8: dove Dubai riserva sorprese e scommesse

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Da quando aveva messo piede fuori dall'aereo, dopo più di sei ore di viaggio senza scalo, Kim credeva di aver ricevuto un colpo in testa e di essere in procinto di iniziare a vivere un sogno stupefacente.

La prima cosa che l'aveva colpita era stato il caldo. Nemmeno il tempo di abbandonare la pista d'atterraggio su una comoda navetta bianca che il sole brillava già su di loro e aveva fatto dimenticare la neve e l'umido che si erano lasciate dietro a Venezia. Le temperature, lo aveva scoperto con gioia, erano alte ma ingentilite da una brezza vivace, che proveniva direttamente dal mare. Kim aveva annusato avidamente l'aria stranamente asciutta che spirava da ovest. Prima d'allora non aveva mai sentito il profumo del deserto.

La seconda cosa che l'aveva presa alla sprovvista era stata l'improvvisa, inaspettata opulenza che le si era spalancata davanti, una volta entrata nell'aeroporto. Vetrate colorate proteggevano dagli inclementi raggi del sole del tardo pomeriggio, spettacolari palme luminose costeggiavano tappeti mobili per evitare ai passeggeri di fare fatica con i bagagli e quando un duty free li aveva accolti tra le sue spire, Kim fu certa che fosse più o meno grande quanto il loro sestiere.

Si erano fermate in quel duty free per quasi un'ora, perché Ginevra e Tiziana – di pessimo umore fin dall'inizio del loro viaggio – avevano deciso di spendere almeno mille Dirham – circa trecento euro – in articoli di lusso che Kim trovava assolutamente inutili. Li avevano parcheggiati su una panchina circondata da splendide luci azzurre e dorate, lei, Jo e il povero maggiordomo della signora Venchi, un filippino taciturno di nome Carlos, che non sembrava affatto contento di essere stato sradicato dalla villa della sua datrice di lavoro per una vacanza dell'ultimo minuto. Kim aveva sperato che Ginevra non gli avesse negato le ferie con la sua famiglia per andare a Dubai con lei.

Dopo l'ora trascorsa ad osservare la variopinta multiculturalità dell'aeroporto, giocando con Jo a indovinare le nazionalità dei passeggeri che sfilavano loro davanti, Ginevra e la sua migliore amica erano tornate. Fortunatamente Tiziana sembrava aver ritrovato la parvenza di un sorriso.

La terza ed ultima cosa che aveva sconvolto Kim era stato il viaggio in taxi che li aveva condotti verso l'hotel. Prima ancora di raggiungere l'impressionante Palma Deira, l'ultima delle tre isole sorelle costruite dall'uomo, completata nemmeno un anno prima, si era fatta finalmente un'idea della personificazione adatta a quella bizzarra città sprofondata nel deserto. Sulla strada che le stava portando a destinazione, prese forma una strana donna dall'aspetto surreale: tra oasi artificiali fitte di palme, cavalcavia che disegnavano ponti su mari di sabbia gialla e tratti di strada dall'aspetto campagnolo affiancate da negozi e grandi palazzi, con in lontananza le alte strutture dei minareti, si tese la sua figura megalitica, capelli neri come petrolio dai riflessi aranciati sciolti sulle spalle, un viso nascosto dal tradizionale burqa emiratino dorato, una lunga kandurah che presentava, però, un lungo spacco laterale, entro cui si notava una gamba nuda e provocante. Aveva decine di gioielli ed erano tutti d'oro e di pietre preziose.

Kim si era figurata quella bizzarra donna, a metà tra tradizione e modernità, nel tentativo di comprendere le apparenti contraddizioni che aveva incontrato in aeroporto e poi per strada, osservando uomini vestiti con lunghe tuniche bianche, donne velate e dal viso nascosto dal burqa a fianco di persone in maniche di camicia, gonne corte, tacchi a spillo.

Il viaggio verso l'isola era stato interessante, anche se aveva dovuto allontanare in modo piuttosto brusco il braccio di Jozefien quando lei, dimenticandosi quello che aveva detto loro Ginevra poco prima di partire, aveva tentato di stringersela contro. Sapeva bene – anche perché aveva passato quasi due intere notti insonni a cercare informazioni su internet – che le effusioni in pubblico non erano ben viste, soprattutto quelle omosessuali. Aveva lanciato uno sguardo ammonitore a Jo e lei aveva capito, accennando un sorriso di scuse.

La sposa del fuocoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora