Capitolo 25

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Senza rivolgere un ulteriore parola al suo amico, Draco corse sulla strada dalla quale era appena venuto.
Stringeva quel pezzo di carta tra le mani, mentre le parole che vi aveva letto rimbombavano nella sua testa.

Aveva solo una certezza: era stato Lucius. Pochi erano a conoscenza della condizione di Hermione e nessuno dei suoi amici avrebbe mai fatto una cosa del genere.

Si ritrovò davanti al ritratto che conduceva al dormitorio. Si fermò per un secondo, lasciando che i suoi polmoni prendessero finalmente fiato dopo la corsa.

Prese un respiro profondo ed entrò, sperando che Hermione stesse ancora dormendo.

Ma fu una speranza inutile.

La grifona era in piedi nella sala comune, circondata da civette che accorevano alle finestre sempre più numerose.

Nel momento in cui la porta si spalancò, la ragazza sollevò gli occhi, lucidi e spaventati, da una lettera che impugnava.

Draco corse da lei, stringendo la gazzetta del profeta saldamente tra le  mani.

"Hermione" la abbracciò. "Mi dispiace tanto-"

"Voglio leggere" insistè la grifona, liberandosi dal suo abbraccio e tendendosi per afferrare il giornale dalle mani del biondo.

Draco attese, osservando silenziosamente mentre i suoi occhi scorrevano rapidi sulle pagine.

Era come se riuscisse a sentire ciò che lei provava. Tutte le emozioni che lesse nei suoi dolci lineamenti lo attaversarono.

Ed Hermione si sentì stranamente più tranquilla, calmata dalla sua sola vicinanza, dalla sua presenza così irrazionalmente rassicurante.

Una nuova determinazione prese forma nei suoi occhi. Qualcuno aveva deciso di rivelare la sua condizione. Prima o poi sarebbe successo.
Sperava che avrebbe potuto decidere lei quando, ma era ormai abituata all'idea che, quasi sempre, le cose non vanno come sperato.
Avrebbe potuto sfruttare questa cosa a suo vantaggio, si disse.

Era prematuramente giunto il momento di rispolverare alcune delle sue vecchie idee di qualche mese fa.
Aveva letto, aveva fatto ricerche. Poi aveva abbandonato tutto, distratta dagli strani atteggiamenti del dr. Niewald.
Ma adesso che lui non era più un problema avrebbe potuto finalmente concentrarsi su ciò a cui teneva fin dal principio, fin da quando era venuta a conoscenza della condizione delle omega, prima ancora di scoprire di esserne una lei stessa: lottare per i loro diritti, per sè stessa e per tutte quelle come lei, affinché non venissero più considerate come semplice carne, come esseri sottomessi e incapaci di volontà propria.

Ma prima avrebbe dovuto liberarsi di tutti questi maledetti gufi, e di tutti gli idioti maschilisti senza spina dorsale che li avevano spediti.

Oh, avrebbe ribaltato il sistema. Era così furiosa e schifata al tempo stesso. La rabbia ribolliva nelle sue vene con un intensità tale da farle dimenticare persino della paura per ciò che sarebbe succe-

Toc toc.

Entrambi sobbalzarono. Istintivamente, Draco si mise davanti ad Hermione, nascondendola dietro il suo corpo.

Hermione sentì la porta del dormitorio aprirsi, ma non riuscì a vedere chi li aveva interrotti, coperta dalla schiena del biondo.

Riprendendosi da quello scatto istintivo, Draco si scansò, mentre la McGrannit, ferma sulla soglia della porta, scrutava con un sopracciglio sollevato il caos di lettere e uccelli dentro e fuori la loro sala comune.

Dopo qualche secondo i suoi occhi atterarono finalmente sui due capiscuola in piedi al centro della stanza. "Vi aspetto nel mio studio tra cinque minuti. Tutti e due" disse.

Legati [Dramione, omegaverse]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora