Mansfield, 25 Agosto 1988

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- E questa è la mia stanza - dice chiudendosi dietro la porta, pescando poi il pacchetto di sigarette dalla tasca posteriore dei pantaloni.

Mi stringo nelle spalle e guardo il disastro in cui verte quella camera di albergo. Il letto è completamente sfatto, perfino le lenzuola sono un groviglio indisciplinato ai piedi del comodino e ci sono vestiti buttati ovunque... per non parlare delle cicche di sigarette e delle bottiglie di birra e Jack Daniels dimenticate in ogni angolo della stanza.

E puzza.

La stanza puzza di fumo, alcol e altro non identificato.

- Hai fatto la guerra, qui?- gli domando guardandolo da sopra la spalla, strappandogli un sorrisino.

- Una cosa del genere... sì- ridacchia e raggiunge il letto sul quale si lascia cadere di schiena, facendo attenzione a non rovinare la sigaretta che porta alle labbra.

- Vieni, non mordo - mormora, voltandosi sul fianco e battendo con il palmo sul lato del materasso ancora libero.

Deglutisco e lo raggiungo sistemandomi lì accanto, rannicchiata a pochi centimetri dal suo corpo.

Sbuffa la nuvoletta di acre fumo nero altrove e si volta per spegnere la sigaretta contro il mobile del comodino, come se quel pezzo di arredamento fosse il suo. Punto lo guardo sul suo labbro ferito, gonfio e poi sullo zigomo pesto e serro le labbra. Delicatamente poso l'indice su quella pelle violacea, sicura di aver un aspetto molto simile.

- Mi dispiace per tutto questo - mormoro a mia volta - e mi dispiace...-
le parole muoiono in bocca quando le sue labbra sono sulle mie, delicate, lasciando lenti baci intervallati da carezze del pollice sulla guancia.

Rispondo al bacio, ma entrambi gemiamo quando questo si fa troppo passionale: in fin dei conti siamo pesti entrambi... più o meno. Mi accoccolo contro il suo petto e sospiro mormorando un grazie prima di lasciarmi andarmi al sonno.

________

- Giù dal letto! Sei in ritardo e... Cristo Dio questa stanza! -

Sollevo la testa e incontro il volto ancora assonnato di Izzy che mi scruta da dietro le lunghe ciocche che scendono scomposte dalla fronte. Un occhio è appena gonfio, colpa dello zigomo tumefatto che svetta violaceo sull'incarnato pallido.

- Scendo tra 10 minuti - brontola all'uomo comparso in stanza, il manager o qualcuno vicino a questa figura suppongo.

- Vado in bagno e poi scendo sotto. Abbiamo una sorta di intervista tra...- guarda l'orologio - un'ora e mezza -

Salta dal letto ancora vestito come la sera precedente e si chiude dietro la porta marrone, aprendo dopo qualche secondo il rubinetto della doccia. Sospiro e stiro braccia e gambe, passando la lingua sul labbro indolenzito realizzando poco a poco quel che era successo nelle ultime ventiquattro ore.

Ho fatto una cazzata, su questo non ci piove e non so che fare; non so come rimediare. Da un lato vorrei tornare dai miei amici per potermi spiegare e scusare del casino montato, amplificato da alcol e droghe che giravano sottobanco, ma dall'altro lato non ho alcuna voglia di condividere lo spazio con Tom, non dopo quello che è successo. Non dopo quello che ha fatto.

La proposta di Izzy è allettante. Stare con lui. Accompagnarlo. Essere la sua ragazza... - che stupidaggine!- brontolo scendendo dal letto e ricordando a me stessa che sto solo sognando a occhi aperti.

Quel tipo non è programmato per avere fidanzate.

Passo i palmi sugli occhi e ravvivo i capelli che sembrano incollati al volto, poi afferro le scarpe ai piedi del letto e me le infilo.

Appetite For Destruction - Izzy. Gnr Novel - IN AGGIORNAMENTODove le storie prendono vita. Scoprilo ora