.” Ridacchiò Eleanor, dando un leggero pugno sulla spalla di Louis, il quale fece una finta smorfia di dolore, dandole poi un buffetto sulla nuca.

“Hey!” esclamò Eleanor, ridacchiando.

“Hai iniziato tu!” Disse Louis, alzando le mani, come a far capire che lui non c’entra nulla.

Eleanor scoppiò a ridere, ma poi qualcuno bussò alla porta e nella stanza calò il silenzio.

“Chi è?”

“Eleanor, apri, sono Gemma.” Disse la persona dall’altro capo della porta. Eleanor si alzò e andò ad aprire la porta. Gemma si scaraventò dentro la stanza saltellando e da quanto era presa dalla frenesia, non si accorse neanche della presenza di Louis. Teneva una lettera tra le mani e aveva un sorriso largo da un orecchio all’altro. “Guarda cosa mi ha mandato Nathan, il mio amore!” esclamò, sventolando la lettera difronte il viso di Eleanor.
Dopo neanche un minuto, Gemma voltò il viso e trovò Louis. La povera ragazza sbiancò e si calmò, schiarendosi la voce.

“Hey, Louis…” sforzò un sorriso, salutando il ragazzo difronte a se. Aveva scoperto il nome del suo amato.
Gemma aveva un ragazzo, ma lo teneva nascosto a tutti quanti, tranne ad Eleanor. Gemma si fidava solo di lei e le raccontava di tutto e di più. “Louis, non lo dire a nessuno. Ti prego, ti prego, ti prego, ti prego!” esclamò Gemma, poggiando il palmo di una mano sull’altro, in forma di preghiera.
Louis non riuscì a trattenere la risata e scoppiò a ridere. Gemma era preoccupata, ma poi Louis annuì e tra una risata e l’altra disse “Tranquilla, Gemma, tutto ok.” Sorrise ampiamente.
A Gemma gli stava già simpatico.


N/A:

Salve a tutti! Eccomi qui, gne.
Come state oggi? Io male, di nuovo. Oggi ho avuto compito di latino ed era difficile. CAPITE? Basta, sono arrabbiata.
Comuuuunque, ecco a voi l'ottavo capitolo. Vi piace?
Vi ringrazio per aver commentato e per tutti i complimenti che mi fate, vi adoro. 
Non so cosa farei senza di voi. 

A presto, gentaglia.

-Aurora xx.

Slave - Larry Stylinson Fanfiction.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora