Il tè aveva un profumo familiare, ma allo stesso tempo totalmente sconosciuto, come qualcosa a lungo dimenticato. Il suo aroma di gelsomino era stordente e Kim, immersa nei suoi fumi, affondata in un morbido cuscino le cui frange le solleticavano il collo, si chiese frastornata se fosse una specie di droga per i nomadi. La sua mente vagava confusa in un deserto di pensieri, vapore e nebbia, su cui era impossibile concentrare la propria attenzione. Ogni volta che si avvicinava a formularne uno, questo le si dissolveva tra le dita.
Era notte anche all'interno della tenda di pelli di cammello. Solo la lanterna di Rasha emanava una flebile, calda luce, un riflesso di luna in uno stagno. Kim aveva smesso di osservarla da molto tempo: in quel momento i suoi occhi erano rivolti verso l'alto, dove la struttura lignea del padiglione si chiudeva. Lì vi era la più completa oscurità e tutto il suo corpo si sentiva risucchiato, risalendo con l'effluvio del tè, inconsistente emanazione di stanchezza e infelicità.
Avrebbe voluto divenire vapore e dissolversi nell'aria fredda del deserto, come un ultimo respiro, come un sussurro.
Era circondata da bisbigli. Amina e Rasha parlavano a bassa voce, con larghe pause. Kim aveva smesso di ascoltare: non le interessava sapere perché i due nomadi sembrassero così giovani, perché avessero deciso di proseguire una tradizione millenaria invece di andare a vivere in una grande città come la stragrande maggioranza delle persone delle nuove generazioni.
Chiuse gli occhi senza accorgersene, con stampato nelle retine il buio. Non seppe mai per quanto mantenne le palpebre calate. Dopo un tempo che parve interminabile e forse fu questione di pochi attimi, la voce della loro ospite tornò ad alzarsi, seguita dall'allegro scampanellio di tutti i suoi ninnoli.
"Ospite, visto che il tuo umore è nero, ti racconterò una storia" affermò, sedendosi meglio sul proprio cuscino. Kim aprì gli occhi, facendo goffamente lo stesso. Non voleva ascoltare nessun racconto, ne aveva già avuto abbastanza con tutti quelli che Dariush Al-Azar le aveva offerto, in cambio della vita della sua fidanzata. Voleva solo che la notte passasse rapidamente, per rimettersi in cammino alla ricerca del miraggio.
Fece per affermarlo, aprì la bocca, ma le parole non uscirono dalle sue labbra: il suo sguardo venne rapito dal rapido ma discreto segno d'assenso di Amina. Quella ragazza conosceva molto meglio di lei i popoli che abitavano le zone desertiche. Cosa sarebbe successo se si fosse rifiutata di ascoltare la fiaba? Sarebbe stato un affronto troppo importante? Li avrebbero cacciati dalla tenda?
Il rischio, per quanto Kim lo trovasse assurdo e ridicolo, poteva esistere. E non avrebbe riguardato solo lei. Per questo annuì debolmente.
Rasha sorrise e i suoi strani tatuaggi parvero muoversi come insetti sul suo viso. Per un secondo Kim sentì la pelle accapponarsi, come se sulle sue braccia stessero zampettando decine di minuscoli artropodi.
"Mettetevi comode" invitò entrambe e, con grande sorpresa di Kim – seguita da un immediato e cocente imbarazzo – alzò le braccia e fece scivolare al suolo le sue numerose vesti, liberandosi di loro come di una crisalide. Sotto, la ragazza era totalmente nuda, se non per la spessa chioma scura, che ricopriva solo parzialmente il seno come un mantello di pelo mosso e crespo, e i bracciali e le collane di cui il suo corpo era adornato.
"Alla maniera beduina" aggiunge ridacchiando, notando che Kim distoglieva lo sguardo da lei. Kim lanciò uno sguardo disperato ad Amina, ma lei si stringe delicatamente nelle spalle, mentre con un sospiro iniziava a slacciare il velo.
"Le regole della casa" rispose, cercando di sdrammatizzare la situazione incresciosa.
"Della tenda" la corresse Rasha, che sembrava molto più a suo agio nuda, che con tutti i suoi differenti tessuti addosso. Kim domandò silenziosamente perdono a Jozefien e poi ai suoi antenati per quell'azione vergognosa, ma ubbidì. Amina fece lo stesso e in meno di due minuti si ritrovarono entrambe con la pelle percorsa da una leggera pelle d'oca. Kim tentò di mantenere gli occhi bassi, ma all'improvviso una cocente curiosità si era insinuata in lei. Non aveva mai visto altre donne nude che non fossero la sua compagna. Senza farsi notare, mentre Rasha recuperava per loro delle coperte di lana da un angolo della tenda, Kim lanciò uno sguardo ad Amina. Arrossì ancora di più quando si rese conto che i capelli non coprivano affatto il seno, come era successo con Rasha. Il corpo della ragazza era sottile, con seni piccoli e fianchi stretti, ma da seduta tre rotolini di grasso disegnavano terrazzamenti sul suo corpo ambrato. Kim la trovò così semplice e reale che si aggrappò al pensiero di quella grazioso adipe femminile per non ripiombare nello stato mentale di pochi minuti prima. Quando Amina allungò una mano per ricevere la sua coperta, Kim notò come i fili d'argento nei suoi capelli brillavano alla luce della lanterna. Subito dopo volse il suo sguardo su Rasha e si accorse anche che il suo corpo era percorso da quei tatuaggi che sembravano formiche. Lo trovò curioso e inquietante.
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La sposa del fuoco
General FictionA quattro anni di distanza dall'incidente della Emerald, Kim e Jozefien hanno trovato un loro equilibrio e hanno realizzato un sogno: aprire assieme un'agenzia di viaggio nella loro città d'adozione, Venezia. Nella loro vita c'è solo un fastidio: i...