Scendo dal bus a mezzo isolato dalla fermata che mi avrebbe lasciata a una ventina di metri da casa dei ragazzi e percorro lenta i passi che mi separano da quella abitazione, riflettendo sul casino in cui mi sto infilando inesorabilmente.
Di nuovo.
Ho la mente e lo stomanco in subbuglio. La prima che continua a bombardarmi la testa con immagini e pensieri non proprio casti del bel chitarrista, e il secondo con la sensazione di non aver più uno stomanco ma un buco che risucchia emozioni. Ho bisogno di calmarmi prima di affrontare la realtà inevitabile: che é stata solo una esperienza di una notte. Bella, intensa ( almeno per me ) ma unica e irripetibile.
Una botta e via.
Non mi aspetto che lui sia lì ad attendermi. Non penso neanche di vederlo, dato che il percorso tra l'ingresso e la sala é breve, ma ci spero. Ci spero con tutta me stessa.
Ed eccomi qui, di fronte alla proprietà sgangherata dei musicisti mentre stringo tra i palmi gli spallacci del fodero della chitarra, ben assicurati alle spalle per bilanciare il peso correttamente. Osservo ancora una volta la topaia in cui vivono meravigliandomi di come ancora non sia venuta giù, date le condizioni precarie in cui é ridotta... neanche ricordavo che mancasse il vetro alla finestra di destra.
La porta d'ingresso é aperta, ma non vi é nessuno in veranda così decido di salire i tre scalini e fermarsi sotto l'architrave, sbirciando l'interno: nessun'anima anche lì.
- Ehilà! - muovo un passo oltre la soglia - C'è nessuno? -
Attendo risposta e delle risate arrivano da qualche stanza della casa.
- Ehilà! É permesso?-
Guardo l'orologio e sono in perfetto orario quindi il mio insegnate dovrebbe essere ad attendermi nella stanza sulla destra. Percorro i pochi metri che mi separano dalla porta socchiusa e busso, non ricevendo pero risposta alcuna. Infilo la testa dentro e sbircio oltre la soglia la saletta in ombra, illuminata dalla sola luce esterna. Punto lo sguardo verso la finestra e un tuono fa vibrare il sottile vetro mentre le prime gocce iniziano a cadere, ticchettando contro le persiane aperte.
- Merda! Ci mancava solo la pioggia - sentenzio consapevole di essere uscita senza ombrello.
Oltrepasso la porta e mi guardo attorno, avvicinandomi al divanetto dismesso, che non ricordo aver notato l'ultima volta, attratta da una splendida chitarra semiacustica bianca poggiata senza molta cura sopra i cuscini del divano.
La sfioro con indice e medio accarezzandone le corde nuove e le varie parti che compongono il pesante corpo fino a toccare il jack collegato a un amplificatore posto al lato del divano.
- Trovato qualcosa di interessante?-
Colta di sorpresa mi volto di scatto, portando una mano al petto come a cercare di calmare il battito impazzito del cuore. Il mio sguardo incontra quello scuro di Slash, che mi sorride reggendo tra le labbra una sigaretta consumata per metà. Tiro un sospiro di sollievo e chiudo per un momento le palpebre ringraziando Dio che davanti a me c'è lui e non l'altro.
- Ti ho spaventata?- domanda e torno a guardarlo lasciando scorrere per un momento gli occhi sulla sua figura che si avvicina raggiungendomi, accanto alla chitarra. - Bella, vero?- e mi rendo conto che é più una affermazione che una vera e proprio domanda.
Lo osservo sollevarla dal divano e, prima di imbracciarla, poggiare un piede su uno dei due cuscini della seduta. Sistema il corpo dello strumento sulla coscia fasciata da comodi pantaloni neri da ginnastica e lascia correre le dita della mano sinistra lungo il manico, mentre la destra pizzica le corde con la punta delle dita.
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Appetite For Destruction - Izzy. Gnr Novel - IN AGGIORNAMENTO
FanfictionCorre l'anno 1987 e i guns vivono alla giornata, consapevoli che ogni fine del mese sono al verde. Estratto. - Potremmo dare lezioni di musica, cosi da arrivare a fine mese- Silenzio di tomba. Poi esplodiamo tutti in una grossa, grassa risata che r...