«Amber Jackson, come posso aiutarla?» Sarà la millesima volta che rispondo a questo dannato telefono, certe volte mi chiedo solo una cosa.
Ma chi me l'ha fatto fare?
Essere una segretaria in un'azienda dove mio padre è il capo, che detta ordini come se fossimo ai campi di concentramento.
I dipendenti lo chiamano "Hitler", per il suo strano metodo e le sue maniere alquanto antiche per un'azienda all'avanguardia come la nostra, però tutti lo temono proprio perché sa farsi valere nonostante tutto, credo di aver preso da lui e ne vado fiera.«Posso parlare con Jeff?» Wow, potrei riconoscere questa voce a occhi chiusi.
È quella di mia madre, non ci sentivamo da giorni per via del suo trasferimento a New York, mi chiedo che cosa voglia da lui.
Dopo averlo tradito è scappata di casa con il suo amante, mio padre è caduto in depressione per lungo tempo e ho dovuto fare molte cose per far sì che tornasse alla normalità, solo che questo lei non lo sa affatto.«Oh ciao anche a te Amber, come stai? Passato una buona giornata?» Ogni tanto vorrei entrare nella sua testa e ricordare a quel microcefalo cervello che si ritrova che ha una figlia, è un'impresa talmente ardua e sinceramente? Non voglio perderci tempo, non con lei almeno.
«Amber non ho intenzione di discutere con te stamattina, passami tuo padre e basta ok? Ti manderò dei soldi quando potrò.» Chiudo la chiamata immediatamente, come osa trattarmi in questo modo? Non sopporto la sua arroganza e la sua totale indifferenza nei miei confronti, vorrei che mio padre non fosse mai stato con una donna del genere.
Prima della pausa pranzo sistemo alcuni documenti sul computer, la prima cosa che vedo sono i numerosi annunci che il vice di papà ha messo sul nostro sito, cercano davvero così tante persone per lavorare qui dentro? Siamo quasi 300, mi sembra piuttosto eccessivo che ci sia ancora bisogno di personale.
Ma conoscendo il boss sono sicura che serviranno per altro, ha tanti progetti in mente e vorrà che io ne faccia parte.«Amber devo parlarti di una questione in privato, puoi venire nel mio ufficio?» Come non detto, penso sempre ad alta voce e finisco col far avverare i miei peggiori incubi, grandioso.
Sento il rumore dei tacchi della mia collega che prende l'ascensore per andare al penultimo piano, come fanno a essere sempre così ordinate e senza un capello fuori posto? Io già a metà giornata sono con il trucco sbavato e le borse sotto gli occhi che arrivano quasi ai miei piedi, stranamente la mattina nessuno mi rivolge la parola per via del mio stare sempre per conto proprio, non riesco a socializzare facilmente e non so se prenderlo come un pregio o un difetto, tutto sommato ho pochi amici ma buoni!
Entro e incrocio le braccia a letto guardando verso la scrivania, perché gli piace chiamarmi nei momenti meno opportuni?
«Papà dimmi che mi hai fatto alzare dalla sedia per un buon motivo o-» Spalanco gli occhi quando noto che vicino a mio padre è seduta un'altra persona, di solito non fa mai entrare nessuno se non la sottoscritta.
È molto categorico su questa cosa, mi domando chi sia e cosa centri con me questa questione di affari.
STAI LEGGENDO
𝐏𝐨𝐥𝐞 𝐃𝐚𝐧𝐜𝐞𝐫|𝐇.𝐒|
FanfictionAmber Jackson ha una doppia vita, la mattina è una segretaria in uno dei tanti studi di suo padre, mentre la sera lavora come ballerina di pole dance, una delle sue più grandi passioni. Ovviamente non approvata dal padre, che fa di tutto per metterl...