21: nel quale si trovano due alleati

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Diego arrivò con un taxi, verso le tre di notte. Kim lo aveva atteso poco distante dall'entrata del suq, che aveva chiuso i battenti da ore, seduta sul marciapiede. Aveva passato tutto quel tempo stritolando la sua nuova collana, lasciando che ondate di angoscia e disperazione, intervallate da momenti di esaltazione eroica quasi maniacale, la sommergessero come onde di burrasca.

Non sapeva cosa fare. Non sapeva dove andare. Il signor Ṣifr non le aveva dato sufficienti informazioni per trovare la Jinni che custodiva la spada di Hamda. Doveva cercare un miraggio, certo, ma non sapeva nemmeno come fosse fatto.

Si era resa conto di avere molte domande senza risposta quando ormai era stato troppo tardi, perché aveva messo piede fuori dalla casa buia in cui il suo ospite l'aveva guidata e quando si era voltata la porta protetta dai giunchi leggeri e fruscianti era scomparsa, sostituita da una parete continua, e la lanterna che l'aveva accolta nel vicolo cieco si era spenta, esalando un ultimo pennacchio di fumo. Ogni cosa in quella stradina buia sembrava morta e per un secondo, di nuovo, Kim aveva pensato di essersi sognata tutto. Poi si era ricordata del freddo ciondolo che le pendeva dal collo, ben nascosto all'interno della sua maglietta: la prova del colloquio avvenuto, il suo passe-partout verso la salvezza di Jozefien.

Solo a quel punto si era decisa a chiamare Diego: aveva ammesso a se stessa, cosa che avveniva davvero raramente, di aver bisogno di aiuto. Non avrebbe potuto chiedere a persona migliore, almeno in quello credeva di essere stata fortunata: Diego aveva vissuto con lei l'esperienza della Emerald e non l'avrebbe presa per pazza, una volta che gli avesse raccontato tutto.

Almeno, così sperava.

"Kim, ehi" mormorò il ragazzo, scendendo di corsa dal taxi dopo aver lasciato i soldi all'autista, che sfrecciò subito via. "Cos'è successo? Dov'è Jo?".

Kim si alzò lentamente, con una smorfia. Aveva dolori ovunque e dal coccige si era appena irradiata una scarica di dolore che le risalì velocemente lungo la colonna vertebrale.

"Al-Azar" rispose, guardandolo negli occhi mentre Diego si avvicinava con fare spaventato. "Ha preso Jo".

"In che senso? Che vuoi dire?".

"È un Jinn, Diego. Un tizio soprannaturale coi poteri magici. Sa controllare il fuoco e non so cosa d'altro. Crede che Jo sia la persona in grado di spezzare una profezia che lo riguarda e ha intenzione di sposarla tra cinque giorni, con la luna piena. La brucerà viva" rispose Kim, imprimendo in quelle poche parole tutta la forza della sua disperazione e il gusto amaro della stanchezza. Diego rimase in piedi davanti a lei, fissandola sconvolto.

Kim contraccambiò lo sguardo, mentre sentiva gli occhi inumidirsi. All'improvviso tutta la stanchezza che l'adrenalina e la speranza erano riuscite a tenere a bada le affossò il cuore nel petto.

La situazione era disperata. Se ne rendeva chiaramente conto. Un amico, se così si poteva dire, le aveva dato una mano, ma lei non sapeva cosa farsene. Non aveva idee, riferimenti e il tempo era agli sgoccioli.

Iniziò a piangere sotto gli occhi atterriti di Diego e si coprì il viso con entrambe le mani.

"Mi dispiace. Mi dispiace. Non so perché succedano sempre queste cose, non volevo tirarti di nuovo in ballo, ma...".

Diego l'abbracciò prima ancora che finisse la frase. Avrebbero rischiato di grosso se qualcuno li avesse notati, visto che le dimostrazioni d'affetto in pubblico erano vietate, tanto più che non erano una coppia sposata, ma il giovane uomo non resistette davanti alla disperazione di Kim, che a sua volta si aggrappò alla sua maglietta come se si stesse sentendo male.

La sposa del fuocoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora