Capitolo 20 (1°parte) - Confessioni -

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Ai piedi della foresta, nascosta nell'oscurità della notte, si ergeva una chiesa antica e solenne.

Una figura spinse il pesante portone, rompendo il sacro silenzio che l'avvolgeva. Un respiro affannoso e ansimante echeggiò attraverso le navate.

 Un respiro affannoso e ansimante echeggiò attraverso le navate

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Shakespeare: "Gilles...?"

Shakespeare si voltò immediatamente nell'udire quel rumore e i suoi occhi si spalancarono alla vista dell'uomo ferito e sanguinante.

Gilles a fatica raggiunse il pulpito, dove cadde in ginocchio. Immediatamente rivolse il suo sguardo al crocifisso situato in alto dinnanzi ai suoi occhi.

Si afferrò il braccio ferito, dal quale continuava, senza tregua, ad uscire del sangue.

Shakespeare: "Potrebbe essere? E' stato Jean a causare la tua ferita, con le sue stesse mani?"

Gilles: "Ho giurato che avrei esaudito il suo desiderio. Ma—"

Gilles esitò nel parlare a causa del dolore e del respiro che si faceva sempre più corto.

Gilles: "...ha rifiutato!."

Shakespeare: "Quale tragedia deve essere stata per l'eroe caduto, rifiutare il tuo aiuto, e nella furia, la sua spada implacabile ha dovuto colpire e ferire il suo prezioso compagno d'armi."

Gilles: "Non osare parlar male di Jean!"

Shakespeare: "Io—"

Gilles: "Non lascerò che nessun altro osi umiliarlo! Mai! Io soltanto godo di quel privilegio!"

Ormai parole e pensieri deliranti occupavano la mente di Gilles. I suoi occhi sembravano iniettati di una fervida e folle luce.

Shakespeare: "Gilles..."

Gilles: "Quando ero ancora vivo, ho sempre creduto di non aver fatto nulla per Jean. Credevo di aver fallito come suo amico. Per questo ho desiderato poter fare tutto questo— diventare un vampiro e rinascere in quest'epoca. Pensai...se fossi riuscito a soddisfare l'ultimo suo desiderio e farlo morire tra quelle fiamme infernali...forse avrebbe finalmente ritrovato la pace.. Nnnngh— ma ora— capisco che mi sbagliavo...ho sbagliato per tutto questo tempo!?"

Shakespeare, ancora con gli occhi spalancati, in sorpresa fece un passo in avanti per avvicinarsi a lui.

Rimase immobile ai piedi dell'uomo senza proferire parola.

Gilles: "Quella giovane donna, quella che è sempre con Jean— mi ha detto che stavo solamente cercando di placare i miei rimpianti..."

Shakespeare: "Bastienne?"

Gilles: "...Heh. In quel momento ho capito che aveva ragione. Sono stato un pazzo, ho cercato solamente di compiacere i miei desideri. Non avrei mai dovuto rinascere in questo mondo!"

Gilles, lentamente, si alzò in piedi, con lo sguardo sempre fisso sulla croce. Qualcosa in lui era cambiato. Il suo sguardo sembrava estatico.

Ora se ne stava nuovamente alto e orgoglioso, ricordando il fiero e galante soldato che aveva sempre descritto Jean.

Si voltò con calma, mostrando il suo rinnovato sguardo pieno di determinazione, avvicinandosi a Shakespeare.

Improvvisamente lo afferrò per la cravatta.

Gilles: "Hai detto di essere uno scrittore di commedie, giusto? Che avevi intenzione di osservare il nostro conflitto e trarne ispirazione? Sicuramente questo è più che sufficiente per soddisfarti. La tua malvagità termina qui."

Shakespeare: "...prego, sii chiaro con ciò che vuoi dire."

Gilles: "Comprendo che sia stato un mio errore lasciarmi soggiogare dalle tue dolci parole...Ma quale valore avrebbe un guadagno ottenuto mettendo alla prova volontariamente il fato di qualcun altro. Che valore potrà mai avere una commedia scritta sulle sofferenze altrui? Beh... alcun valore! Non ti rimarrà niente, se non il rimpianto di un folle! Ma tu questo...già lo sai, non è vero?Sai che ciò che stai facendo è da idioti?!"

C'era una luce di sfida, ora, negli occhi di Gilles. Qualcosa fece tremare Shakespeare.

???: "Hmm-hmm 🎶"

Un leggero e allegro motivetto iniziò ad echeggiare in lontananza. Dall'alto della chiesa verso il basso si sentì un rumore di passi farsi sempre più vicini ai due uomini.

Una mano apparve dall'oscurità, raggiungendo Gilles.

Shakespeare: "...Mio signore."

???: "Bene, la storia parla di Gilles de Rais come un uomo dal cuore valoroso...ed eccoci qui, che tenta di disfare tutto il mio duro lavoro. Che peccato."

Lunghe e aggraziate mani coprirono gli occhi di Gilles, che immediatamente allentò la presa dalla cravatta di Shakespeare, facendo cadere la sua mano lungo il fianco. Nulla lo stava fisicamente toccando, ma quel semplice gesto, quella singola mano tra il suo volto e il commediografo sembrò rendere Gilles incapace di qualsiasi movimento.

Gilles: "Nnngh— lasciami andare!"

???: "Sono desolato, ma ho bisogno che tu rimanga tranquillo per un pò. Dopotutto sono certo che sarai molto più a tuo agio e sereno nel mondo dei sogni."

Labbra carnose di un color cremisi acceso sfiorarono l'orecchio di Gilles ed una lieve e sognante voce sussurrò parole simili ad una ninna nanna.

???: "Dormi, nel sogno più profondo..."

Gilles sembrò lottare invano per qualche istante contro una forza invisibile. Poi, all'improvviso, tutta la sua forza svanì di colpo, lasciandosi cadere a terra, come una marionetta a cui erano stati tagliati i fili.

???: "Si, ora va decisamente meglio. Adesso, Will...ordina a Gilles la sua missione."

Shakespeare lo osservò confuso per qualche secondo, poi quell'esitazione svanì nel nulla e si avvicinò a Gilles, sussurrandogli nell'orecchio.

Shakespeare: "Ascolta, il mio volere ancora una volta. Nessun altro all'infuori di te può soddisfare il fervido desiderio di Jean, nessun altro può comprendere a pieno l'oscurità che si cela nel suo cuore..."

Gilles: "io...solamente io..."

Shakespeare: "Solamente tu, esatto. Ora lascia questo posto, Gilles. Vai e trova Jean d' Arc e trova anche Bastienne. Lei è l'unica debolezza di Jean. Sono certo che se la userai nel modo giusto, Jean ascolterà la tua richiesta."

Gilles: "...hai ragione."

Gilles si alzò in piedi e si voltò verso il portone dell'antica chiesa. I suoi passi erano rigidi ma continuava ad avanzare senza esitazione. Sembrava più il fantasma di un uomo piuttosto che l'uomo stesso.

Shakespeare osservò quella scena in silenzio.

Shakespeare: "Mio signore amaranto, ora me ne devo andare. Chiedo venia."

Si mosse silenziosamente fra i banchi della chiesa, raggiungendo un'altra porta che dava su un corridoio laterale

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Si mosse silenziosamente fra i banchi della chiesa, raggiungendo un'altra porta che dava su un corridoio laterale.

???: Perché sembri così cupo Will?"

Shakespeare: "...Mio signore?"

...Continua...

Ikemen Vampire: Temptation in the Dark ~ Jean d'Arc ~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora