Capitolo 3 - Victoria

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Ore 8.
In casa Sanders il gallo canta, si sentono cinguettare gli uccellini e la sveglia strimpella.
Il solito tran tran.
Mi alzo dal letto carica. Ieri non avevo il turno al locale, così ho potuto farmi dieci ore di sonno filate
Mi guardo allo specchio e mi sciolgo le cinque trecce che ho fatto ieri prima di mettermi a letto, nel tentativo di ottenere morbide onde.
Faccio una doccia veloce, metto velocemente un paio di leggins neri, una camicia di jeans oversize e le mie amatissime All Stars.
Comodità per prima cosa.
Mi trucco con un filo di fard e mascara, aggiusto i capelli e mi do un'occhiata finale:mi dispiace, mio caro Grinch, ma stamattina vinco io.
Afferro una grande borsa in pelle nera e ci infilo i libri per la giornata universitaria.
Stamattina è una bellissima giornata di sole, e la temperatura è così mite che abbasserei volentieri la cappotta alla mia auto.
Peccato che il mio piccolo Maggiolino del 2001 ne sia sprovvisto.
Giro un paio di volte la chiave nel quadro, sperando che la mia bellissima auto non mi dia un due di picche anche stamattina.
Ogni tanto mi lascia a piedi, costringendomi a infilarmi in un fetido autobus, ma stamattina sono fortunata.
Va in moto!
Con un sospiro di sollievo, inforco i miei grandi occhiali da sole vintage, metto "Maps" dei Maroon 5 e parto alla volta della NYU.
Dopo quindici minuti parcheggio nei pressi del Washington Square campus, e mi ritrovo già con un caffè in mano che mi dà la mia compagna di corso Elizabeth.
–Buongiorno Miss Sanders! Stamattina splendi!– dice on un grande sorriso.
Elizabeth non è molto alta ma resta comunque una bellissima ragazza dagli occhi e i capelli corvini. Non siamo legatissime al di fuori del campus, ma è lo stesso un'ottima compagnia.
–Anche tu Beth–, le sorrido di rimando, e sorseggio quel caffè terribile.
Dio, ha avuto un pensiero gentilissimo, ma deve assolutamente cambiare Starbucks.

Il venerdì è duro.
Dopo due difficilissime ore di fisica, e due altrettanto difficili di chimica organica,durante le quali ho sudato per tenere gli occhi aperti, la mia giornata universitaria termina.
–Che fai Sanders, resti qui?–, mi arriva da non molto lontano, la voce di Erik, un altro compagno di corso,molto simpatico, che mi chiede spesso e volentieri di uscire.
–Oppure posso portarti a mangiare qualcosa?–, ammicca.
–Ti ringrazio, Erik, ma aspetto una mia amica per mangiare–. Lui sembra un po'' deluso, così gli schiocco un bacio sulla guancia, non perché voglia incoraggiarlo, ma solo perché nel nostro gruppetto universitario così facciamo.
Saluto con la mano, e mi avvio al parcheggio.
Tiro fuori il cellulare, che squilla nella borsa.
–Pronto?–
–Dove sei?–
–Ciao anche a te, Mel. Quasi alla macchina.–
–Ok.–, e butta giù.
Evidentemente già mi vede.
–Ciao Vic–, mi bacia.
–Allora, Mc Donald's?–.
Annuisco, sorridente.
Mel è l'unica persona che mangia come un animale come me,e non mi fa mai sentire in imbarazzo per via del fatto che spazzolo via un Big Mac in meno di tre minuti, tanto lei lo finisce anche prima.
Fortuna che non ci finiscono tutti sui fianchi!

–Allora, com'è andata la giornata al lavoro?– esordisco.
–Niente di nuovo, e tu? Hai incontrato il principe azzurro?E l'incazzatissimo Damon?–.
Rido di gusto. Neanche a mia madre preme tanto che mi fidanzi.
–Mi dispiace, ma sono una femminista convinta, non parlo con gli uomini che si credono meglio di me senza nemmeno conoscermi. In più, sono indipendente. Cosa me ne faccio del principe azzurro?–
Sorrido a Mel, mentre ci mettiamo sedute al primo tavolo libero.
Scarto il mio cheeseburger, consapevole che le mie iridi hanno preso le forme di un cuoricino solo a sentire l'odore del grasso.
Mel mi parla della sua giornata, e mi fa ridere a volte, ma a un certo punto, non riesco più a seguirla.
Sento come se mi stessero fissando, mi giro un po' intorno, e vedo, due tavoli più in là, dei ragazzi con la felpa dei Violets.
Mah,quei giocatori fanno un gran baccano anche mentre mangiano.
Tra loro ce n'è uno che mi fissa, oddio, che dico, sarà un caso.
No, no, è così. Mi sta guardando ed è bellissimo. Ho la strana impressione di averlo già visto.
Avrà qualche anno più di me, forse è già laureato.
– ...allora ho alzato la cornetta e l'ho mandato chiaramente a quel paese!–
Non ho la più pallida idea di cosa mi stia raccontando Mel, per cui mi limito a sorriderle.
Mi volto ancora, sentendo degli occhi puntati su di me, e ne incontro un paio blu da togliere il fiato. Come il padrone, d'altronde.
Distolgo subito lo sguardo e tento di concentrarmi di nuovo su Mel.
Niente, mi rivolgo di nuovo verso quel tavolo, e Occhi Blu mi guarda ancora.
Addento il mio panino.
–Vic, mi ascolti?–
Le sorrido come per scusarmi, ma si vede che la squadra non ha attirato la sua attenzione.
–Probabilmente il tuo professorino di matematica è seduto a quel tavolo.– fa Mel.
Sgrano gli occhi, mi ha beccata a sbirciare sicuramente.
–Credi che debba fare qualcosa per la mia coda di paglia? O davvero c'è quel tipo dagli occhioni blu che mi fissa?–
Mel mi guarda e ride di gusto.
–Chi, quello che si sta avvicinando?Complimenti Victoria, la tua codina di paglia ha intercettato il professore!–
A quelle parole, quasi mi strozzo con le patatine.
Si avvicina? Oddio, non alzo lo sguardo manco morta.
Mi concentro sulle patatine quasi a volerne contare i granelli di sale con cui le ho condite. Mel ride ancora più forte.
–Smetti di mettere le dita nei capelli, cos'è? Sei nervosa? Una femminista che si lascia impietosire da un bel viso maschile?– mi canzona.
Sono sul punto di cedere e darle un bel pugno su quei denti bianchissimi, quando la stessa voce calda, ma stavolta soffice, che ho già sentito, mi distrae.
–Miss Sanders?–
Miss Sanders? Ma che ho, duecento anni? Che formalità, non può essere lo stesso stronzo con cui ho parlato ieri.
–Qualcuno ha fatto i compiti e ti ha cercata sui social ieri.–, bisbiglia Mel.
Quali social, visto che io non ne sono iscritta? Come fa a sapere che sono io Victoria??
Probabilmente Mel mi prende in giro, non è possibile che sia lui il professore.
Quando mi accorgo che sono rimasta a fissare Occhi Blu senza proferire parola, mi riscuoto dall'incanto e rispondo piccata:
–In persona.–
Occhi Blu accenna a un sorriso condiscendente e mi porge la mano. Dev'essere lui, se ha colto l'ironia nella mia risposta.
–Damon Butler, molto piacere. Ti dispiace se mi siedo qui?–.
Oddio, è lui. Ed è bellissimo. Troppo. Non riusciro a concentrarmi nemmeno sforzandomi.
Sono tentata di dirgli che si, mi dispiace, solo per essere sgarbata come lui ieri, ma alla fine le mie buone maniere hanno la meglio.
Faccio cenno di accomodarsi e gli stringo la mano. A quel contatto mi sento formicolare le dita.
–Scusa per la telefonata di ieri–, dice togliendosi la felpa della squadra e rimane a mezze maniche, mettendo in mostra i muscoli di cui parlava Mel ieri.
Devo essere arrossita e sembrare nervosissima, perché sento Mel ridacchiare piano.
–Niente.–, rispondo semplicemente.
La mia voce non è più piccata come prima, anzi mi esce stridula, come se avessi due chili di ghiaia ficcati in gola.
–Lei è Melissa, la mia amica–, faccio indicandola, e sperando che dica qualcosa per darmi il tempo di riprendermi.
Ma la stronza gli sorride soltanto. Ha capito che mi sento a disagio, e non vuole assolutamente aiutarmi.
Dopo la massacrerò.
Damon si schiarisce la voce.
–Posso chiamarti Victoria?–
–Certo, Mr Butler.–.Rispondo nuovamente piccata.
Dio, chiamami come ti pare, ma non Miss Sanders.
Lui ridacchia, e ciò mi innervosisce.
–Allora, hai problemi con la matematica?–
Annuisco senza guardarlo, non ho voglia di inghiottire altra ghiaia.
–Beh, posso darti senz'altro un aiuto. Oggi ti trattieni?–
Oggi mi trattengo? Oh, non ho niente da fare, ma non ho intenzione di restare con quest'idiota.
Mi soffermo un po' sul suo viso.
Mascella squadrata coperta da una lieve barba, labbra piene e rosse.
Capelli corvini e occhi color dell'oceano.
Cristo,ho appena pensato ""occhi color dell'oceano""?!
–Allora?– ripete.
Bene, devo sembrargli una perfetta idiota con qualche problema a livello comunicativo.
–No, mi dispiace, oggi non è possibile. Dimmi tu quando va bene. Ho l'esame tra più o meno un mese, il dieci di giugno. Non è che non so fare proprio nulla, ma ci sono delle cose del programma a me incomprensibili.– .
Wow, quante parole. Batto il cinque con me stessa per aver mantenuto calma.
Lui mi guarda serio.
–Con tabelline e divisioni come stai messa?–
Sgrano gli occhi. Che stronzo! Ma con chi crede di parlare?
Mel ride di fronte alla mia espressione.
Voglio dargli una risposta altrettanto stronza, ma non mi viene niente.
Così allungo il collo verso di lui, in modo da trovarmelo faccia a faccia, occhi verdi nei bellissimi occhi blu di lui.
Ma cosa cazzo sto pensando?
Sfoggio un ampio sorriso, e dico: –Fottiti.–.
Damon ridacchia di nuovo.
–Wow, che caratterino! Stavo solo scherzando.–
–Io no.–, ammicco.
Perché diavolo ho ammiccato?
–Bambola, non ti si addice questo linguaggio, sembravi una signora.–
Divento rossa di rabbia, credo. Il filtro bocca-cervello ormai è sicuramente guasto, perché rispondo di nuovo con un sonoro "fottiti".
Al ché lui ride di gusto, sfoggiando una dentatura perfetta, stile pubblicità Mentadent.
Mi odio, perché ho quei pensieri stupidi?
–Allora, Vic, uhm... posso chiamarti anche così?–
Lo fa apposta! Vuole innervosirmi!
–Veramente solo gli amici mi chiamano Vic.–
–Allora diventiamo amici.–
–Ne dubito.–, e stavolta sono io a ridere di gusto.
–Ok, un punto per te, bambola.–
–Veramente due, perché non puoi chiamarmi nemmeno ""bambola"".–, mimo le virgolette, e lui mi sorride caldamente.
Si sta prendendo gioco di me, questo bastardo.
–Allora, Mr Butler, a quando l'idillio di questa nostra collaborazione?–
Lui mi fissa sorridendo, prima di rispondermi con un tono troppo carezzevole.
– Ci incontriamo lunedì alle 15 nell'aula tre al primo piano.–
Mi sorride nuovamente, mi guarda con occhi che sembrano spogliarmi, poi, finalmente si alza dalla sedia.
Fa per andarsene, poi gira sui tacchi e si accovaccia accanto alla mia sedia.
La sua bocca vicino al mio orecchio.
Adesso mi formicola anche quello.
–Non farmi aspettare ancora, odio attendere, Vic .–
Mi bacia sulla guancia ed esce senza voltarsi.
Perché diavolo mi ha baciata? Perché diavolo dovrei farlo aspettare ancora? E perché diavolo continuo a dire "perché diavolo"?
Rimango interdetta con la mano, l'orecchio e la guancia che prudono, fino a che Mel non ride così forte da far girare mezzo locale.
–Dio, sei spassosissima! Perché ti sei innervosita tanto, bambola ?–
E ride ancora di più.
–Perché è uno stupido pallone gonfiato !–
–Mi fai morire dalle risate! Santa Victoria è stata turbata da un ragazzo !–
Mi schernisce ancora.
–Non mi turba, idiota. Mi innervosisce perché mi prende per il culo !–
–Oh, ti piacerebbe !–
Sgrano gli occhi.
–Ma che cavolo ... ?–
Mel ride ancora più forte, se possibile.
–Su santarellina, alzati e andiamo. Guarda, Romeo ha dimenticato la felpa! Dovrai restituirgliela !–
La prendo con uno scatto stizzoso, e mi alzo raccogliendo la mia roba. Perché la diverto tanto?
È bello, Occhi Blu, non lo metto in dubbio, ma non mi turba la sua bellezza.
E poi non mi piacciono i giocatori di football pieni di sé, avrà milioni di donne intorno, e la testa tra le gambe. Non è proprio il tipo che fa per me. Quindi inutile lasciarsi condizionare.
Mi farò dare quelle maledettissime ripetizioni di matematica, proprio perché ne ho bisogno, e poi chi si è visto si è visto.  

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