Capitolo 25 - Victoria

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Le quattro ore di lezione volano via, e a mezzogiorno mi ritrovo a correre giù per le scale.
Mi fermo di botto quando vedo Damon fuori dall'atrio.
-Eccoti.-
-Eccomi.-, dico prima di buttargli le braccia al collo e baciarlo per un momento.
Appena mi stacco da lui, Damon sospira e poi dice:
-Che mi hai fatto? Appena vai via mi manchi.-
Un sorriso di gioia accende il mio volto, adoro la sua sincerità senza riserve.
-Quello che hai fatto tu a me, perché provo le stesse cose.-
È quasi come in un film, ci guardiamo negli occhi come due innamorati pazzi e...il momento di affetto viene interrotto dalla voce di Beth.
-Ehi Vic! Mel mi ha appena chiamata per...-
Non le lascio finire la frase, e la trascino un po' più distante da Damon.
-Che ti prende?!-, mi domanda la mia amica piccoletta.
-Ehm, niente. Stavi per parlare del concerto ed è una sorpresa che voglio fare a Damon, tutto qui.-
-Ah, ok. Comunque volevo dirti che Erik ed io ci siamo. A proposito, hai notato quanto è strano Erik ultimamente? Stamattina si è presentato con un occhio livido.-
Sospiro.
-Si, l'ho notato. Lo sto facendo arrabbiare.-
-Davvero?-, mi chiede Beth, ingenuamente.-Perché?-
- Per via di Damon, diciamo che sta tentando di sabotarmi.-
-Ah, ma dai! Adesso che ti sei fidanzata si fa avanti così? Quindi l'occhio nero è opera di Damon?-
-Eh già.-, rispondo secca. Mi ricordo del mio uomo che ho piantato in asso qualche minuto fa, e mi congedo.
-Dai, Beth, non pensarci. Io devo andare, sono contenta che alla fine puoi venire al concerto.-
-Anche a me!-, mi dà un bacio sulla guancia e fila via.
Damon in un attimo è vicino a me.
-Cosa stavate confabulando?-
-Nulla che ti riguarda.-, dico, facendo l'occhiolino.
-Mmm, ok. Cos'hai da fare oggi?-
-Un bel niente, prof. A proposito, posso sapere che voto mi hai messo?-
-Si, però incamminiamoci. Voglio portarti in un posto. Fa caldo oggi, vero?-
-Uhm uhm, si, molto. Dove mi porti?-
La curiosità ha la meglio, ma Damon non ha alcuna intenzione di proferire parola, lo so.
-Non te lo dico. Dai andiamo.-, dice, trascinandomi nel parcheggio.
Mi lascio tirare per un braccio fino alla macchina.
-Ehi, perché sei in macchina??-
-Perché è più comoda della moto. Non sei abituata a viaggiarci.-
-Viaggiarci? Ma dove siamo diretti? Quando torniamo?-, dico tutto insieme. Le sorprese mi eccitano troppo. In questo momento sono una bambina che vuole sapere cosa le ha portato Babbo Natale.
-Calma, calma! Ti riporto a casa in serata. Sali.-
Il sorriso sulla faccia di Damon è così bello che fa sorridere anche me. Salgo in auto e metto la cintura, come fa lui.
-Allora, ci andiamo a rilassare un po'?-
-Ok.Dove si va?-
-Sei un osso duro, eh? Non te lo dico. Che ore sono?-
-Mezzogiorno e venti.-
-Bene, per l'una dovremmo essere arrivati.-
-Almeno mi dici che voto mi hai messo?-
-Ti ho messo una B+. Hai fatto due errori stupidissimi, Vic. Sicuramente di distrazione. Come se ti avessi fatto tutto il compito e alla fine avessi sbagliato la domanda "Ho 3 mele e ne mangio tre, quante me ne restano?"-
Mi scappa una risata.
-Sono contenta, comunque. Di solito mi bocciano!-
-Dai, piccola. Devi solo impegnarti un altro po' e potrai avere il massimo dei voti.-
Annuisco e Damon esce dal parcheggio immettendosi nel traffico dell'ora di punta. Fa molto caldo, e c'è un sole stupendo. Inforco gli occhiali e metto su il cd dei Maroon 5. Ovviamente.
Le note di "Maps" riempiono l'abitacolo, e Damon canticchia sottovoce.
-Allora ti piacciono?-
-Si, devo dire la verità. Non li ascoltavo, ma mi hai fatto fare una bella scoperta.-
Mi scappa un sorriso. Dai, magari il regalo gli piacerà. E ho già pensato ad un altro regalo da fargli. Devo fare centro.
Damon allunga una mano ed estrae un paio di RayBan modello Aviator, con la lente a goccia scura. Osservo il suo profilo perfetto, occhi concentrati sulla strada e labbra che si muovono a ritmo con le parole. Ovunque siamo diretti, so già che mi piacerà da impazzire.

-Siamo a Coney Island!-, esclamo con un entusiasmo tutto nuovo.
Il mio bellissimo Damon sorride annuendo.
-Esatto. Siamo proprio qui. Ho pensato di fare un bagnetto al mare, con questo caldo! Che ne pensi?-
-Che non ho un costume!-
-Ci ho pensato io. Sono tornato a casa, ho preso qualche asciugamano, crema solare e poi sono andato a comprati un costume. Non puoi immaginare il mio imbarazzo. La commessa, giustamente, voleva sapere la tua taglia, e ho dovuto seguire il mio sesto senso. Spero che ti vada bene!-
Ci fermiamo in un parcheggio, e appena Damon spegne l'auto, gli butto le braccia al collo.
-Ehi! Che entusiasmo! Non ci sei mai stata qui?-
-Damon, non m'importa un fico secco di dove siamo. Sei fantastico.-
-Tu lo sei. Riesci a tirare fuori il meglio, anche in uno come me.-
Non voglio far caso alla sua allusione, non ho tempo di pensare a cosa abbia voluto dire.
Ho deciso, carpe diem. Siamo qui, e non voglio fare altro che pensare a divertirmi e a godermi il mio uomo.
Usciamo dalla frescura dell'auto, e il caldo ci investe. Non vedo l'ora di fare un bagno. Damon intanto prende una borsa da palestra blu dal bagagliaio, e ci incamminiamo sulla Broadwalk.
-Ti piace? Qui prima non era così, la zona è stata rinnovata e rivalutata da poco. A me comunque piace molto, amo il mare e spesso venivo qui anche da solo per fare qualche bracciata.-
-È molto bello, hai avuto una splendida idea.-
-È stato grazie a te, ho pensato ad un modo per rivederti quasi nuda!-, dice ammiccando, ed io gli do un pizzicotto sulla pancia.
-Sei proprio un idiota!-
E ridacchiamo.
Ah, mi sento spensierata. Come se Erik, Marianne, l'università e tutti i miei pensieri siano svaniti. Ci siamo solo lui ed io, e non vorrei essere in nessun altro posto che sotto al suo braccio.
Camminiamo sul lungomare, guardando i pochi bagnanti del lunedì stesi al sole, luccicanti di creme ed oli solari.

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