Capitolo 7

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Granger era un'omega.
Ora che lo aveva capito molte cose iniziavano ad assumere un senso, mentre nuove domande prendevano forma.

La prima, forse più logica, era come ciò potesse essere possibile.
Per ciò che ne sapeva, un'omega era una cosa molto rara persino tra le famiglie di sangue più puro.
La manifestazione era dovuta ad un carattere recessivo che difficilmente si presentava. C'era chi sosteneva che stesse addittura scomparendo completamente.
Hermione aveva origini babbane: come poteva quel carattere essersi manifestato in lei?

O forse, pensò, aveva qualche discendenza magica.
Magari in passato nella sua famiglia vi erano stati dei maghi. Forse i suoi genitori, o i suoi nonni, erano maghinò.

Tralasciando la questione genetica, tuttavia, c'era qualcos'altro di ben più importante in questa nuova scoperta che lo rendeva nervoso.
Hermione era in pericolo.
Diversi alpha nella scuola le avevano già messo gli occhi addosso. Lui stesso difficilmente riusciva a trattenersi di fronte a lei. Ma per quanto si fidasse del suo autocontrollo, di quello degli altri dubitava fortemente.

Era chiaro che ancora la sua manifestazione non fosse completa, e nonostante ciò il suo odore era già così forte e i cambiamenti del suo corpo così marcati.
Probabilmente nessuno si era ancora accorto della sua trasformazione, nemmeno lei stessa. Ma nel momento in cui fosse entrata in calore lo avrebbero saputo tutti, almeno tutti gli alpha della scuola.

Sarebbe stata tremendamente in pericolo. Avrebbe dovuto parlarne con qualcuno, magari con Hermione, o con la preside stessa.
Gli altri ragazzi l'avrebbero aggredita pur di averla, forse anche in gruppo. Il pensiero gli fece contorcere lo stomaco.

Tuttavia dopo solo pochi secondi cambiò idea sul parlarne con la preside.
Magari la Mcgrannit non avrebbe capito o, ancora peggio, avrebbe allontanato Hermione da lui.
L'avrebbe nascosta da lui come dagli altri alpha, ed improvvisamente sentì che essere lontano da lei non era un'opzione che era disposto ad accettare.

L'avrebbe protetta lui.

Avrebbero condiviso un dormitorio. Si sarebbe abituato al suo odore e, a differenza degli altri ragazzi, lui aveva l'occlumanzia dalla sua parte. Lo avrebbe aiutato a trattenere i suoi istinti.

Sedeva su uno dei due ampi divani davanti al caminetto della sua nuova sala comune.
Erano passati dieci minuti dall'orario del corprifuoco ed Hermione non era ancora rientrata, il che era normale per un caposcuola, ma non se quel caposcuola era Hermione Granger.
Il suo piede iniziò a picchiettare nervosamente contro il pavimento, riflettendo l'ansia e l'agitazione che lentamente crescevano nel suo petto.
E se fosse in pericolo? Se qualcun'altro degli alpha si fosse accorto della sua condizione di omega e l'avesse aggredita?
Magari l'avrebbero morsa, affondando i denti nelle sue ghiandole e marcandola perennemente.

Al pensiero scattò in piedi dal divano e raggiunse la porta del dormitorio in due ampie e veloci falcate. Proprio nello stesso istante la porta si aprì: Hermione era tornata.

Il serpeverde fece un passo indietro, allontanandosi da lei.
"Dove sei stata?" chiese, con tono più aggressivo di quanto avrebbe voluto.

La ragazza strabuzzò gli occhi. "Stavo facendo la ronda serale", incrociò le braccia sul letto. "Perché?"

Draco deglutì. Bella domanda.
Perché? Perché gli importava?
Non lo sapeva, e non aveva nè il tempo nè la pazienza al momento per porsi quella domanda.
"Con chi eri?" chiese, con tono meno sicuro questa volta.

"Anthony Goldstein".

Istintivamente il ragazzo fece un passo avanti, verso di lei.
"Stai bene?"

Legati [Dramione, omegaverse]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora