32. story of my life

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"GIURO CHE TI AMMAZZO!" Urlai fiondandomi all'interno della stanza dov'era rinchiuso Louis.

Questo mi guardò sconcertato e impaurito. Lanciò uno sguardo a Dimitar, che era poco distante da lui a tenergli compagnia. "ESCI." Ordinai all'uomo con la voce da alpha in modo che obbedisse.

"Har-"

"Ho detto di uscire, mi sembra di essere stato più che chiaro," non gli lasciai nemmeno il tempo di rispondere, "quella è la porta e questa sarà l'ultima volta che ne varcherai la soglia."

"Ma-"

"Vuoi che strappi il cuore di quello che ami chiamare tuo figlio, ora, davanti a te?" Dimitar aveva la bocca spalancata, "rispondi!"

"Non fargli del male, Harry..."

"Ne ho tutto il diritto. Ora vai fuori e non tornare qui mai più."

Dimitar mi ascoltò e se ne andò con un sospiro e uno sguardo dispiaciuto rivolto a Louis. Una volta che fu uscito, mi avvicinai a Louis con fare a dir poco alterato.

"Dov'è mio padre?" Chiesi cercando di mostrarmi autoritario in modo da incutergli timore.

"N-non lo so, Hazzy..."

"Non hai più il diritto di chiamarmi così!" Esclamai facendolo sussultare, "ora dimmi cos'hai fatto a mio padre e dov'è."

"N-non ne ho idea, Harry, se lo sapessi sarebbe qui,"

"Tu sai solo mentire, vero?"

"C-cosa?" Mi chiese confuso e impaurito.

"Ti ostini a mentirmi o a non dirmi tutto, ma io so chi sei, so cos'hai fatto..." gli lanciai un'occhiata minacciosa e mi avvicinai a lui, "non so come sia possibile, ma tu non hai solo gli occhi, tu li hai anche bianchi, come l'oscuro... tu sei l'oscuro."

Louis rimase fermo immobile a fissare il nulla più totale, il suo sguardo era vuoto, il suo respiro, irregolare. Mi sentii quasi in colpa, non l'avevo mai visto così perso ed era stata colpa mia, di quello che avevo detto. Ma respinsi questi pensieri e mi feci forza per affrontarlo.

"Esci dalle catene," mi guardò sconcertato, "so che lo puoi fare, quindi esci e vedi di non farmi innervosire." La creatura alata notturna prese il posto del corpo di Louis per una manciata di secondi, prima di essere rimpiazzata dalla sua versione umana. Ancora un volta  non riuscii a vedere la sua forma da pipistrello. "Dov'è mio padre."

"T-ti ho drtto che n-non lo so," era insicuro, si percepiva dal tono di voce, ma non mi interessava, anzi, provai piacere.

"Sì, certo, come no," roteai gli occhi, "stai mentendo, esattamente come quando mi hai detto di essere normale, di voler aiutare mio padre e me col branco e tutto, di voler essere la mia luna e di amarmi. Hai mentito e continui a farlo."

"Haz, io ti a-"

"A quale scopo, mh? Perchè? Perchè continui a farlo?! Non arriverai da nessuna parte se non a morte certa, Louis! Perchè cazzo non lo vuoi capire?!" Provai a calmarmi, ma avevo una tempesta di emozioni dentro di me, emozioni discordanti che non volevo provare, non in quel momento, non per lui. "CE LA FAI A DIRMI LA VERITÀ ALMENO PER UNA VOLTA?!"

Forse avevo usato la voce da alpha, forse no, in ogni caso non mi interessava affatto, volevo solo la risposta di Louis, risposta che non arrivò e che dovetti quasi tirargli fuori dalla gola.

"Chi sei, Louis? Anche se  a quanto pare non è questo il tuo nome, vero, William T, o Troy Austin?" Chiesi per ferirlo, non potevo soffrire solo io.

"Io s-sono solo Louis..." il suo sguardo vagò per l'ambiente fino a posarsi a terra. "Lo stesso che hai conosciuto e amato, sono sempre io, nessun altro."

my enemy || Larry Stylinson Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora