Stasera Lillian, la mia collega, si è data malata, ed il mio lavoro è raddoppiato.
Gary, l'ultimo assunto, ha coperto il turno a pranzo, quindi sono sola a servire.
Poco male, però.
Passo da un ordine all'altro velocemente, senza neppure il tempo di riprendere fiato.
Il nostro chef è chiuso in cucina, ed il mio capo si occupa del bancone.
Il mio cervello resta concentrato a ripetere la composizione dei drink che mi richiedono, nel caso Santiago mi chieda di prepararli al posto suo.
Eh niente, sono più brava a berli che a prepararli, i cocktail.
Sono circa le dieci, quando la folla si dissipa, e approfitto per sedermi un po' dietro il bancone.
-Bambina, sei una forza, se non fosse stato per te ed il tuo sprint, non so come avrei fatto stasera!-, mi intima Santiago, con il suo accento spagnoleggiante.
- Eh si, Santi, stasera mi devi almeno un passaggio a casa!-, rispondo con un sorriso al mio capo.
-Tutto quello che vuoi, bambina!-, dice, con un sorriso stampato sul viso dolce.
Il mio capo è una persona squisita. È un grosso e dolce omaccione latino.
La vita gli ha strappato troppo presto sua moglie Consuelo dalle braccia, ma ama per due la sua cara figlia Carmen, studentessa all'università di Seattle.
Santiago ama il suo lavoro, la sua città, ma soprattutto, la sua cultura, e afferma che è suo compito trasmettere a noi dipendenti l'amore per questo posto.
I turni sono duri dato che il locale va a gonfie vele, ma le paghe, contando le mance, sono alquanto soddisfacenti.
Ci lascia prendere i nostri sette giorni di festa l'anno (al di fuori delle feste comandate), quando vogliamo, ed è anche per questo che a volte ci ritroviamo in situazioni come quella di stasera.
Comunque tutti lo adoriamo qui.
Noi ragazze, specialmente, lo vediamo come un papà spagnolo adottivo.
Tutte le sere, alla fine dei turni, si preoccupa di accompagnarci all'auto, e spesso e volentieri, se siamo a piedi, ci riaccompagna a casa.
Manca ancora mezz'ora alla fine del mio turno, e siccome sono senza far nulla, mando un SMS veloce a Mel e la invito a venire a casa mia alla fine del turno.
Quando poso il cellulare, i ricordi del pomeriggio appena trascorso mi investono, e non posso fare altro che riflettere sull'uscita poco carina che ho avuto oggi con Damon.
Davvero non so cosa mi sia preso, ma ormai il danno è fatto. Devo assolutamente scusarmi con lui, in fondo si è solo preoccupato per la mia incolumità.
Mi sto mentalmente punendo a sprangate sui denti, quando una voce melodiosa e familiare richiama la mia attenzione.
-Signorina, mi scusi, è possibile una Lemon Soda?-
Alzo gli occhi di scatto, e incontro quelli azzurri e limpidi di Damon, che mi sorridono caldamente.
Ecco, volevo scusarmi, ma...tipo... domani... adesso sono alquanto... presa alla sprovvista, insomma.
Certo di respirare normalmente affinchè il mio viso perda la sfumatura rossastra dovuta all'imbarazzo e, recuperata la mia corazza, mi appoggio con le mani al bancone.
Mi vesto del mio miglior sorriso sarcastico e dico:
-Mi dispiace, ma in questo bar usiamo la Lemon Soda solo per guarnire i Gin/Lemon.-
Damon mi restituisce il sorriso e, guardandomi fisso negli occhi mi risponde:
-Davvero? Il fatto è che stasera devo riaccompagnare una bella ragazza a casa...e non mi metto alla guida dopo aver bevuto, sai?-
Il mio cuore fa una capriola. Allora non se l'è presa. Thank U Lord!!!!!!!!
-Allora se è così...-, dico, mentre appoggio un bicchiere su un fazzoletto rosso, e lo riempio di limonata.
