La giornata iniziò miracolosamente bene.
Scesero a colazione nella speciale sala del primo pasto della giornata, una luminosa terrazza con candidi gazebi che nascondevano i soliti tavoli rotondi, prima che Ginevra e Tiziana si svegliassero: il giorno prima avevano spiegato a tutti, Dariush compreso, che sarebbero state impegnate fino a sera con un amico. Quando l'uomo aveva proposto di inserire Diego nella loro combriccola, Kim era stata educata ma ferma nel dire: "Mi spiace, signor Al-Azar: abbiamo già organizzato una piccola riunione. Sarà per la prossima volta".
Non le era sfuggito il leggero irrigidirsi della sua espressione, prima che con tono allegro augurasse loro una felice riunione, poco prima che si dessero la buonanotte.
Nonostante la strana sensazione che il ricco imprenditore le aveva generato dentro anche la sera precedente, Kim si era alzata positiva. Prima di svegliare Jozefien aveva nascosto la piccola scatola rossa che celava il suo piccolo regalo. Mentre tagliava in piccoli triangolini il suo uovo all'occhio di bue e mescolava il caffè, la sua abituale colazione che trascinava con sé echi vietnamiti, fantasticava sulla reazione di Jo davanti all'anello. Si chiedeva quando sarebbe stato il momento opportuno per stupirla: la mattina dopo? Quella stessa sera? Riusciva a malapena a nascondere il suo sorriso carico di aspettative, tanto che Jo se ne accorse.
"Ci siamo svegliate di buon umore oggi" mormorò sorridendo, con la voce roca della mattina. Kim alzò gli occhi e si infilò in bocca un quadratino di albume.
"È una bella giornata".
"Sei contenta di vedere Diego?".
"Molto".
"Anche io. Anche io, tanto".
Kim diede un'occhiata attorno a sé e quando notò che i pochi camerieri presenti erano tutti impegnati a servire i rari clienti della mattina presto, allungò una mano e intrecciò le dita a quelle di Jozefien. Posò la testa contro il suo braccio e sorrise nel notare come Jo mantenesse un perfetto contegno, continuando a mescolare il suo cappuccino con l'aria di non aver notato niente.
"Non mi ricordo dove dobbiamo andare" le disse, picchiettando il cucchiaio sul piattino e recuperando la fetta di pane già ricoperta di marmellata.
"È un ristorante italiano. Romano, mi sembra. O forse no".
"Diego è talmente premuroso che pensa a farci sentire a casa" ridacchiò Jo, dando un morso al pane.
"Pensavo ci avrebbe portato in un posto più esotico" rispose Kim, tornando al suo uovo.
"Bisogna capire cos'è la sorpresa".
Kim sorseggiò il suo caffè, ripensò all'anello, sorrise e disse: "Lo scopriremo a breve".
***
Il locale scelto da Diego si trovava sulle fresche sponde del Dubai Creek ed era piccolo ma molto grazioso. I colori principali, amaranto e ocra, cristallizzati negli arabeschi delle belle e lucide maioliche che decoravano tutte le pareti, nelle tovaglie ricamate a filo d'oro e nei bei tovaglioli stirati richiamavano il mondo emiratino in cui quel quadrato d'Italia si era insediato con successo.
Kim non era mai stata in Sicilia - che non era vicino a Roma! - ma mettendo piede in quel fresco, minuscolo ristorantino sulla cui insegna spiccava orgoglioso il nome Sofia, ebbe come una sensazione di déjà vu. Improvvisamente tutte le pubblicità viste di sfuggita in televisione, le foto pubblicate dagli amici sui social network e le immagini dei telegiornali relative a quella parte di Italia inesplorata e quasi mitica le vorticarono in mente, mentre i papiri della fonte Aretusa si mescolavano all'arancione vivo dei frutti della Conca d'Oro, sotto il cielo azzurro come il mare ruggente contro i faraglioni e il grigio possente dell'elefante catanese.
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La sposa del fuoco
Ficción GeneralA quattro anni di distanza dall'incidente della Emerald, Kim e Jozefien hanno trovato un loro equilibrio e hanno realizzato un sogno: aprire assieme un'agenzia di viaggio nella loro città d'adozione, Venezia. Nella loro vita c'è solo un fastidio: i...