Seduta su una panchina, la donna piangeva, le lacrime scorrevano libere sul viso. La bocca non emetteva alcun suono eppure sembrava che parlasse con qualcuno.
La gente che passava di lì, la credevano pazza allora voltavano l’angolo, senza darle retta.
La donna con la testa china, la mano chiusa a pugno sul cuore batteva un ritmo incessante, mentre il suo corpo dondolava avanti e indietro.
“E anch’io mi battevo il petto…” un uomo col cappuccio nero in testa le si avvicinò. Si appoggio da prima a un albero, con le mani in tasca.
Lei continuava la sua preghiera muta.
“Mi sono sempre chiesto dove avessi sbagliato…mi battevo il petto e in ginocchio strisciando sul pavimento, sanguinante arrivavo in chiesa…”
“Per molto tempo non ho fatto il mio dovere…” inizio lei ad aprirsi, non c’era niente da perdere ormai, poi era uno sconosciuto a chi mai avrebbe raccontato le pene del suo cuore?
“Quali doveri?” chiese l’uomo
“I miei doveri di figlia...mi sono sposata molto giovane, non che sia una giustificazione ma é quella che mi sono data per molto tempo...mio marito soddisfava ogni mio bisogno...abbiamo avuto tre figli meravogliosi…”
“Immagino la felicità dei suoi genitori diventare nonni…” disse l’uomo
“Ero arrabbiata con loro, perché mi avevano permesso.di sposarmi, perché non mi avevano ostacolata nella decisione di partire per vivere accanto a mio marito, non una volta che si fossero intromessi nel nostro matrimonio, così cominciai a non chiamarli, non tornavo mai a casa da loro e non gli invitavo. Mio padre quante volte mi ha cercata al telefono…” lacrime ormai erano un tutt'uno con il mucco. Il suo viso deformato dal dolore che aveva provocato e che provava.
L’uomo ascoltava e non emetteva alcun suono, ne di assenso ne di dissenso.
“Quando nacque il mio primo figlio chiamai tanta gente per avvertire della sua nascita…”
“I suoi genitori?”
“Lo scoprirono una mattina andando a messa, il prete dal pulpito ringraziava Dio per la nascita di mio figlio...e loro non sapevano nemmeno che io ero incinta”
“Tutta la comunità lo sapeva tranne loro, i suoi genitori?”
Lei fece cenno di si con la testa mentre soffiava il naso.
“Poi tornavo al paesino dove vivevano i miei genitori, ma non andavo mai a casa loro, mi fermavo a casa dei miei zii. Quando me ne andavo… i miei zii non sapendo il mio stato di ribellione contro i miei genitori, andavano a trovarli. I miei negavano di avermi vista, ovviamente.
Poi mio padre si ammalò, un infarto lo dovettero operare, la clinica era a 20 minuti di casa mia, non sono mai andata a trovarlo. Ho lasciato mia madre che dormisse nelle case famiglia, per tutto il mese della convalescenza e io non l’ho mai chiamata…
L’uomo si avvicinò, piano piano e si sedette accanto a lei, un poco distante sempre col cappuccio in testa.
“E lei come sa queste cose?”
“Perché quando é morto mio padre, mi sono avvicinata a mia madre, che per stupidità o per amore mi accettò di nuovo… i miei figli sono grandi non ne vogliono sapere di vedere la nonna. Non la riconoscono. A mio marito basta avere la sua famiglia di origine accanto, non si é mai immischiato in questa faida…”
“Passeggiavi col cane...ti ho vista con gli spiccioli nelle tasche, tentennavi davanti la cabina telefonica, eppure hai voltato le spalle e sei andata a comprare un gelato…”
“Lei come lo sa?”
L’uomo continuò senza fretta.
“Quando i tuoi figli ti mancavano di rispetto, gli punivi ma perfino loro vedevano la falsità delle tue azioni, che nell’età adolescenziale ti hanno esclusa dalla loro vita, e appena maggiorenni sono scappati via. Tuo marito che a modo suo ti amava, ogni giorno tornava a casa con le macchie di rossetto sul collo sperando che te ne accorgessi, per dare un po’ di linfa a quel matrimonio vuoto. Hai rinunciato nel modo più crudele alla tua famiglia d’origine provocando la morte di tuo padre, perché qjei infarti erano tutti causa tua..
Ora dimmi, che sei venuta a fare?”
“Come fa a sapere tante cose?”
“É tardi per stare seduta su questa panchina, é tardi per piangere, l’anima di tuo padre é in cielo, che lo cerchi a fare nella tomba.
Ora é tardi!”
“Ma lei chi é, che vuole da me?”
“Sono il diavolo in persona e vengo per la tua anima”
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Pensieri fugaci
Поезіяi pensieri fugaci sono quei discorsi che fai con te stessa più che altro, mentre cucini o cammini sotto la pioggia. non vuoi perderli allora è bello poter trascriverli quando sei presa da questo raptus di follia mentale.