Capitolo 4 - Lontana da te -

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Mozart mi aveva spinto all'interno della stanza con una violenza tale da farmi perdere completamente l'equilibrio, facendomi ritrovare a gattoni sul pavimento.

Bastienne: "Ow!"

Prima che potessi alzarmi in piedi, sentii il rumore della porta chiudersi alle mie spalle, seguita dalla voce ovattata di Mozart.

Mozart: "Non sono disposto ad accettare che il mio amico venga erroneamente frainteso. Parlagli."

Bastienne: "Cosa?"

(Stai scherzando, vero? Sono io la vittima qui, ricordi?)

Tutto era accaduto troppo velocemente affinché io potessi realizzare. Come il rumore dei passi di Mozart iniziò a svanire in lontananza al di fuori della stanza, un'ombra scura si estese sopra si me. Cercai di allontanare velocemente la frustrazione provocata dall'atteggiamento di Mozart nei miei confronti. Mi voltai e guardai in alto. Mi trovavo ancora inginocchiata a terra sui palmi delle mie mani. In quel momento, notai Jean, in piedi di fronte a me. Da quella posizione sembrava incredibilmente alto ed imponente nel suo star fermo immobile ad osservarmi.

Era esattamente come me lo ricordavo. Ogni parte di lui era perfetta. Ad eccezione del suo sguardo: oscuro e vuoto, quasi privo di alcuna scintilla vitale.

Jean: "Cosa ci fate qui?"

(Non credo di aver mai incontrato nessuno, in tutta la mia vita, con uno sguardo come il tuo.)

L'unico occhio visibile era come la notte più oscura, come se tutte le stelle del firmamento avessero smesso di brillare per sempre. L'oscurità nei suoi occhi era tale da minacciare di avvolgerti e di non lasciarti mai più andare, al punto tale che il semplice incrocio di uno sguardo incuteva paura. Non avevo scordato quanto velocemente si era mosso la notte scorsa quando mi aveva morso. Cercai dunque, frettolosamente, di rialzarmi. Volsi il mio sguardo altrove, incapace di reggere il suo a lungo.

Bastienne: "...Perdonami per essermi fiondata così all'improvviso nella tua camera in questo modo. Beh...ecco...Dovrò rimanere qui per un mese intero, perciò credevo sarebbe stato necessario perlomeno presentarmi."

Jean: "...capisco."

Potevo avvertirlo il suo sguardo su di me, mentre la mia voce nel pronunciare quelle parole si affievoliva, incapace perfino di riuscire a concludere una semplice frase.

(Hug...ma cosa sto facendo? Io nemmeno volevo venirci qui. Dovrei andarmene di qui prima che la cosa prenda una piega sbagliata.)

Bastienne: "Ad ogni modo... io...ehm...dovrei tornare da Sebastian e dargli una mano con il lavoro..."

Cercai di mantenere la voce più chiara possibile ma, come alzai la testa, incrociai i suoi occhi e venni rapita nuovamente dal suo sguardo unico. Mi stava ancora osservando in modo pacato ed ero consapevole che fino a quel momento non aveva distolto lo sguardo da me nemmeno per un istante. Sembrava potesse percepire il mio disperato desiderio di fuggire via da li...come se mi stesse tenendo d'occhio per assicurarsi che lo facessi veramente.

Fu allora che mi assalii il dubbio. Ero proprio sicura che andarmene via da quella stanza e sottrarmi al suo sguardo era ciò che desideravo davvero in quel momento? 

Come fissai il vuoto nei suoi occhi, percepii una strana sensazione, una sorta di premonizione: una certezza assoluta in un mare di dubbi. Ero certa che se in quel momento gli avessi voltato le spalle e me ne fossi andata, non avrei mai più avuto modo di potergli parlare. Incredula e sconcertata dai miei stessi pensieri, non so per quale assurdo motivo, la sola idea di non rivolgergli mai più la parola mi spaventava ancor di più dell'essere li con lui, chiusa nella sua stanza in quel preciso momento. Mi morsi le labbra al solo pensare alle parole che poco prima Mozart aveva pronunciato:

Ikemen Vampire: Temptation in the Dark ~ Jean d'Arc ~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora