11 - Ce la faremo

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Con il cuore in gola, suono il campanello e dopo qualche secondo la porta si spalanca e Cole appare sulla soglia.
Quando mi vede, spalanca gli occhi, come se non credesse che fossi veramente lì, e poi mi abbraccia.
Ricambio l'abbraccio e solo quando mi stacco noto il suo aspetto terribile: era spettinato e aveva delle occhiaie molto marcate, i vestiti stropicciati e sembra che non dormisse da un bel po'.

«Keira, sei veramente tu»
Mi dice, per poi stringermi nuovamente.
«Mi dispiace.. mi dispiace tanto»
Riesco a dire, mentre le lacrime scendono sulle mie guance.
«Come.. come hai fatto a trovarmi?»
«All'ospedale mi hanno dato il tuo indirizzo.. stai bene? Cosa ti è successo?»
Sospira tra un singhiozzo e l'altro e mi fa accomodare in casa sua, richiudendo la porta dietro di noi.
Il salone è un vero disastro: ci sono dei fogli ammucchiati sul pavimento, come se avesse studiato approfonditamente qualcosa fino a pochi istanti fa, mentre in cucina c'erano stoviglie sporche sparse qua e là.
«Se avessi saputo che saresti venuta..»
«Cole, non ti preoccupare»
Mi accomodo sul divano e lui fa lo stesso, spostando il laptop e sedendosi a pochi centimetri da me, mentre cerca di sistemarsi un po' i vestiti.

«Come.. come stai?»
Cala il silenzio e notando la sua indecisione, mi avvicino a lui e gli accarezzo la schiena come gesto di conforto.
«Non so se ce la faccio senza di lei»
Mi guarda con gli occhi pieni di lacrime da cui traspare la sua sofferenza, quindi lo abbraccio nuovamente e lascio che sia lui a staccarsi per primo, per farlo sfogare.
«Tu piuttosto, dov'eri finita?»
«È una lunga storia.. ciò che mi importa ora è sapere che stai bene»
«Si io sto bene, fisicamente»
Ogni sua affermazione risulta come una coltellata nel petto per me e mi dispiace di non esserci stata per lui dopo l'attacco.
«Cosa ti è successo?»
Chiedo di nuovo ma mi interrompo subito dopo avergli posto una domanda così diretta, maledicendomi.
«Scusami.. se non vuoi parlarne-»
«Tranquilla»
Annuisco e lui fa un sospiro profondo, per poi iniziare a spiegare.

«Non mi sono fatto granché nell'esplosione, solo questo» inizia, tirandosi su la manica della camicia, che lascia spazio ad una fasciatura che copriva quasi tutto l'avambraccio.
«È solo un taglio, per il resto sto bene»
Continua, mentre io gli sfioro il braccio, ancora più rammaricata per tutto ciò che ha dovuto passare.
«Mi hanno portato in ospedale per accertamenti e mi hanno medicato il braccio, ma mi hanno lasciato andare poco dopo. Ho subito cercato voi, ma ho trovato solo Jen»
Lo guardo con tristezza, mentre lui si interrompe, non più in grado di continuare.
«Ho letto il tuo biglietto»
Affermo, riferendomi al mazzo di fiori che aveva lasciato nella sua stanza e cercando di strappargli un sorriso. Attiro la sua attenzione e mi rivolge uno sguardo stupito.
«Lo sai che sono curiosa, non ce l'ho fatta»
Finalmente sorride, per poi tastare le tasche dei suoi pantaloni in cerca di qualcosa, finché tira fuori un piccolo foglietto che riconosco immediatamente.

«L'hai tenuto?»
Annuisce, aprendolo tra le mani e fissandolo intensamente.
«Ti amava molto Cole, sappilo»
«Anche io»
Porto le braccia intorno alla sua testa, cingendolo in un abbraccio sincero.
«Tu... sembri felice»
Mi chiede, al che sorrido leggermente e abbasso lo sguardo.
«Un amico mi ha detto di immaginarla sempre con me e così sto facendo. È come se non se ne fosse mai andata.
Lei vorrebbe che andassimo avanti con le nostre vite, lo sai»
Cerco di mostrarmi forte si suoi occhi quando in realtà vorrei solo sprofondare e lasciar andare tutto il dolore che sto provando.
Lo guardo staccarsi e scuotere la testa mentre gli asciugo le lacrime.

«Cole, ce la farai. Ce la faremo»
Annuisce e si ricompone, asciugandosi le guance e facendo respiri profondi per calmarsi.
«Mi hanno detto che ti occuperai del funerale, è vero?»
«Si.. devo farlo»
«Sarebbe orgogliosa di te»
Sorridiamo entrambi tra pause e sguardi persi nel vuoto.
«Non mi manca molto, ho pensato quasi a tutto. Sarà venerdì se vuoi venire»
«Certo, ci sarò»
«Sei sicuro di non aver bisogno di niente?»
Chiedo, dopo qualche secondo di silenzio, guardandolo negli occhi.
«Tranquilla, me la cavo»
«Sono felice di rivederti»
«Anche io, Keira»
Ridiamo e io gli do un leggero colpetto sulla spalla, realizzando per la prima volta di essere fortemente legata a lui. Avendolo sempre avuto in ufficio non mi ero resa conto di quanto fosse una figura di riferimento per me: non mi ero mai resa conto di volergli così bene, è sempre stato lì, davanti alla sua scrivania, mentre ogni giorno mi entrava di più nel cuore senza che io me ne accorgessi.
«Allora io vado»
Annuisce e ci alziamo, mentre mi accompagna verso la porta.
«Ci vediamo, Keira»
Stiamo un attimo in piedi, a fissarci, e poi ci diamo un ultimo lungo abbraccio, fino a quando lo saluto e mi chiudo la porta alle spalle, sospirando.

The old man I'm in love withDove le storie prendono vita. Scoprilo ora