La musica entra dentro i meandri più profondi della mia anima, il calore che invade il mio corpo, sono tutte delle sensazioni paradisiache quelle che sento e che provo a espandere a chiunque mi stia attorno.
Gli occhi degli uomini mi fissano curiosi e attenti a tutto quello che faccio, so che vorrebbero avermi anche solo per una semplice notte e raccontare ai loro amici come se la siano spassata con una bellissima ragazza in un night club, ma io non sono come le altre.Nessuno in questo momento può smuovere la mia mente quando sono così concentrata nel ballo, tutti potrebbero pensare che fare la stripper o la ballerina da pole dance sia semplicemente un lavoro banale, ma non è affatto la verità.
Ci metti sudore, ansia e tecnica, quello che credono gli uomini è che farlo per soldi sia da puttane, poi ci sono delle ragazze come me che lavorano solo per mantenersi e non per la voglia di mostrare il proprio corpo a chiunque.Ma non tutti sono in grado di capirlo.
«Bambolina? Vuoi ballare solo per me? » Una voce rivoltante mi sorprende alle spalle, mi giro per capire a chi appartenesse e trovo un uomo che potrebbe essere mio padre, lo allontano immediatamente schifata dal modo piuttosto rude che usa nei miei confronti, non sembra però essere rimasto contento da come l'ho trattato davanti a tutti gli altri suoi amici.
«Vattene o sarò costretta a chiamare il buttafuori.» L'uomo continua a fissarmi insistentemente, scommetto che la sua mente sta pensando alle cose più schifose di questo mondo e lo sta facendo notare perfettamente, mi prende dal braccio e sbatte il suo corpo contro il mio, mi viene da vomitare e vorrei che qualcuno mi salvasse da questo momento terribile che sono costretta a sopportare, questo è uno dei tanti che cerco di evitare durante le serate.
Prima di poter dire qualcosa e controbattere, qualcuno lo fa al posto mio e pesantemente, riesco a vedere solamente le sue spalle larghe e i lunghi capelli scuri che ricadono leggeri nella sua schiena, sembra più attraente di tutte le persone qui dentro e non lo dico tanto per dire, ho visto molti facce diverse passare lungo questi corridoi e nessuno mi ha tanto colpito come ha fatto lui.
«Non ti darà più fastidio, detesto vedere certe cose e mi urta stare seduto e non far nulla. Quindi non ringraziarmi...» Riesco a vedere il suo volto, sopracciglia non troppo folte incorniciano il suo sguardo e i suoi occhi dalle iridi verde smeraldo che a tratti sembrano azzurri, riesco a vederli persino in mezzo all'oscurità che invade entrambi, il corpo perfettamente fasciato da una camicia nera da cui posso intravedere qualsiasi cosa.
Continuo a pensare che non sia davvero qui di fronte a me, che è tutto frutto della mia malsana immaginazione.«Ti ringrazio comunque, sono una persona educata!» Non posso dirgli il mio nome purtroppo, nemmeno lasciare il mio numero cambierebbe le cose perché se scoprisse la mia vera identità non sarebbe di certo un punto a mio favore, anzi tutto il contrario! Nonostante ciò non smette di giocare con degli anelli che toglie e mette di continuo, sarà nervoso o altro?
«Mhm comunque non so se ti ricordi.. Sono stato qui qualche settimana fa, mi hanno detto che ti fai chiamare Violet. Un nome piuttosto insolito per una stripper, a quanto so non tutte hanno l'ardore di farsi dare un nome. » Sorrido maliziosamente, passo i miei lunghi capelli indietro e mostro da subito all'affascinante ragazzo quanto posso essere sfacciata se mi ci metto, spero di non finire a letto con lui perché quale stupida scusa potrei inventare per rivederlo?
«Non m'interessa il tuo corpo Violet, per quanto ne sia ossessionato non è quello che voglio adesso. Mi piacerebbe conoscerti, anche portarti a cena una sera dopo il lavoro. Ti andrebbe?» Nessuno mi aveva mai rivolto la parola nello stesso modo in cui lo sta facendo lui adesso, con gentilezza e sopra tutto con galanteria ed è proprio quella che manca agli uomini.
«Davvero? Perché ti piacerebbe conoscermi meglio?» Aggiusto la maschera vicino agli occhi per far sì che non cada, a questo gesto involontario i suoi occhi si socchiudono lentamente, come mai?
«Vorrei prima vedere il viso della persona con cui sto parlando, si può fare? Comunque io sono Harry.» Che bel nome, è adatto alla persona a cui appartiene, descrive perfettamente quello che tutte o almeno la maggior parte delle ragazze qui dentro insieme a me pensano.
Perfezione.
«Piacere Harry, non ricordo di averti incontrato prima però... Sarà che vedo talmente tante persone ogni giorno e a momenti dimentico persino chi sono io, assurdo no?» Non crede alle mie parole, sicuramente è uno di quei narcisisti che passano intere giornate a guardarsi allo specchio e a farsi complimenti su quanto oggi i loro capelli siano splendidi.
«Secondo me stai dicendo una bugia, non sei brava a mentire Violet.»
«Perché dovrei mentire? In fondo non ci guadagno nulla se dico di conoscerti.» La tensione che c'è tra noi due è palese, chiunque qui dentro sarebbe in imbarazzo se solo sentisse quello che ci stiamo dicendo con molta tranquillità.
«Cosa ci guadagni? Nulla, solo che vorrei sincerità da parte tua e non bugie.. capito?» Harry mi sorride dolcemente, è forse il primo ragazzo che non vuole semplicemente portarmi a letto, questo ha fatto scattare in me qualcosa che non avevo mai provato fino ad ora.
«Dovrei andare adesso, mi ha fatto piacere scambiare due parole con te Violet. Sappi che la mia offerta è sempre valida per te.» Mi saluta lasciando un bacio sopra la mia guancia, il mio cuore batte all'impazzata dentro il petto per la voglia che cerco di frenare a stento di baciarlo, immagino che non è suo solito a fare determinate proposte quindi mi sento piuttosto onorata.
La serata sembra ormai essere giunta al termine, sistemo le mie cose dentro la borsa e tolgo finalmente quell'orribile mascherina, al suo posto metto i miei occhiali da vista perché Dio ha voluto donarmi la miopia, per fortuna ho preso un modello che mi sta bene e non sembro appena uscita da un film per adolescenti arrapati.
Cammino verso casa a piedi con la musica nelle cuffie, mi fanno male i piedi e se non fosse per le scarpe da tennis che porto come riserva sarei morta, o correrei a piedi nudi proprio come fanno nei film.
Magari con qualcuno che mi incita ad andare più forte come in Forrest Gump, mio padre adora quel film e non so quante volte ancora mi toccherà vederlo a causa sua.Mi siedo su una panchina per un pò e ammiro il panorama notturno davanti ai miei occhi, le luci della città da qui si vedono benissimo e starei a guardarle per ore e ore, non nego che la mia vita sia migliorata tantissimo da quando ho deciso di lavorare con mio padre nella sua azienda anche se fare la "stripper" mi rende decisamente più felice, è una di quelle passioni che non puoi di certo abbandonare.
Ripenso a Harry, allo strano ma intenso incontro che abbiamo avuto qualche ora e poi? È andato via velocemente senza darmi il tempo di riflettere bene per la sua proposta, non avrei accettato comunque perché il lavoro è una cosa che voglio tenere al di fuori della vita privata, mischiare le cose non è tra le mie priorità quindi è meglio evitare.
«Violet, che nome buffo...» Le sue parole mi rimbombano nella mente e non smetto di soffermarmi sul colore dei suoi occhi, perché riesco a vedere oltre quello che lui in realtà vuole mostrarmi?
Eppure quando ho avuto quella sensazione di pace interiore non sembrava sorpreso, che abbia provato la stessa identica cosa? Domande a cui non saprò dare mai una risposta se non sarà lui stesso a farlo.
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𝐏𝐨𝐥𝐞 𝐃𝐚𝐧𝐜𝐞𝐫|𝐇.𝐒|
FanfictionAmber Jackson ha una doppia vita, la mattina è una segretaria in uno dei tanti studi di suo padre, mentre la sera lavora come ballerina di pole dance, una delle sue più grandi passioni. Ovviamente non approvata dal padre, che fa di tutto per metterl...