Il labirinto

96 12 3
                                    

I finestrini del SUV federale erano oscurati, cosicché nessuno potesse vedere l'interno. Ma da dentro, il passare dei minuti, la strada che scorreva, le case, il cielo scuro si potevano percepire senza troppo sforzo.

Angel si chiedeva se questa sarebbe stata l'ultima volta che avrebbe visto tutto quello che la circondava. Le dita si muovevano distrattamente, come se fossero mosse dal vento, o come se potessero toccare quelle cose fuori dal finestrino.

Chiuse gli occhi pensierosa, con la dolce melodia di  'All of me' che le cullava i pensieri. Era stata Garcia a fargliela ascoltare la prima volta, per il matrimonio di JJ. Quella era stata una serata indimenticabile: JJ nel suo meraviglioso vestito bianco, le lacrime di commozione di Will, suo marito, e poi il piccolo Henry che portò le fedi. Il ballo, oh il ballo. Avevano ballato nel giardino di Rossi, per tutta la sera. Lenti, county, valzer senza fermarsi. Angel ricordava ancora chiaramente il suo ballo con Spencer. Lo ricordava sempre con gioia: la mano del ragazzo sul fianco, l'altra chiuse nella sua, il sorriso di Spencer così spensierato. L'aveva fatta girare su se stessa due volte, ed erano talmente presi dal ballo, ridendo e sentendosi nel loro mondo, che conquistarono la pista, costringendo gli altri a sportarsi.

"Uhuh, il nostro ragazzino si fa avanti" lo prese in giro Derek.

Quello che ricevette come risposta fu l'alzata di occhi al cielo di Angel e la risata di Spencer. Tutta la squadra aveva riso con loro.
Quando la danza finì ed Angel venne reclamata da Derek (il quale si vantava di poterla far ballare meglio) Spencer la lasciò con una piroetta e un bacio mandato con un soffio. E poi Rossi la salvò dalla salda presa di Derek e poi, infine, Hotch. Tutto quella sera era stato perfetto.
Angel sorrise e aprì di nuovo gli occhi lentamente. L'abitacolo dell'auto era in silenzio. Quei silenzi erano tesi, erano ricolmi di terrore, ansia, paura.
La sua mano era ancora saldamente ancorata a quella di Tom che fissava davanti a sé il sedile del passeggero. Angel si soffermò su di lui: le gambe lunghe e atletiche, nascoste da un paio di jeans scuri. Poi le braccia, muscolose ed accoglienti, che l'avevano stretta anche nei peggiore dei giorni, la mascella era contratta e gli occhi persi. Sembrava completamente senza forze. Era pallido, gli occhi scavati e rossi. Era esausto ma ciò nonostante, era ancora accanto a lei.

Se questo è un addio, pensò Angel, è un addio schifoso.

Allora si mosse, si portò più vicina a lui, con cautela. Lo sentì dapprima irrigidirsi e poi rilassarsi. Lei appoggiò la testa sulla sua spalla, cingendo la sua vita con il braccio. Inspiró il suo profumo ed espirò lentamente, sentendo le braccia di Tom tirarla stretta verso di sé. Sentì la barba pizziccarle la fronte e poi le sue labbra scoccarle un dolce e lungo bacio sulla cute.
Anche i suoi respiri erano lunghi ed esitanti. Anche lui temeva che questo fosse un addio. Voleva piangere, ma non aveva più lacrime per farlo. Non aveva più energie. Voleva solo che tutto questo fosse un incubo da cui presto si sarebbe svegliato.
Voleva parlarle, consolarla, dirle che presto sarebbe tutto finito e finalmente sarebbero riusciti a vivere insieme. Ma non aveva più voce, la gola gli faceva male.
Fu lei a parlare.

"Tom, tesoro mio" sussurrò "qualsiasi cosa accada, ricorda che 'il dolore di separarsi non è nulla rispetto alla gioia di incontrarsi di nuovo'."

Tom sorrise lievemente. Angel lo percepì e sorrise a sua volta.

"Charles Dickens" sospirò Tom. Rimasero in silenzio ancora un po'.

"Lo sai che non puoi promettermi che tornerai, vero?" disse Tom, in un sussurro quasi impercettibile. La strinse ancora più forte, come se potesse svanire tra le sue braccia.

"Lo so" disse lei, altrettanto piano.

Hotch's pov

Sentii che si parlavano mentre guidavo il SUV. Presumibilmente si stavano dicendo addio.

Il pericolo d'amareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora