«Minho, non puoi continuare così.»
Il nominato sbuffó sonoramente e girò il busto in modo da dare le spalle alla sorella.
Era passata una settimana esatta da quando aveva incontrato Jinyoung in quel caffè, e la situazione non si era mossa di una virgola.
Il minore aveva provato più volte a convincere il suo fidanzato a far rientrare Minho in squadra, evidenziando il fatto che questo lavoro era l'unica cosa che gli permetteva di distrarsi e non pensare a cosa stesse passando Jisung. Solo che Chan era irremovibile, non voleva cambiare idea.Minho era costretto a passare i suoi giorni chiuso in casa, avvolto da quella orribile malinconia, che provava ogni singola volta che guardava lo spazio vuoto accanto a sé.
Aveva pianto così tanto che non erano rimaste lacrime nei suoi occhi, non trovava la forza nemmeno per fare quello.
«Lasciami stare.» borbottò affondando il viso sul cuscino bianco di Jisung, sperando in qualche modo di poter sentire di nuovo il suo dolce profumo.
«No che non ti lascio stare. Scordatelo. Mi rifiuto di lasciarti in questa situazione, so che ti manca Jisung ma devi andare avanti finché non lo troveranno!»
«E cosa vuoi che faccia, sentiamo.» disse Minho voltandosi verso la sorella.
«Esci da questa fottutissima casa per cominciare. Fatti in giro, prenditi qualcosa da mangiare, fai shopping, qualsiasi cosa. Ma non rimanere chiuso in camera da letto, con le finestre sbarrate e completamente solo, ti poterai al suicidio così.» spiegò Sooyeon, passando la mano sulla spalla del ragazzo.
«Sono a tanto così da-ahia!»
Minho si toccó il punto colpito sulla fronte.
«Non provarci nemmeno a dire una cosa del genere, o giuro su Dio che ti infilo il gatto su per il naso.» borbottò Sooyeon incrociando le braccia al petto «Forza, alzati.»
Il maggiore si alzò dal letto e ridacchiò notando il viso imbronciato della sorella, così si avvicinò a lei e la abbracciò.
«Scusa.» disse accennando un sorriso.
«Minho.» Sooyeon lo guardò negli occhi per poi avvicinarsi al suo orecchio «Puzzi.»
«Acida. A-C-I-D-A.» esclamò Minho ridendo, allontanandosi da lei per annusarsi la maglietta, facendo subito dopo un verso di disgusto.
Si chiuse in bagno, senza prendere nemmeno i vestiti puliti e dopo essersi spogliato entrò dentro la doccia, aprendo immediatamente il getto d'acqua calda, emettendo un sospiro di sollievo nel sentire i suoi muscoli rilassarsi in quel modo.
***
«Va bene, a dopo.»
Minho salutò la sorella e uscì di casa, strizzando leggermente gli occhi, non era abituato a tutta quella luce.
Guardò la sua moto, indeciso se prendere quella o farsela semplicemente a piedi, poi però scelse la seconda opzione e iniziò a camminare verso una meta indefinita.
Il suo ragazzo occupò la maggior parte dei suoi pensieri, come al solito. D'altronde, non c'era un istante in cui non pensasse a Jisung, a cosa stesse passando, sperando con tutto il suo cuore che fosse ancora vivo.
Aveva una sola possibilità di trovarlo, e l'aveva persa, facendosi sospendere dall'indagine.
Senza rendersene conto, il moro immerso nei suoi pensieri più profondi, attraversò il semaforo col rosso, guardando dritto davanti a sé con sguardo completamente perso. Minho non era lì in quel momento, era nel suo mondo, non in mezzo alla strada con i clacson delle macchine puntati addosso.
Non appena sentii il rumore assordante di una ruota strisciare a terra, sbatté più volte gli occhi e si guardò intorno, facendo un balzo quando notò il furgone fermarsi proprio davanti a lui.
«Ma sei impazzito ragazzo!! Levati dalla strada prima che qualcuno ti investa per davvero!»
Esclamò l'uomo al volante, emettendo un sospiro di sollievo nel sapere di non aver ucciso nessuno.«M-mi scusi.» disse Minho correndo velocemente verso l'altra sponda, fermandosi nel marciapiede.
Sono fuori solo da venti minuti e stava per mettermi sotto un furgone...
Pensò grattandosi la nuca imbarazzato.
«Amico, hai un aspetto orribile.» si sentii dire.
Minho passò le dita delle mani sui suoi occhi, sbuffando per tutta quella frustrazione.
«Non me ne parlare.» borbottó alzando subito dopo lo sguardo. «hey ma-»
Si guardó intorno, cercando di capire chi avesse parlato e da dove proveniva la voce, ma non vide nessuno intorno a lui.
«Sono qui in basso, imbecille.»
Minho abbassò lentamente lo sguardo, inclinando il viso di lato quando notò il ragazzino dietro un enorme cancello di metallo, che sbatteva continuamente la faccia sul muro, in modo delicato.
«Che diavolo stai facendo, ragazzino?» chiese il maggiore incrociando le braccia al petto.
«Sto cercando di uccidermi nel modo più lento possibile. Proprio come te.» disse il giovane, poggiando la testa sul cancello per guardare meglio Minho.
«Io non sto cercando di uccidermi che stai dicendo!»
«Ma se stavi per farti mettere sotto da un furgone cinque secondi fa.» borbottò sedendosi sopra il ceppo tagliato di un albero.
Minho si avvicinò ancora di più al cancello dove si trovava il bambino e lanciò uno sguardo alla targhetta situata sul muro.
"Orfanotrofio"
«È per questo che stai sbattendo la testa al muro da un ora? Tsk, pensavo peggio.»
Il ragazzino agganciò le mani alle sbarre nere del cancello e guardò malissimo il più alto.
«Disse l'imbecille che ha cercato di farsi investire in mezzo alla strada.»
«Senti ragazzino, non dovresti rispondere in questo modo ad un agente di polizia-»
«No! Senti tu! Sono costretto a stare in questo schifo di posto per tutta la vita, fammi divertire almeno un pò.»
Minho sbuffò stringendosi al cappotto marrone.
«Cerca di non abituarti troppo ragazzino.» borbottò prima di voltarsi e andare via.
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༄𝐏𝐫𝐨𝐟𝐢𝐥𝐞𝐫 𝟐 ~𝐌𝐢𝐧𝐬𝐮𝐧𝐠
Hayran Kurgu⋇⋆✦⋆⋇ ⋇⋆✦⋆⋇ ⋇⋆✦⋆⋇ ⋇⋆✦⋆⋇ 『 Sequel di "Profiler"』 □ Attenzione: boy×boy smut angst contenuto per adulti [❀]: «Se siete sensibili, vi prego di non leggere e di tenere i vostri commenti del cazzo via dalla mia vista, grazie e buona lettura :) » ~@_Minh...