-Ecco a te la Lemon, Dio non voglia che la poveretta debba tornare con un pazzo ubriaco alla guida. Normalmente non sei un asso, figuriamoci da brillo.-
Damon afferra il bicchiere, e beve un lungo sorso del suo drink.
Non posso far a meno di soffermarmi sulle sue labbra intorno al bicchiere, sul suo pomo d'Adamo che sale e scende in gola mentre sorseggia...
-Sai-, mi dice dopo aver ammiccato,- è tutta una tattica. Più guido veloce, più la donzella si stringe a me...-
Perdo letteralmente la lingua, e non so cosa rispondere, così mi limito ad una linguaccia.
-Allora, sono le undici e cinque, hai finito?-
Do una rapida scorsa all'orologio a forma di bottiglia di Patròn attaccato al muro e, mentre esco dal bacone, mi tolgo il grembiule dalla vita.
-Ehm, si...ho finito. Voglio ringraziarti e...scusarmi per prima. Questa limonata la offre la casa-, gli dico, sperando di comprarmi la sua clemenza con una Lemon Soda.
Quanto sono ridicola?
Ma per fortuna lui mi sorride e mi afferra la mano.
Le sue dita fredde, probabilmente per via della moto, sembrano marchiarmi a fuoco.
Si porta il dorso della mia mano alle labbra, e lo bacia.
Devo richiamare a me tutte le mie forze affinchè non cada da quelle due gelatine che sono le mie gambe in questo momento.
-Non preoccuparti, ci vuole ben altro per offendermi.-, afferma, sorridendomi seducente.
Mi sento rossa fino alla punta delle orecchie per quel gesto e quel sorriso, specialmente quando mi accorgo che Santiago ha assistito a tutta la scenetta.
Il mio capo si schiarisce la voce e mi dice:
-Allora, bambina, non hai più bisogno di un passaggio?-
Faccio no con la testa e divento ancora più rossa, se possibile.
Damon si lascia scappare una risatina, mentre mi passa il casco.
Afferro la borsa e la felpa che mi sta porgendo Santiago, lo saluto e usciamo dal locale.La serata è mite, quindi in moto non sento troppo freddo con indosso solo a felpa leggera dei Violets.
Damon sembra non aver fatto caso al fatto che indosso qualcosa di sua proprietà...mah.
Mi sento un po' impacciata mentre mi tengo al serbatoio della Kawasaki, il mio petto contro la sua schiena.
Lui mi sembra rilassatissimo, ogni tanto poggia la mano sulla mia coscia, facendomi sussultare.
Il viaggio fino a casa mia è breve, forse troppo, e durante il tragitto nessuno dei due proferisce parola.
Appena Damon accosta sotto il mio palazzo, scendo di fretta dalla moto, nemmeno mi stessero morsicando le chiappe.
-Ehm...ti ringrazio molto, sei stato gentilissimo con me oggi...-, dico, imbarazzata.
Lui mi sorride, e mi tira a sé, esattamente come oggi pomeriggio.
-Non ringraziarmi. Sono stato benissimo con te.-, mi dice con uno sguardo serio.
Mi sento inerme e felicissima a quelle parole, tanto che non riesco a fare altro che sorridergli come una decerebrata.
Che è esattamente quello che gli devo sembrare.
Sono di nuovo fianco a fianco con lui, il cuore mi batte all'impazzata ed ho il suo profumo bellissimo nelle narici.
Mi accingo a fare una cosa che non farei mai e poi mai in vita mia, ma è un impulso incontrollabile quello che mi smuove.
Voglio sentire la sua pelle sotto le mie labbra, così mi sporgo e gli bacio la guancia.
Per un momento vorrei sciogliermi lì e scomparire per il gesto affrettato che ho compiuto.
Ma la sensazione della sua guancia morbida e, allo stesso tempo, ispida per via della barba di un giorno, a contatto con le mie labbra, mi da una scarica elettrica così forte, che non posso pensare ad altro, se non a quel contatto.
Quando allontano il viso dal suo abbasso gli occhi, e l'imbarazzo mi logora.
Sento Damon sospirare e lasciare andare la presa sulla mia vita.
Mi poggia la mano sotto al mento, costringendomi ad incrociare il suo sguardo.
La sua bocca è una linea dritta, ma i suoi occhi mi sembrano caldi come il fuoco mentre mi guarda.
-Buonanotte, bambola.-, si limita a dire, allegando un finto sorriso di circostanza.
Mi sento ancora più stupida per il mio gesto, mentre gli faccio un cenno con il capo, e scappo verso il portone.Una volta al sicuro tra le mura di casa mia, quasi mi viene da ridere.
Insomma, che mi aspettavo in risposta ad un innocentissimo bacetto sulla guancia? Un brillante ed una proposta?
Infondo non ci conosciamo.
Ma sono sicura che anche lui percepisca la stessa elettricità che sento io quando i nostri corpi sono vicini.
E allora perché mi sembrava così...indifferente?
Le cose sono due.
O sono una pazza visionaria che si è immaginata tutto, battutine e mano sulla coscia compresa, oppure ha voluto essere un gentiluomo e non farmi credere che ci possa essere qualcosa tra noi che, evidentemente, lui non vuole.
Il campanello mi desta dai miei strani pensieri. Ecco Mel. Magari lei riuscirà a darmi una risposta.
Scendo dal divano e mi fiondo alla porta mentre ribussa.
-Un momento!-
Ma quando apro la porta, i miei occhi incontrano un paio di pettorali un po' troppo ampi e scolpiti per appartenere alla mia amica.
Damon chiude un attimo gli occhi e sospira, poi fissa quei penetrati occhi blu nei miei. Il mio cuore manca di un battito e le mie corde vocali devono essersi annodate, perché non riesco ad emettere un fiato.
Lui poggia delicatamente le mani sulle mie spalle, e avvicina la bocca al mio orecchio, facendomi rabbrividire.
-Hai qualcosa che mi appartiene.-, dice con la sua voce bassa e gutturale che mi fa pizzicare la nuca.
Afferra la felpa e lentamente la fa scivolare sulle spalle e, mentre il mio cuore batte fortissimo, chiudo gli occhi.
Le sue mani mi scorrono lentamente sulle braccia lasciando scie di fuoco sulla mia pelle, e avverto il suo respiro sul mio collo, dove vi posa le labbra.
Sento che le gambe mi cedono a quel contatto, lui lascia cadere la felpa per terra, prendendomi tra le sue braccia forti.
Il cuore si blocca, il respiro anche, apro gli occhi e incontro i suoi colore dell'oceano.
I nostri visi sono così vicini che i nasi si sfiorano, mentre lui con una mano mi accarezza la schiena.
Così, lentamente, posa le labbra sulle mie.
Rimaniamo con le labbra incollate per un momento, occhi negli occhi, mi posa una mano sulla nuca premendo più forte le nostre bocche, accarezzandomi con la lingua.
Il cuore riprende a battere ad un ritmo forsennato, il mio corpo stretto a lui, e sento che anche il suo galoppa, mentre rispondo a quel bacio lento e allo stesso tempo vorace ed affamato.
Mi morde piano il labbro inferiore e poi lo lecca, strappandomi un gemito.
Il sangue ruggisce nelle mie orecchie mentre la sua lingua accarezza nuovamente la mia prima di staccarsi.
Ci guardiamo per un momento, poi lentamente lui scioglie la morsa con cui mi teneva stretta, si china a raccogliere la felpa, e mi lascia così, sull'uscio, con le gambe molli ed il cuore impazzito.
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Falling
RomanceMel e Vic credono nell'amicizia più di tutto. Si frequentano da anni e anni, ed ora che sono donne, cercano di trovare il loro posto nel mondo a New York. Una, laureanda in biologia e l'altra, segretaria, sono le donne più tenaci e disincantate che...