Capitolo 18

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Dopo poco ci separammo e andammo in camera nostra.
Come routine parlammo, ridemmo e cercammo di goderci gli ultimi momenti di tranquillità il meglio possibile.

Arrivarono le due di notte e decidemmo di andare a dormire poichè avevamo ormai le palpebre che imploravano di chiudersi.

Sono in un giardino.
Sono piccola, ho 10 anni, qualche anno dopo la scomparsa di mia madre.
Davanti a me c'è mio padre che mi sta dando delle istruzioni ma non le capisco bene, forse per l'uso specifico del linguaggio.
Provo a metterle in pratica ma commetto un errore nella procedura.
"CRUCIO!"urla lui.
Subito cado a terra.
Inizio a piangere e a contorcermi dal dolore. Tantissimi piccoli coltelli stuzzicano di uscire dall'interno della mia pelle perforandola.
Il dolore è estremamente alto e mio padre è in piedi che se la ride.
Sono cosi piccola ed indifesa...
Sto per perdere l'aria, sento che sto per cedere, non ce la faccio più, chiudo gli occhi e poi buio totale.

Mi svegliai piangendo e con delle gocce di sudore che cadevano dalla mia fronte.
Gli incubi erano ricominciati, ma no, non avrei permesso a mio padre di rendermi fragile anche in sua assenza, non volevo e non sarebbe successo.

Lei ancora dormiva.
Decisi allora di andare a farmi una doccia, ma non in camera mia, non volevo rischiare di svegliarla, bensí l'avrei fatta nel bagno vicino alla sala comune della nostra casa.
Presi un asciugamano dal mio dormitorio e quando arrivai nell'altra stanza lo appoggiai sul lavandino.
Iniziai a spogliarmi, per poi soffermarmi sullo specchio.
Feci un incantesimo su me stessa ed ecco il mio inferno apparire sul mio corpo.

Guardai bene tutte le cicatrici che, anche se non troppo visibili per il tempo passato, mi facevano odiare il mio fisico. Iniziai a piangere, dinuovo.
Mio padre mi aveva reso forte quanto vulnerabile.

Entrai nella vasca e lasciai che l'acqua bollente facesse il suo corso, passando sul viso e su tutto il resto di me.
Mi appoggiai alle piastrelle gelide della doccia, contrastando il caldo del liquido che mi bagnava. Inizialmente il freddo provocava un po' di fastidio, ma poi riuscii ad abituarmici, chiusi gli occhi e continuai a godermi quel momento.
Sentii dei rumori, ma non mi mossi.

Mattheo

Anche quella notte non riuscii a dormire. Andai in sala comune serpeverde e mi sedetti sul divano davanti al camino, sentendo il calore del fuoco quasi bruciarmi la pelle, essendoci accanto.
Peró sentii dei rumori provenienti dal bagno nelle vicinanze, allora non avendo niente da fare andai a controllare.
Più mi avvicinavo, più capivo e mi convinsi che il rumore misterioso era quello dell'acqua che cadeva nella vasca. Qualcuno si stava facendo una doccia.

La curiosità era troppo forte allora aprii la porta e la vidi.
T/n.
Avevo cercato di convincermi che non mi attraesse per tanto tempo, ma continuare ad insistere su quest'ipotesi infondata sarebbe stato inutile.

Mi soffermai a guardare il suo esile corpo nudo e notai tantissimi leggeri graffi sparsi. Non me lo aveva mai detto e specie non gli avevo mai visti, probabilmente per un qualche incantesimo di copertura.
Aveva gli occhi chiusi ed era appoggiata al muro con le mani dietro la nuca per passarsi l'acqua anche tra i capelli.
Quasi mi imbambolai a vederla finché non ritornai in me stesso quando lei riaprì gli occhi.

Cercai di nascondermi il meglio possibile in modo che lei non mi vedesse ma che io potessi continuare a vedere lei.

Si mise un'asciugamano attorno a tutto il corpo e prese a guardarsi allo specchio con gli occhi lucidi e le mani che tremavano leggermente.
Quelle di ferite che aveva mi ricordavano troppo le mie.

𝐷𝑒𝑣𝑖𝑙 || Mattheo RiddleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora