Dall'altra parte

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Tom's pov

"PERCHÉ L'HAI AGGREDITA? PERCHÉ LO HAI FATTO?" urlai, fuori di me.

Tutto.
Avevo visto tutto.
Angel che veniva presa alle spalle, che veniva colpita, umiliata ed insultata. Era ferita, aveva bisogno d'aiuto, aveva bisogno di me.
Bisogno di me...
Quando lei aveva avuto bisogno di me io ero dall'altra parte del mondo a registrare un dannato film.
Forse ero io quello che aveva bisogno di lei.

La mascella contratta e gli occhi rossi di pianto e rabbia, i pugni chiusi talmente tanto stretti da avere le nocche e le dita bianche. Il volto anch'esso rosso e la vena del collo pulsante. Ero vicino all'esaurimento nervoso.
Non ne potevo più di quella prigionia.
Dio, se solo Angel sapesse perché l'ho fatto...

'Oh, Angel.
Dimmi che non hai perso le speranze.
Dimmi che non mi hai ancora dimenticato. Dimmi che faccio ancora parte di te.
Non merito il tuo amore, non lo merito affatto, ma dimmi che non ti sei arresa neanche questa volta! Ho sbagliato, Angel. Ho sbagliato tutto dall'inizio, lo so e mi dispiace. Dispiacermi non servirà a cambiare le cose, ma spero che tu possa capire.
Quanto vorrei che potessi sentire i miei pensieri. Forse ti annoieresti, perché sono sempre quelli. Perché solo un pensiero mi tormenta da quando sono qui: tu. I tuoi capelli, il tuo sorriso, i tuoi occhi.
La tua voce e il tuo tocco.
I tuoi piccoli difetti e il tuo modo di fare.
Lei non sarà mai come te. È interessata solo a me carnalmente, non come te. Tu mi capisci più di chiunque altro. E non mi importa di fare o no l'amore con te.
Il tuo amore come lo dimostri tu mi basta. E non me lo merito affatto.
Ti amo, Angel.
Ti prego, non mollare piccola mia. Farò di tutto per salvarti.
Perdonami, amore mio'.

"Smettila di scaldarti, Thomas"  ribatté lei, assolutamente calma.
"Potrei farle anche peggio" .

Lei, ancora tranquillamente seduta sul divano, sorrideva.
Un sorriso terribilmente soddifatto e malizioso si era stampato sul suo giovane volto.
Io, in piedi, cercai di ricompormi. La rabbia non era svanita, ma non potevo permettere che le facesse ancora del male.

"Che cosa ho fatto di sbagliato?" ripetei, più calmo, ma tagliente "Ho fatto tutto quello che mi hai detto".

Lei rise. Non fece altro che irritarmi ancora di più.

"Niente" ridacchiò "Non hai fatto niente di sbagliato, tesoro"

La guardai con un sopracciglio alzato, perplesso.

"Volevo solo divertirmi un po' con lei"

Dopo aver detto questo, tornò a guardare la TV, per niente turbata da quelle inquietanti parole. Inclinò leggermente la testa, prima a destra e poi a sinistra.

"E lui dovrebbe essere il grande capo Hotchner. Peccato, lo credevo più giovane."

La telecamera era ancora attiva.

Narrator

"Angel, non si discute" disse Hotch.

"Hotch, non posso venire a vivere da te. Metterei in pericolo te e Jack. E l'ultima cosa che voglio è che tuo figlio perda anche suo padre!"

Come spiegarle che l'agente Aaron Hotchner era legato saldamente a lei, come fosse sua figlia?
L'affetto di Aaron per lei era forte. Non era solo suo capo, collega e  mentore. Tra i due c'era profondo rispetto e amore platonico. Quando la moglie di Hotch era stata uccisa, Angel era entrata da appena sei mesi nella squadra. Aveva conosciuto un Hotch ferito e delaniato da sensi di colpa e dolore, molto diverso dal serio e composto agente che l'aveva incontrata in accademia.
Oltre ad un Hotch diverso, conobbe anche colui che lei chiamava 'Baby Hotch'

Il pericolo d'amareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora