Capitolo 23

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Hermione si risvegliò stretta contro il petto di Draco. Dai raggi di sole che entravano dalla finestra dedusse che era giorno inoltrato. Nonostante la più che piacevole sensazione di essere avvolta tra le braccia del serpeverde, Hermione Granger non è mai stata quel tipo di persona che ama dormire fino a tardi.
Vista la situazione in cui si trovavano adesso, oziare non era un lusso che potevano permettersi.

Non riuscendo tuttavia a trovare il coraggio di separarsi dal saldo abbraccio del giovane, la grifona chiuse gli occhi, organizzando mentalmente la giornata stressante che li attendeva. Si sarebbero dovuti matereliazziare ad Hogsmeade, possibilmente in serata, in modo da non dare nell'occhio. Dopodiché avrebbero camminato fino ad Hogwarts e parlato con la Mcgrannit.

La sera precedente Draco aveva detto che il dr. Niewald e i suoi complici erano stati arrestati, ma il mandante dietro tutti loro era invece rimasto impunito.

Guardò il volto addormentato che giaceva accanto a lei.
Cosa provava ad andare contro il suo stesso padre?
Avrebbe dovuto parlare con lui anche di questo, prima di parlarne con la preside.
Di questo e di ciò che stava per succedere la sera in cui l'aveva salvata.
L'aveva invitato a morderla, lo voleva. Eppure lui non lo aveva fatto. Non deve essere stato facile resistere. Ma più di ogni altra cosa, c'era un dubbio che la tormentava...

Perché non voleva legarsi a lei?

***

Draco aprì gli occhi, scattando in piedi non appena si accorse che Hermione non giaceva nel letto accanto a lui.
Un forte odore di caffè inondò le sue narici e, non preoccupandosi di rivestirsi, seguì la fonte di quell'aroma.

La caffettiera per poco non cadde dalle mani di Hermione appena i suoi occhi colsero l'immagine del giovane in boxer davanti a lei. Alla luce del sole era ancora meglio di come lo ricordasse.

Draco gioì del rossore improvvisamente apparso sulle guance della ragazza, osservando i suoi occhi scorrere velocemente lungo il proprio corpo e poi focalizzarsi altrove con altrettanta rapidità.

Con mani tremanti, la grifona riempì due tazze di caffè fumante, porgendone una al giovane. Si sedettero ai capi opposti del piccolo tavolo della cucina, sorseggiando silenziosamente la bevanda.

Hermione sospirò, non riuscendo a trovare le parole per ciò che voleva dire. L'intera questione 'morso' la innervosiva. Si sentiva accaldata al solo pensiero, e il fatto che Draco fosse seduto dinanzi a lei con indosso solo uno stretto paio di boxer certamente non aiutava.

"La sera in cui mi hai salvata-" iniziò tentennante.

 Draco si alzò."Non ti ho salvata Hermione, non trattarmi da eroe".

La ragazza fece cenno al giovane di non interromperla e, seppur con sguardo contrariato, Draco si rimise seduto, risparmiando ad Hermione la vista della sua erezione mattutina. 

La grifondoro prese un respiro profondo, cercando di rimuovere quell'immagine e di concentrarsi su ciò che doveva dire. "Quella sera" ricominciò, cercando di mantenere una voce ferma, che non tradisse il battito accelerato del suo cuore "quando sei ritornato, dopo che noi-" abbassò lo sguardo "perchè non mi hai.." esitò per un momento, dopodichè si fece coraggio, decidendo di chiederlo e basta. 

Draco serrava i pugni sotto il tavolo. L'atteggiamento di Hermione iniziava ad innervosirlo e temeva ciò che stava per chiedergli.

"Perchè non mi hai morsa?" domandò infine la grifona.

Il biondo spalancò la bocca  e strabuzzò gli occhi. 

Hermione si pentì immediatamente di quella domanda. Forse non era il caso di chiederglielo.

Legati [Dramione, omegaverse]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora