La prima volta

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In questo capitolo ci sono contenuti espliciti dal "~"

Le parole di Frank l'avevano fatta pensare. Era
passato appena qualche giorno, ma le sue parole ancora la lasciavano sveglia la notte.
In quelle occasioni, si ritrovava spesso a guardare Tom dormire quasi pacificamente accanto a lei. Gli incubi erano sempre più rari, ma Angel temeva che sarebbero ricominciati una volta che il processo l'avrebbe costretto a ricordare. Per il momento, comunque, si limitava ad osservare i suoi meravigliosi lineamenti: gli zigomi alti e segnati, coperti da una non-più-tanto-folta barba, le labbra sottili e rosee. I capelli che cadevano leggeri sul cuscino. Li aveva tagliati un po' ora, e stranamente, si erano anche schiariti leggermente sulle punte. Quella sera era voltato verso di lei, le mani davanti a lui e le braccia leggermente tese, come se si aspettasse che lei si sarebbe messa tra esse.

Angel sorrise.

Tom era un angelo. Un vero e proprio angelo, che era stato inviato da Dio o chi per lui, per vegliare ed amare Angel come nessuno aveva mai fatto.

Fu Tom stesso a portarla alla realtà. L'uomo si mosse un po', forse turbato dal sogno che stava facendo, avvicinandosi a lei ma senza toccarla.

Angel ripensò a tutte le volte che si era detta 'questa è la sera giusta' per essere intima con lui, ma poi si era ritrovata impietrita appena il bacio si faceva più caldo.

Quindi c'era ancora qualcosa che la frenava.
Non è paura, si disse. Allora cos'era? Cos'è che non le permetteva di arrivare a quel punto? Un qualche tipo di incantesimo? Ansia da prestazione?

È ancora paura, dunque? Si domandò. Paura di non essere abbastanza? Di non soddisfarlo?

Quello che Angel non riusciva a capire era un concetto molto sottile. Era concentrata a prendersela con se stessa così tanto, che si era dimenticata dello stress post traumatico. Nonostante fossero passati così tanti anni, il trauma non era stato dimenticato dal suo subconscio, anche perché non era stata seguita psicologicamente dopo il fatto. La ferita non era ancora chiusa, ma Angel non se ne rendeva ancora conto.

*
Angel sonnecchiava sul divano, dopo aver lavorato tutto il giorno.
Aveva lasciato i fascicoli aperti sul tavolo davanti alla TV, con appunti e penna ancora freschi.

Tom entrò nella stanza, dirigendosi tranquillo con il suo libro e la sua tazza di tè, verso la poltrona.
Quando la vide appisolata, sorrise. Si avvicinò per darle un bacio sulla testa, ma si fermò quando vide i fascicoli aperti.

Appoggiò la tazza e il libro e si voltò a guardarli.

Come poteva Angel guardarli tutti i giorni? Foto di... cadaveri, sangue... E di fianco a quelli, tutte le foto segnaletiche delle persone quando erano vive e sorridenti. Tom provò una grande tristezza.

"Hotch mi ha raccontato che Gideon teneva un libretto con tutte le foto delle vittime che non riuscivano a salvare"

Tom incontrò il viso di Angel, la quale era intenta a grattarsi gli occhi.

"Gideon?" domandò Tom

Angel si alzò a sedere sul divano. Tom la raggiunse e si sedette accanto a lei con il tè in mano.

"Ha fondato l'unità insieme a Rossi. Non l'ho mai conosciuto, ma Reid me ne parla in continuazione. Era come un padre per lui"

Tom la tirò a sé. Le baciò la testa e le accarezzò le tempie.

"Dovevano essere molto legati" sussurrò Tom

"Lo erano. Il padre di Reid ha abbandonato lui e sua madre quando la schizzofrenia di lei l'ha fatta trascurare il loro rapporto. Gideon era diventato un sostituito di suo padre"

Il pericolo d'amareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora