Prologo

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Di nuovo lei. Non capisco come faccia ad essere negli stessi posti in cui sono io, allo stesso momento.

Mi viene in mente la visita che feci con mia nonna intorno ai diciassette o diciotto anni, al Cimitero delle Fontanelle.

In quel posto al quanto macabro, vi sono i resti di circa 40.000 corpi sfiancati dalle epidemie di peste e colera che ci fu nel napoletano secoli addietro. In pratica, oggi è quasi un museo, dove ovunque posi lo sguardo, ci sono ossa e teschi che ti guardano.

Non sono mai stato un fifone, ma quel posto mette i brividi.

Mia nonna disse che se avessi notato un teschio in particolare, avrei avuto una sorta di suggestione così forte, per cui, anche girando nei più di 3000 m2 del cimitero sotterraneo, alla fine avrei riconosciuto quella testa in particolare, tra le altre migliaia addossate fra loro.

Il teschio che a parer mio più mi impressionò, alla fine non lo rividi più.

Lo so che è uno strano pensiero da fare, però mi è capitato la stessa cosa, invece, con quella ragazza.

In questo momento, seduto al bancone di un bar cubano in cui non ero mai stato, con accanto un'ochetta che, chissà per quale motivo, ho invitato ad uscire, non riesco a distogliere lo sguardo da quella ragazzina prominente che balla in pista con la sua amica.

Stamattina l'ho incrociata nel corridoio dell'università dove svolgo un tirocinio, intenta a leggere un libro camminando.

E ieri? Ieri era sotto la fermata dell'autobus quando io mi sono fermato ad un semaforo rosso con la mia moto.

Insomma, è diventata quasi un ossessione.

Sono un uomo di ventisei anni, abbastanza navigato in materia di donne, pur non avendone avute migliaia. Non nego di essere attraente, anzi, solitamente faccio colpo abbastanza in fretta con le donne, ma ancora non sono riuscito ad avvicinarmi a lei.

È sicuramente più giovane di me, glielo leggo su quel viso pulito, dalla pelle candida e perfetta. Ha la spensieratezza insita in quel paio di occhi verdi dal taglio orientaleggiante. Sembra, anzi, è diversa dalla donna di nome Sissi, che mi fa da accompagnatrice. Questa non la smette di parlare, nell'ansia di fare colpo su di me. Ha degli atteggiamenti un po' da poco di buono, se lo posso dire. Ha le gambe lunghe e scoperte dall'abitino rosso, i seni strizzati in qualche specie di Wonderbra che non li contiene a sufficienza, ed un trucco pesante che accentua le labbra piene.

È bella e sexy, non nascondo che sia questo ciò che mi ha spinto ad invitarla per un drink, ma va bene per stanotte.

Quella ragazzina invece no. Non andrebbe bene per una notte sola. È sexy, seppur molto più vestita della mia vicina di sgabello, nonostante non cerchi di attirare l'attenzione di nessuno. Rifiuta con un sorriso cordiale gli inviti a ballare degli uomini che le ronzano irrimediabilmente attorno, e non guarda nessuno con il desiderio negli occhi, al contrario della mia accompagnatrice.

Non guarda neanche me, per l'appunto.

Anzi, per essere preciso, non mi ha mai guardato nonostante le sia passato accanto miliardi di volte nelle ultime due settimane. L'ho sfiorata, fissata a lungo nella speranza che mi guardasse, ma niente.

L'unico scambio che abbiamo avuto è stato appunto due settimane fa, quando le ho tagliato la strada con la moto. Solitamente non sono un cattivo guidatore, o almeno non intralcio il traffico, ma quella volta andavo veramente di fretta e ho attraversato l'incrocio con il semaforo rosso.

Quella bambolina ha inchiodato a trenta centimetri da me, e senza perdersi d'animo, ha abbassato il finestrino e mi ha mostrato il dito medio.

Io sono rimasto lì in mezzo come uno stoccafisso, con il casco integrale ben piantato sul capo, così lei non ha visto il mio sguardo fisso nei suoi occhi penetranti e bellissimi.

Quando ha rialzato il finestrino, ha dovuto bussare il clacson per farmi spostare dalla carreggiata e passare.

Quando poi stava per sorpassarmi, si è fermata, ha abbassato il finestrino e mi ha detto: "Tutto bene? Scusami, non volevo essere sgarbata, ma mi hai spaventata."

Era la voce più melodiosa che avessi mai sentito, il canto della sirena. Dovevo schiodarmi da li, così le ho fatto un cenno col capo, e sono ripartito sgasando.

Lo so che sembro patetico, ma ho una sorta di timore nei confronti di quella ragazza. Voglio averla. Ma non è il tipo da una notte e via, lo so. E so anche che io non voglio ancora una nuova storia. Quella strega della mia ex mi gira ancora attorno come un avvoltoio.

Scambio qualche convenevole con Sissi, che sorseggia ancora il suo mojito, quando mi accorgo che la canzone è finita, e la ragazza con la sua amica si sono avvicinate al bancone, non troppo lontane da me. La mia sirena ha la pelle sudata ed i capelli castano miele attaccati al collo, ma è più bella che mai.

Ascolto la sua risata, e la conversazione con la sua amica di cui ho appena saputo il nome, Melissa.

Resto così per cinque minuti buoni, annuendo bonariamente a Sissi e ascoltando con un orecchio la dolce ragazza.

Ad un certo punto, ordina da bere, un rum e cola. La ascolto ridere con la barista in stato avanzato di gravidanza, che ad un certo punto dice: -Victoria Sanders! Che tu sia dannata!-, e continua a ridere a crepapelle, ignara della preziosa informazione che mi ha dato.

Devo distogliere lo sguardo, quando quella bocca bellissima che vorrei sulla mia, si avvicina alla cannuccia per sorseggiare il drink.

Io sono sempre qui, con questa stupidina di cui non mi interessa neppure avere un mènage, che la guardo e la riguardo, ma come al solito, non si accorge di me.

Ma io aspetterò fino al momento in cui i suoi occhi si poseranno su di me.


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