Nuova Casa

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Passarono cinque giorni.

Non c'era stato verso di ribellarsi contro Hotch. Aveva fermamente deciso che Angel sarebbe andata a vivere con lui per un periodo, volente o nolete.
Angel, (e in realtà anche la Strauss, dato che Hotch fu irremovibile) aveva dovuto piegarsi alla proposta di Hotch, anche perché l'alternativa sarebbe stata l'isolamento in un rifugio federale da qualche parte in Nevada, da sola, senza telefono e senza internet. Il villaggio più vicino sarebbe stato a pochi chilometri, in caso di emergenza.
Le era permesso utilizzare solo un telefono satellitare di emergenza, da usare esclusivamente per avvisare e/o farsi dare istruzioni dagli agenti di guardia che l'avrebbero sorvegliata ventiquattr'ore su ventiquattro.
Insomma, un inferno.
La Strauss non poteva permettersi di perdere una risorsa come l'agente Sliver, uno dei più brillanti profiler che avesse mai conosciuto.

"Sarò io a predermi ogni responsabilità qualsiasi cosa le accada"

Le parole ferme di Hotch fecero irrigidire la Strauss sulla sedia.
La Strauss detestava l'agente Hotcher. Forse perché era molto più capace di lei. Lei era una politica, non una profiler. Non sapeva condurre una squadra, lavorava solo per sé stessa.
Metteva sempre in discussione le azioni della squadra, considerate troppo 'drastiche' o troppo 'poco professionali'. Per lei, il protocollo era come la Bibbia: se eri un federale e non seguivi il protocollo , dovevi trovarti un altro lavoro. Ai suoi occhi, un errore, anche minimo, e non avevi più il diritto di essere chiamato 'agente'. Da un lato, si poteva anche capire: a volte gli errori potevano portare alla morte di innocenti, ma raramente era così.

Una volta, per esempio, avevano catturato un sospettato. Non avendo abbastanza prove avevano dovuto rilasciarlo, ma sapevano che si trattava dell'SI. Conclusione: uccise altre due persone. Venne catturato di nuovo e successivamente condannato.
Quando rietrarono dal caso, la Strauss andò su tutte le furie: avevano lasciato libero un killer! E probabilmente fu da quel momento che la Strauss iniziò ad odiare Hotch.
Fu proprio lui a farle notare i dettagli del caso, evidenziando la mancanza delle prove. La Strauss dovette cedere, facendo guadagnare ad Hotch un punto.
Mente l'agente Hotcher usciva dal suo ufficio, gettò lo sguardo sull'altra agente che lo aspettava. Sliver.
Hotch le disse qualcosa, probabilmente il resoconto di quanto era successo in quell'ufficio, poi lei sorrise sotto i baffi.
Aveva appena riso di lei.

Erin Strauss non era mai stata sul campo. Angel non aveva mai accettato di rispondere agli ordini di 'una donna che non ha alcuna esperienza' per quanto riguardava l'azione. Agli occhi di Angel, la Strauss non poteva sapere quanta ansia e quanta paura di morire si aveva. Non aveva mai conosciuto la paura di predere un compagno, un collega o un amico sul campo, oppure il terrore di colpire un innocente in uno scontro a fuoco. Ma, la peggiore di tutte, non sapeva come ci sentiva a comunicare alle famiglie che i loro cari non ce l'avevano fatta. Il cuore che batte a mille, il volto sconfitto e avvilito. Sentire le famiglie disperate piangere uno sulla spalla dell'altra, cercando di consolarsi. Vedere dei genitori piangere la morte dei loro figli, o vedere dei bambini perdere i loro genitori.
Lei non sapeva, lei non capiva.

"Se si prende lei le responsabilità, allora sa quale saranno le conseguenze se dovesse succedere qualcosa" disse, in tono di sfida.

"Ne sono perfettamente cosciente. Buona giornata, capo Strauss." la salutò l'uomo con un pizzico di irratazione appena percepibile.

*

Così Angel si trasferì da Hotch per un periodo.
Nonostante la preoccupazione per tutta la faccenda, Angel si sentiva felice. Aveva passato gli ultimi mesi a casa da sola, senza nessuno. Si era sentita inutile, ma ora aveva un bambino a cui pensare.

Jack Hotchner l'accolse nel modo più dolce possibile: prima che Angel potesse mettere il borsone da viaggio a terra, le corse incontro sorridendo, stringendo nella manina destra un' action figure di Dart Vater. Le saltò al collo, in preda alla gioia. Angel lo prese in braccio e lo strinse forte.
Quanto le era mancato quel bambino.
Quando lo mise giù, Jack le prese la mano e la portò davanti al tavolo dove stava giocando. Sempre tenendo salda la stretta sulla mano destra di Angel, le indicava tutti i giocattoli che aveva.

Il pericolo d'amareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora