pensieri librosi

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Da poco ho finito "L'isola dell'abbandono" di Chiara Gamberale, mi ha lasciato molto da pensare su vari argomenti ma uno in particolare: la manipolazione

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Da poco ho finito "L'isola dell'abbandono" di Chiara Gamberale, mi ha lasciato molto da pensare su vari argomenti ma uno in particolare: la manipolazione.
Mi sono ritrovata a fare un confronto con la mia ultima lettura: "Mille soli splendidi" di Khaled Hosseini.

Tutti e due i libri parlano di donne, donne che per motivi geopoliticoculturali sono agli antipodi.
Da una parte donne che lottano per studiare, come dice un personaggio:
"Perché una società non ha nessuna possibilità di progredire se le donne sono ignoranti…" 
ma allo stesso tempo non possono prevaricare sull'uomo e la sua idea impostagli e dura da morire dei suoi antenati. Quindi nonostante il grado di istruzione non può andare avanti senza un marito che ha il dovere di mantenerla ma a quale prezzo? Il prezzo è la propria vita. 

"...I tuoi libri e le tue poesie. A che ti serve ora tutta la tua intelligenza? Cosa ti salva dalla strada, la tua intelligenza o io?..."

La donna è quella a portare avanti la casa, è costretta a sposarsi ma non per questo ad amare il compagno. (Chiarisco che mi attengo al libro). Ora in questo romanzo le donne sono costrette a rimanere sposate per evitare la fame e la morte, a subire violenza fisica senza lamentarsi, tanto nessuno le può aiutare, quello che succede tra le mura domestiche non è affare pubblico, da denunciare. "-...quello che un uomo fa in casa propria sono affari suoi… É nostra prassi non intervenire…-
- ...Naturalmente, quando é l'uomo a trarne vantaggio… é una questione privata di famiglia, vero?-..."

Dall'altra parte abbiamo il libro della Gamberale, cercando di non spoilerare, ci mostra una donna che ha una vita piena, soddisfacente sul campo lavorativo, emancipata, eppure è intrappolata in un rapporto logorante, asfissiante. Chi le sta attorno, familiari e amici la incitano a lasciare il compagno.

La mia domanda è, un po' ingenua forse, come mai sapendo che una persona è manipolatrice non ce ne allontaniamo?

Nel libro di Hosseini, da come le descrive le donne subiscono, sono martoriate fisicamente.

Nel libro della Gamberale invece, sono martoriate psichicamente eppure non riusciamo a venirne a capo lo stesso.

Ma parlo di donne come di uomini, perché conosco donne che minano l'autostima per avere il controllo sul proprio uomo. 

Manipolare non è a senso unico. All'ennesimo: "dai stasera stiamo tra noi" oppure " quel vestito blu è bello, un po' scollato" non c'è bisogno di una frase negativa diretta per farci sentire inadeguate/i, bastano piccole pillole che di per sé possono sembrare innocue ma con un significato negativo per poi finire con "no ragazzi/e oggi non esco voglio stare solo con lui/lei" "sai hai ragione il vestito blu mi fa anche la pancia" e così via.

Leggevo un articolo sul web e nella parte finale di:

Manipolazione Psicologica: come funziona?

Pamela Busonero diceva:

"La manipolazione psicologica inizia in modo subdolo e prende piede nel tempo, con una velocità che varia dalla vittima che si ha davanti…

...Il manipolatore non cambierà mai: sia se è un partner o collega di lavoro, è bene avere poco a che fare per migliorare la qualità della vita. Se proprio non si può fare a meno di allontanarsi (potrebbe essere un parente stretto) è bene difendersi.

Una strategia utile è quella, dopo aver chiaro tutte le tattiche messe in atto, di delineare bene i confini tra me e l’altro: questo ci darà la possibilità di non sentirsi responsabili di cose che non ci appartengono." 

Tutto questo fluire di pensieri, che in certi versi potrebbe sembrare non avere un filo conduttore, volevo mettere in risalto che nonostante ci definiamo una società evoluta non siamo diversi da altri paesi che definiamo retrogradi. 

Perché  giocchiamo ad ingabbiarci quando potremmo essere liberi? 

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