Post chiacchiericcio, riflessivo o come volete chiamarlo:
“Sul vassoio erano rimaste due tazze e la pila dei libri con la copertina chiara.
«Li conosci tutti, riga per riga?» S’informò la bionda
«Conoscere non significa ricordare, ma sapere esattamente dove andare a cercare»” (cit)
Ecco il motivo che ci spinge a parlare di quello che leggiamo, per trasmettere le sensazioni che un libro ci ha donato. Le perle richiuse all’interno che vorremmo che tutti leggessero.
Io per prima, leggo per me stessa ma ci sono libri che ti scavano nelle ferite e ti fanno ricordare i mille discorsi tenuti con i vari amici e conoscenti. E l’ultimo discorso serio avuto con mia figlia, perchè prima o poi ne usciremo da queste zone arcobaleno a semaforo,e avrà a che fare con altri essere umani oltre se stessa.
Ho pensato: Cosa stiamo lasciando alle nuove generazioni? Che nascondersi dietro una tastiera per dare sfogo a un malessere represso sia giusto? Che far sentire il prossimo sbagliato, inadeguato è bello? Che la vita reale è fatta di social? Spero di no, prima o poi si tornerà di nuovo a sentire il calore di un altro corpo e allora per quel bisogno d’affetto potrebbero barattare una conoscenza, un’amicizia con un falso amore distruggendo l’autostima e magari senza volere o volendo creare un trauma che si porteranno a vita, marchiando le relazioni future.
Mentre leggevo “L’ultima riga delle favole” di Massimo Gramellini, ripensavo a quel discorso e ho scoperto nuove cose su cui riflettere.
Il romanzo è un viaggio nella sfera più intima dell’essere umano personificando le sensazioni, mi ha fatto pensare alla lettura che ho tenuto insieme a mia figlia “Cenerentola e la sua scarpetta” di Okely Romiti.
Un testo, a mio avviso, di formazione, non è la Cenerentola che ci racconta Walt Disney, insegna che per ottenere ciò che si vuole bisogna sacrificarsi, detta così sembra una frase fatta, mi spiego meglio: Cenerentola ogni giorno andava al fiume a lavare i panni delle sorellastre e della matrigna, lei che aveva vissuto in un castello ora si ritrovava a essere la schiava eppure non si lamentava ma piangeva e le sue lacrime si trasformarono in perle che pesciolini raccoglievano. Le perle sono il simbolo del sacrificio saranno poi l’adorno per l’abito nuziale.
Il principe s’innamora di lei, solo per averla sentita cantare, mai l’aveva vista eppure la cercava sempre, s’imbattè nella fata Azzurra e chiese disperato di svelargli il luogo dove dimorava la fanciulla dal bel canto, e la fata dice un frase che non mi sarei mai aspettata di leggere in un racconto per bambini:
“La felicità è una conquista rara. Tu che cosa fai per esserne degno?”
Già… Fin da piccoli i cartoni prima e i film poi, c’inculcano che basta volere una persona perchè essa cada ai nostri piedi ma appena si dipana quella nebbia che ci offusca la vista, capiamo che di azzurro c’è ben poco o che il principe ha preso un abbaglio, ci si lascia per lo stesso motivo per cui ci si è uniti. Come dice Gramellini nel suo ronanzo:
“… L’amore muore per strangolamento, ogni volta che Io soffoca Noi… Ogni volta che Io dirotta tutto il nutrimento su di sé e si dimentica di Noi… Ogni volta che Io si concentra soltanto sulle emozioni e non coltiva progetti per Noi…”
Ma una volta che finisce una relazione, una conoscenza, cosa facciamo? Puntiamo il dito contro, e il detto cinese che ho sentito giorni fa mi ha sconvolto:
“Quando punti il dito per giudicare qualcuno, guarda la tua mano: altre tre dita sono puntate verso di te” (mettete la mano a mo di pistola per capire)
È difficile bene-dire chi ci ha fatto del male, ma se male-diciamo e il male torna al mittente allora si ha lo stesso effetto benevolo se bene-diciamo. Dura da digerire, da comprendere, e da mettere in pratica (parlo per me, ma ci sto lavorando…) non vuol dire passare per fessi sia chiaro, ma pensare bene nonostante tutto, quindi perdonare fa più bene a noi stessi che a chi riceve il nostro benestare. Ricordiamoci con noi stessi ci dobbiamo convivere a lungo.
Il principe cosa fa per essere degno della fanciulla dal bel canto?Accumula esperienza, viaggiando e conoscendo gente nuova.
Cosa dice il personaggio del romanzo di Gramellini?
“La cura consiste nell’uscire da se stessi per identificarsi con il bello che esiste nella natura, nelle opere d’arte e nelle persone che ogni giorno troverai sul tuo cammino… Il bello è la forza vitale, la fierezza, la gentilezza e la risolutezza… Ci innamoriamo di chi emana energia, il loro fuoco è tale che basta una scintilla a incendiarci tutti.”
Quindi?
“ Tu chiedi amore agli altri, ma non ti ami… Se tu imparassi a guardare la bellezza che ti sta intorno la troveresti dentro di te… Chi non si vuole bene attira solo pensieri che lo faranno stare peggio. E chi ama in modo sbagliato incontrerà solo persone che lo ameranno per le ragioni sbagliate” (cit)
Buona domenica
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Pensieri fugaci
Poetryi pensieri fugaci sono quei discorsi che fai con te stessa più che altro, mentre cucini o cammini sotto la pioggia. non vuoi perderli allora è bello poter trascriverli quando sei presa da questo raptus di follia mentale.